Costretti a sfamarsi con mangime per uccelli e asini. Senza acqua potabile, elettricità né medicine. È il racconto di uno degli operatori di Medici senza frontiere (Msf) bloccato con la sua famiglia al nord della Striscia di Gaza, dove da mesi non arrivano sufficienti aiuti umanitari.
“La vita è diventata cinque volte più difficile. Non riusciamo a trovare la farina perché l’esercito israeliano l’ha bloccata. Siamo costretti a mangiare cibo per animali per sopravvivere. A volte mangiamo mangime per uccelli e asini e a volte l’erba che raccogliamo agli angoli delle strade. Cerchiamo di sopravvivere alla fame”, dice Suhail Habib, membro dello staff di Msf a Gaza.
“Sono tre giorni che non mangio e mia moglie continua a chiedermi: ‘Cosa hai mangiato oggi?’. Io rispondo che non ho fame. Torno a casa a mani vuote, senza cibo, senza farina, senza pane, senza riso. Oggi 1 chilo di riso costa 33 dollari, perciò non riesco a sfamare i miei figli.
Non abbiamo acqua pulita, non c’è acqua potabile. Non abbiamo elettricità né medicine”, la drammatica testimonianza di Habib.
“Mia madre soffre di pressione alta e di diabete e non riusciamo a procurarci i farmaci. Molte persone a Gaza soffrono di problemi respiratori a causa del fumo e della polvere dei bombardamenti. Anche le malattie trasmissibili si stanno diffondendo rapidamente”, conclude il membro dello staff di Msf a Gaza.
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