Miela Fagiolo D’Attilia
“L’attesa per la visita sta crescendo di giorno in giorno. Lo testimoniano le continue sollecitazioni da parte di istanze le più disparate e dalla serie di informazioni che riceviamo ogni giorno. Papa Francesco in Arena per la prima volta chiama a raccolta tutti i movimenti popolari in Italia e i singoli uomini di buona volontà”. Così mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, ci parla dell’atmosfera di attesa che si sta vivendo in città, aspettando il 18 maggio, quando Papa Francesco varcherà le mura dell’Arena. A monsignor Pompili chiediamo come è nata l’dea di invitare il Papa a Verona e di riprende l’esperienza delle Arene di Pace degli anni Ottanta e Novanta? “Erano stati i padri Comboniani, a suo tempo, ad avviarle insieme con i “Beati costruttori di pace” e i movimenti pacifisti, con la presenza tra gli altri di padre Balducci e di monsignor Tonino Bello. In questo particolare momento storico di una “terza guerra mondiale a pezzetti”, poter incontrare il testimone più credibile della pace insieme a tutti quelli che non credono alla guerra è sembrata un’occasione irripetibile”.
La città apre le porte a Francesco attraverso la sua istituzione forse più famosa al mondo: l’Arena di Verona, nel centesimo anniversario della sua fondazione. Ma oltre a questi momenti ce ne saranno altri più intimi, come l’incontro con i detenuti nel carcere di Montorio…quale sarà il momento più speciale della giornata scaligera?
Ogni momento dell’intensa giornata veronese di Papa Francesco sarà speciale. Dal suo arrivo quando incontrerà i bambini nel sagrato di San Zeno, e poi immediatamente dopo, nella basilica, saluterà le religiose, i religiosi e i sacerdoti. Arrivato in Arena Papa Francesco dialogherà con i movimenti popolari su come oggi promuovere una cultura di pace in ogni ambiente di vita. L’incontro con i detenuti in carcere è un appuntamento molto atteso. La visita si concluderà con l’Eucaristia celebrata allo stadio, dove sarà presente tutta la vasta comunità ecclesiale, proprio alla vigilia della Pentecoste.
Arena 2024 è un “grande regalo” di Papa Francesco alla città di Comboni. Cosa si sta organizzando per questo importante appuntamento. Quali fermenti e quali realtà si stanno mobilitando, oltre ovviamente alla diocesi? Con quali attese la città aspetta il Papa ?
Papa Francesco insiste nel ribadire che la pace si costruisce dentro gli ambienti e i processi feriali come l’ambiente e il lavoro, l’economia e la finanza, la democrazia e la difesa dei diritti, le migrazioni e il disarmo. Questi, peraltro, sono i tavoli di lavoro e gli ambiti operativi in cui tutti siamo chiamati, credenti e non credenti, istituzioni pubbliche e private, a tradurre creativamente in atto. Per ciascuno di questi cinque ambiti si stanno organizzando convegni, laboratori, occasioni di scambio di buone prassi. Sono coinvolte le scuole, l’università, la pastorale giovanile, il mondo politico, amministrativo, culturale e quello economico. L’intenzione è di non escludere nessuno, ma per avere maggiori informazioni si può consultare il sito dedicato.
Il 18 maggio prossimo è dedicato al tema della pace, mentre gli scenari geopolitici sono quantomai cupi e segnati dalla violenza: cosa dirà Verona al Papa e cosa il Papa dirà alla città per fare di questo incontro la tappa di partenza di un percorso per il raggiungimento della pace? All’epoca delle Arene di Pace dei tempi passati furono lanciate anche iniziative molto coraggiose….
Dai suoi messaggi si evince che la pace per Papa Francesco non è la quiete o la preservazione degli equilibri di sempre. La pace non è mai “vuota”, ma è un’avventura che dà pienezza alla nostra vita, rendendola bella e concreta. È entusiasmante e vitale. Contagiosa. La logica che guida questa fase di avvicinamento è quella che Papa Francesco chiama “l’etica della progettazione” in cui gruppi e persone con esperienze diverse, si confrontano e liberamente fanno rete. L’elemento caratteristico di questa Arena di Pace che porta il titolo del salmo 85: “Giustizia e pace si baceranno”, è l’incontro con i movimenti e le associazioni “popolari”. Un termine tipico dell’America Latina ma che abbiamo tradotto invitando tutti quei gruppi che concretamente e “dal basso”, in dialogo con tutti e quindi anche tra credenti e non, con la creatività e la genialità che nasce dalla cultura della pace, stanno portando avanti progetti e azioni al servizio concreto delle persone a partire dagli ultimi e in vista del bene comune. L’impressione è che a fronte di “scenari cupi” ci sia una quantità e qualità di bene nelle nostre città di cui abbiamo poca consapevolezza e che Papa Francesco vuole mettere in luce e dare evidenza. Sono più di 200 i gruppi e i movimenti che aderiranno all’invito: una sequenza impressionante.
Nella città di Comboni e di tante generazioni di missionari quali energie dobbiamo far riemergere per dare nuovo slancio alla missione? Verona è una diocesi molto viva con tanti fermenti, ma la situazione italiana è segnata dalla secolarizzazione e dal calo delle vocazioni; riuscirà Papa Francesco a dare una scossa per il risveglio dei valori cittadini più profondi, e delle esperienze di solidarietà che i missionari veneti hanno portato “fino agli estremi confini della terra”?
Il tema della missione è al centro del magistero di Papa Francesco. Il presupposto da cui il Papa parte è l’ostinata convinzione che nel cuore di ogni donna e di ogni uomo alberga il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare. La radice della fraternità è la paternità di Dio. Non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo. Anche di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza, al diffuso individualismo e consumismo che indeboliscono i legami sociali e aumentano la cultura dello scarto, l’annuncio della paternità di Dio di Papa Francesco è efficacemente generatore di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa.
Nella genesi di questa iniziativa hanno un ruolo importante riviste missionarie come Nigrizia, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Aggiornamenti sociali e il quotidiano Avvenire. Chiedono di fare di questa visita l’inizio di un processo aperto ai grandi movimenti popolari in Italia e alle realtà associative sui grandi temi come pace e disarmo, migrazioni e lavoro, democrazia e globalizzazione, ecc. pensi sarà possibile mantenere una periodicità degli incontri?
È desiderio di Papa Francesco che questa giornata non rimanga un episodio singolare e isolato ma diventi una scuola di vita con radici profonde. Se il significato della pace non è mai scontato o già dato, perché è da ripensare e sempre da ricomporre con il tema della giustizia, diventa urgente dare vita a centri di ricerca, di studio e di formazione sulla pace. Lo sforzo di comporre pace e giustizia deve dar sostanza alla capacità dell’umanità di agire insieme in solidarietà, nel riconoscimento della propria interconnessione e interdipendenza, avendo a cuore i membri più fragili e la salvaguardia del bene comune. Il nostro obiettivo a lungo termine è di dare continuità all’Arena di Pace insieme con le riviste missionarie come Nigrizia, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Aggiornamenti sociali, il quotidiano Avvenire, grazie alla Fondazione Toniolo che è il centro culturale e sociale della diocesi di Verona. Sulle modalità di questo centro della Pace che faccia di Verona delle capitali della pace stiamo lavorando ad una definizione del progetto che sarà il corollario operativo dell’incontro tra Francesco e Verona.
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