SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si sono svolti mercoledì 28 Febbraio, alle ore 10:30, presso la chiesa di San Filippo Neri in San Benedetto del Tronto, i funerali di Antonio Marchegiani, volto storico della Marineria Sambenedettese. Alla Messa, concelebrata da don Gianni Croci, parroco della parrocchia, e don Giuseppe Giudici, responsabile della Pastorale del Mare, hanno partecipato molti parenti ed amici di Antonio. Riportiamo di seguito il ricordo di alcuni suoi cari.
Queste le parole di Andrea Marchegiani, fratello di Antonio:
“Caro Antonio,
per raccontare la tua storia occorrerebbero intere pagine, perché hai vissuto la tua vita intensamente e pienamente, forse come nessuno di noi ha fatto. Hai iniziato a comandare i pescherecci molto presto, quando tu avevi vent’anni e io diciassette. In quegli anni io ero in Africa e tu qui nel Mediterraneo, quindi non ci vedevamo molto, perché i periodi di pesca erano differenti. Ho iniziato a vederti all’opera qualche anno dopo, dal 1992 in poi, quando insieme a nostro fratello Massimo, sulla nuova imbarcazione che avevamo preso a Civitavecchia, trascorremmo molti anni insieme, una decina circa. Eri un comandante come pochi, scaltro nel tuo lavoro, attento e pronto ad assumersi le responsabilità tue e dell’equipaggio. Eri alla mano con tutti, un gran compagnone, sempre gioioso.
Poi, da un certo momento in poi, abbiamo iniziato a fare scelte di vita diverse e questo spesso ci ha portato ad avere dei contrasti, ma tu hai sempre saputo farti voler bene. Anche quando la vita ci ha condotto a duri scontri, ci siamo sempre confrontati con sincerità e il legame tra noi fratelli è rimasto sempre saldo. Eri molto intelligente e questo mi faceva un po’ arrabbiare, perché non capivo certe tue decisioni, vista la tua grande capacità di ragionamento e la tua abitudine ad informarti, a leggere riviste e libri. Eri molto erudito e ancora ora ricordo molte chiacchierate che facevi con i tuoi amici. Ma eri una persona fuori dal comune e dicevi la tua liberamente. E quasi sempre, la tua opinione non era quella della massa, quella che generalmente veniva propinata sui social o sui media.
Voglio ricordarti non come nell’ultimo periodo, in cui un male incurabile ti ha procurato così tanta sofferenza e ha messo a dura prova la tua salute, bensì come quando eravamo insieme negli anni d’oro, quando superavamo le tempeste, una dietro l’altra, e con spavalderia ne uscivamo e facevamo rientro in porto. Stavolta questa tempesta è stata più difficile delle altre e non siamo riusciti a superarla, ma sono sicuro che ora starai navigando su acque più calme, sotto un sole caldo ed avvolgente”.
Anche Antonio Fanesi ha voluto ricordare l’amato cugino Antonio con parole colme di affetto e gratitudine:
“Caro Antonio,
ti chiamavi così, come me, in memoria di nostro nonno dal quale abbiamo ereditato, più o meno volutamente, un grande amore per il mare. Un amore che ti ha portato gioie e dolori. Sei stato uno dei migliori giovani comandanti della Marineria Sambenedettese, ma forse non eri felice. Forse il mare ti stava stretto e, ad un certo punto, sei caduto in un vortice che ti ha travolto e non ti ha fatto più uscire.
Eri una persona speciale, buona e anche molto colta. Appassionato di storia, cinema, musica, politica, leggevi di tutto, anche trattati e riviste di filosofia. Eri molto curioso. Eri proprio una bella persona, molto fragile, ma veramente bella, di spessore. Chi ti ha conosciuto, ti piangerà a lungo, io per primo. Ricordo quella volta che ti chiesi cosa stessi leggendo e tu mi rispendesti che stavi leggendo Aristotele e Socrate. Rimasi stupefatto. E pensai: ‘Chissà se avesse fatto gli studi classici, chi sarebbe diventato?!’.
Certamente io sono stato tuo cugino e tuo amico, quindi forse il mio ricordo potrebbe essere falsato dal grande affetto che mi legava a te. Ma onestamente non credo, perché per un comandante i migliori apprezzamenti sono quelli fatti dai marinai, dal suo equipaggio, e tu da loro eri veramente amato, sempre benvoluto da chi lavorava al tuo fianco.
Ti ricorderò sempre con un pizzico di nostalgia per le nostre chiacchierate e con un po’ di amarezza per quello che sarebbe potuto essere e non è stato, ma sempre con grande affetto e gratitudine per la bella persona che eri”.
Anche don Giuseppe Giudici ha speso belle parole nei confronti del defunto sia durante l’omelia sia suoi canali social:
“Antonio ha lasciato un segno indelebile in tutti coloro che vivono il porto. È stato uno dei più grandi nell’arte del comando dei motopescherecci, campione di bontà, di simpatia, ma anche di fragilità. Tutti i suoi colleghi e amici gli hanno voluto e gli vogliono un gran bene, ma questo purtroppo non è bastato a fare in modo che lui si volesse più bene. Antonio è stato buono verso tutti, tranne che verso se stesso, e questo l’ha reso da una parte fragile, dall’altra un cercatore di felicità e di pienezza di vita”.
Poi rivolgendosi direttamente a lui, ha aggiunto:
“Grazie Antonio,
per la tua presenza in mezzo a noi, grazie per il tuo sorriso, grazie perché ci hai fatto preoccupare, ci hai fatto fremere ed arrabbiare, ma soprattutto grazie perché ci hai fatto amare la fragilità. Ora il Signore ti guidi verso il porto della gioia vera e della vita piena che quaggiù non hai mai smesso di cercare”.
Ai familiari di Antonio Marchegiani, ai parenti, agli amici e a tutti i membri della Marineria Sambenedettese che lo hanno conosciuto ed amato, vanno le più sentite condoglianze da parte della redazione del giornale diocesano L’Ancora.
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Volevo ringraziare la redazione dell’ “ANCORA” (e la nostra diocesi)per la sua attenzione verso la marineria sambenedettese,seguita con diversi e interessanti articoli di approfondimento.Anche in un momento triste come quello di pochi giorni fa, caratterizzato dalla scomparsa di Antonio Marchegiani, capitano e volto storico della nostra marineria.GRAZIE.
Siamo noi a dover ringraziare tutta la Marineria!
Raccontare la vostra vita e la vostra storia non è solo un piacere, ma anche un dovere come giornalisti: la Marineria Sambenedettese, infatti, è custode della memoria e delle tradizioni della Città di San Benedetto del Tronto, oltre che motivo di vanto ed orgoglio per numerose ragioni.
La Redazione vi è vicina e vi sostiene.