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Papa Francesco: “Vincere la pazzia della guerra”

foto SIR/Marco Calvarese

“Ancora sono un po’ raffreddato, e per questo ho chiesto a monsignore di leggere la catechesi. Stiamo attenti, perché ci potrà fare tanto bene”. Con queste parole Papa Francesco ha dato inizio all’udienza generale di ieri, che coincide con l’undicesimo anniversario della sua elezione al soglio di Pietro. Dopo aver lasciato la lettura del testo della catechesi a mons. Pierluigi Giroli, come è avvenuto mercoledì scorso, il Santo Padre ha ripreso la parola al termine dell’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro. “Per favore, perseveriamo nella preghiera per quanti soffrono le terribili conseguenze della guerra”, ha detto Francesco a braccio e poi ha raccontato: “Mi hanno portato un Rosario e un Vangelo di un giovane soldato morto nel fronte. Lui pregava con quello. Tanti giovani, tanti giovani vanno a morire! Preghiamo il Signore perché ci dia la grazia di vincere questa pazzia della guerra, che sempre è una sconfitta!”.

“Che mondo felice sarebbe quello in cui la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo, la speranza fossero la normalità condivisa, e non invece una rara anomalia!”,

si legge nel testo preparato dal Papa per la catechesi di ieri in piazza San Pietro e letto da mons. Giroli. Dopo aver terminato la carrellata sui vizi, Francesco si sofferma sull’agire virtuoso, ricordando che

“per quanto ciò possa risultare faticoso, l’essere umano è fatto per il bene,

che lo realizza veramente, e può anche esercitarsi in quest’arte, facendo sì che alcune disposizioni divengano in lui o in lei permanenti”. “La persona virtuosa è pertanto quella che non si snatura deformandosi ma è fedele alla propria vocazione, realizza pienamente sé stessa”, spiega il Papa: “Saremmo fuori strada se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie. I santi, in questa prospettiva che abbiamo appena introdotto riguardo alle virtù, sono invece coloro che diventano pienamente sé stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo”.

“Il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti”,

il riferimento all’attualità. “In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre.”, il monito del Papa, che cita la definizione del concetto di virtù secondo il Catechismo della Chiesa cattolica: “La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene”. “Non è dunque un bene improvvisato e un po’ casuale, che piove dal cielo in maniera episodica”, puntualizza Francesco: “La storia ci dice che anche i criminali, in un momento di lucidità, hanno compiuto atti buoni; certamente questi atti sono scritti nel libro di Dio, ma la virtù è un’altra cosa. È un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore. La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta”. “Per il cristiano il primo aiuto è la grazia di Dio”, il segreto per una vita virtuosa: “Sempre la grazia precede il nostro impegno morale”. “L’essere umano non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, di istinti, di passioni, senza poter fare nulla contro queste forze, a volte caotiche, che lo abitano”, precisa il Papa: “Un dono inestimabile che possediamo è l’apertura mentale, è la saggezza che sa imparare dagli errori per indirizzare bene la vita. Poi ci vuole la buona volontà: la capacità di scegliere il bene, di plasmare noi stessi con l’esercizio ascetico, rifuggendo gli eccessi”.