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Monteprandone, piccole botteghe, la testimonianza del barbiere Marco Spina

Di Fernando Ciarrocchi

MONTEPRANDONE – A voler andare un pò indietro con la memoria alimentata sia da alcune foto antiche, sia da testimonianze dei nostri anziani tramandate per via orale, ci aiutano a ricordare che l’antico borgo fino ad alcuni anni or sono era molto più popolato rispetto ad oggi. Fenomeno, purtroppo comune, a molte realtà italiane.

Ebbene tornando ai tempi andati è ancora vivo il ricordo delle numerose botteghe artigiane (il calzolaio, la locanda, poi il piccolo supermarket, la merceria, il fruttivendolo, il macellaio, il barbiere ecc…) attive nell’incasato medioevale di Monteprandone che ne costituivano il tessuto economico sociale: i titolari ne ricavavano il sostentamento economico per le loro famiglie e al tempo stesso offrivano i servizi necessari alla locale comunità.

Oggi, nonostante i cambiamenti epici che si sono susseguiti di anno in anno, grazie a Dio, sono ancora attivi il macellaio, il barbiere, la Bottega di Barbara e due news entry: Enoteca 23 e il ristorante Tiamare.

Vogliamo soffermare la nostra attenzione sulla barbieria che in tutti i piccoli centri e borghi storici da sempre rappresenta uno dei maggiori punti di incontro, dunque, di socializzazione.

La barbieria di Monteprandone risponde appieno al profilo che abbiamo descritto. Nei momenti più forti e intensi della comunità locale ad es. le consultazioni elettorali nazionali, regionali e comunali, si trasformava in una vera e propria tribuna politica locale.

Frequentandola si conoscevano notizie e fatti che di lì a poco sarebbero diventati di dominio pubblico. Sembrava a tutti gli effetti di essere in una redazione di un giornale in cui la notizia veniva sviscerata, girata e rigirata come un calzino.

Idem dicasi in tema di sport. Tifoserie opposte si confrontavano animatamente quasi fossero stati tutti CT.

Il barbiere è amico di tutti e partecipe della vita del paese, spesso prova a mediare tra le varie posizioni ma il posto è talmente accogliente e l’ambiente familiare che volente o nolente si sente uno di loro diventando un coprotagonista.

La barbieria di Monteprandone, come ogni realtà, ha la sua storia. Ha avuto il barbiere cacciatore: Giacinto Pignotti e buona parte dei cacciatori dell’epoca avevano Giacinto, appunto, come loro barbiere di fiducia tanto che si ritrovavano in barbieria per raccontare le loro giornate di caccia e programmare le nuove battute cui seguivano le tradizionali cene in cui si degustava la cacciagione presa. Erano momenti di forte amicizia e socialità.

Spesso in quei periodi quando si percorreva il corso principale del paese inevitabilmente lo sguardo volgeva verso la barbieria nel mentre Giacinto era intento nel suo lavoro capitava vederlo affilare con unica maestria il rasoio utilizzando la storica staffa di cuoio: ciò significava poi sia una barba perfetta al cliente che apprezzava, sia il rasoio ben affilato, dunque la perizia e soprattutto la mano ferma del barbiere nell’utilizzo del rasoio stesso.

Da ben quarant’anni al timone della storica barbieria c’è Marco Spina, precisamente dal 3 settembre 1983, che a proposito della valenza sociale della barbieria sottolinea” nonostante stiamo vivendo lo sviluppo dell’era tecnologica, quindi un cambiamento inarrestabile, il barbiere come figura e la barbieria stessa come luogo privilegiato di incontro riescono ancora oggi a mantenere quella loro mission di sempre.

Dunque Marco, forte della sua esperienza professionale e umana, da questo suo osservatorio, ha vissuto sia direttamente, sia indirettamente la vita della comunità scandita da momenti belli e meno belli.

Continuando nell’amichevole conversazione con il nostro barbiere, Marco ci fa notare: “nonostante che ancora oggi tante sono le persone ei ragazzi che vengono in barbieria e altrettanto numerosi sono gli anziani che mi chiamano a domicilio quale loro barbiere di fiducia  posso dire con molta serenità, oggettività e senza alcuna amarezza, ci mancherebbe! che la barbieria nel corso dei decenni avrebbe dovuto avere maggiore attenzione poiché resta sempre e comunque un soggetto copratogonista del centro storico, luogo in cui lavora quotidianamente dunque ne conosce pregi e criticità: tutto ciò per dire che può contribuire fattivamente con consigli e indirizzati migliorativi per la vita del bel borgo medioevale.  Poi spesso, come tutte le cose si apprezzano quando non ci sono più. Questo per dire che anch’io prima o poi andrò in pensione”.

Marco in questo trentennio lavorativo qual’è il ricordo più bello che porti con te?
A dire il vero tanti. Tutti sanno della mia passione per il tennis tanto che insieme al maestro Mario Giobbi abbiamo fondato il circolo tennis che ha visto la partecipazione di molti ragazzi, oggi uomini, cui ho insegnato la stupenda pratica sportiva del tennis oggi tornata in auge grazie allo straordinario Sinner. Ho dedicato loro volentieri il mio tempo libero e credo di aver trasmesso i valori che contano oltre che nozioni prettamente tecniche.  E’ davvero bello vedere e vivere ancora oggi con loro quell’amicizia nata nei campi da gioco e cresciuta anno dopo anno nelle nostre vite. Non passa giorno che ciascuno come può, passa a farsi i capelli ma soprattutto passa a salutarmi e a parlare con me. C’è un rapporto così vero e autentico che mi hanno fatto una sorpresa nel vero senso del termine: hanno organizzato una bellissima festa, appunto a sorpresa, per il mio compleanno. E’ stato il regalo più bello in assoluto che abbia ricevuto, soprattutto indimenticabile.

Con una piccola punta di commozione, che non riesce a trattenere, Marco conclude la nostra conversazione dicendo “lavorare in un bel clima come questo in cui valori come l’amicizia vera, la stima e il saluto di tutti credo sia il massimo che si possa avere “.

Grazie della tua disponibilità e della tua testimonianza e ti invitiamo a non pensare alla pensione ancora per qualche anno.

Grazie e buon lavoro.

Redazione: