“Le restrizioni ci sono sempre state, già prima della guerra. Sappiamo che Israele sta preparando il check point di Betlemme per il passaggio dei fedeli musulmani che vogliono andare a Gerusalemme, alla Spianata delle Moschee, a pregare durante il Ramadan. Adesso saranno più rigide e probabilmente riguarderanno solo i palestinesi sotto i 55 anni. Agli altri Israele non impedirà l’accesso alla Spianata. Non lo farà”. Così mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale per la Palestina, parla al Sir delle restrizioni per l’ingresso a Gerusalemme dei residenti palestinesi della Cisgiordania durante il Ramadan. Il Cogat (Coordinator of Government Activities in the Territories), l’organismo della Difesa israeliana che coordina gli affari civili nei territori palestinesi occupati, ha reso noto che “potranno entrare sulla Spianata delle Moschee della Città Vecchia per la preghiera del venerdì solo gli uomini sopra i 55 anni, le donne sopra i 50 anni e bambini fino a 10 anni”. Negli scorsi anni, invece, le donne potevano entrare senza autorizzazione. Lo stesso per i bambini fino a 12 anni e gli uomini tra i 45 e i 55 anni ma con permesso “valido”. Queste restrizioni sono state duramente criticate dal ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi che ha paventato un’esplosione della tensione tra i palestinesi. La monarchia giordana, è bene ricordarlo, mantiene il titolo di “custode dei luoghi sacri” musulmani e cristiani di Gerusalemme, un ruolo formale riconosciuto sia da Israele sia dall’Autorità palestinese. Secondo mons. Shomali, “altri check point sono in via di preparazione in altre zone, come a Ramallah, per i palestinesi che vengono dal nord della Palestina. Tuttavia i più vicini e numerosi sono quelli che vengono dal Governatorato di Betlemme. L’interesse di Israele – spiega il vicario patriarcale – è quello di non avere problemi durante il Ramadan perché si solleverebbe il mondo musulmano. Israele deve fronteggiare già le reazioni negative per la guerra a Gaza. Non è nel suo interesse alzare la tensione”. Riguardo a Gaza, mons. Shomali fa sapere che “una prima nave con 200 tonnellate di aiuti umanitari è partita da Cipro in direzione di Gaza” dove dovrebbe arrivare tramite un corridoio umanitario aperto dall’Ue. Un altro cargo di aiuti, aggiunge, “è partito dalla città israeliana di Asdod alla volta di Gaza”. Il vicario si dice speranzoso “in una tregua a Gaza. I negoziati continuano anche per uno scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi”.
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