DIOCESI – Si è svolto Venerdì 15 Marzo, dalle ore 20:00 in poi, a Martinsicuro, un incontro dal titolo “Passi di speranza” organizzato in preparazione alla Pasqua dall’Equipe Diocesana di Pastorale Giovanile e rivolto a tutti i giovani della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, a partire dal 1° Superiore in poi. L’appuntamento, che ha avuto la forma di una Via Crucis, benché interpretata molto liberamente scegliendo soltanto alcune delle stazioni normalmente previste, ha registrato la presenza del vescovo diocesano, Mons. Carlo Bresciani, del coordinatore dell’Equipe don Matteo Calvaresi, del parroco della parrocchia Sacro Cuore che ospitava, don Anselmo Fulgenzi, e di molti altri sacerdoti della Diocesi che hanno accompagnato i ragazzi all’incontro.
La serata sarà è stata ricca di momenti significativi: prima un’agape fraterna per tutti i giovani intervenuti; poi la Via Crucis per la strade della cittadina abruzzese durante la quale sono state effettuate delle riflessioni sulla Passione di Gesù e su alcune fragilità attuali dei giovani, come la solitudine, la povertà, il bullismo, la dipendenza dal gioco e la malattia; infine un tempo di Adorazione Eucaristica, seguito dalle Confessioni.
I giovani si sono dapprima ritrovati presso l’Anfiteatro di via Napoli in cui hanno consumato un pasto frugale a base di pane e olio per rimanere nel clima penitenziale del Venerdì di Quaresima.
Dopo la cena, è stato letto un passo della Genesi riguardante Caino e Abele e, a seguire, il vescovo Bresciani ha condiviso con i ragazzi una breve riflessione: “Di fronte a Caino e Abele, dove sono questi passi di speranza che danno il titolo al nostro incontro?! Quella che abbiamo ascoltato, infatti, è la storia di due fratelli che non si vogliono bene, tanto che uno ucciderà l’altro. Allora cerchiamo di rintracciare questi passi di speranza che fatichiamo a vedere. Il primo è che Dio va a cercare Caino e cerca di stabilire con lui un dialogo. ‘Dov’è tuo fratello?’ – gli chiede. Dio, nonostante il comportamento di Caino, continua a proteggerlo e, anche se ha sbagliato, vuole che nessuno gli faccia del male (‘Chiunque ucciderà Caino riceverà anche lui la vendetta’). Ecco allora che, in una storia negativa, troviamo una luce di speranza. E da dove viene? Da Dio, un Dio che tende la mano e diventa il custode di Caino. Questo è l’insegnamento per noi: anche nel buio più nero, c’è una luce di speranza. Stasera anche noi faremo dei passi: ascolteremo alcune situazioni negative, ma ascolteremo anche come Dio ha teso la mano a chi era nel buio. Sappiate che Dio tenderà sempre la mano a ciascuno di voi. Dio diventa il custode di ciascuno di voi, di noi“.
I ragazzi hanno poi intrapreso il cammino della Via Crucis che ha registrato cinque momenti significativi.
Nella prima tappa, grazie alla canzone di un gruppo musicale locale, i Tafka, si è riflettuto sugli Hikikomori (dal giapponese ‘stare in disparte’), giovani tra i quattordici e i trent’anni che decidono di ritirarsi dalla vita sociale rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. Sebbene questo tema si sia reso noto per la prima volta in Giappone, la pressione e il disagio che spingono alcuni giovani all’isolamento sociale ha assunto proporzioni drammatiche anche in Italia: secondo le ultime stime, sono centomila i giovani Hikikomori nella nostra Penisola.
Nella seconda sosta, avvenuta davanti ai locali della Caritas parrocchiale, i ragazzi hanno avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza di una giovane studentessa venuta in Italia dal Camerun, che all’improvviso si è ritrovata in una condizione di indigenza, senza potersi pagare né il cibo né gli studi. Provvidenziale è stato l’aiuto offerto dalla Caritas, non solo in termini economici, ma anche di vicinanza umana. Oggi la giovane donna è una studentessa universitaria che sta per concludere il suo percorso di studi con successo.
La terza tappa è avvenuta di fianco al parco adiacente al Municipio di Martinsicuro, dove è stato proiettato il video di un monologo dell’attrice Paola Cortellesi sul bullismo. Il racconto, intervallato dalle parole di speranza della canzone “Guerriero” di Marco Mengoni, ha messo in evidenza la violenza sia fisica che verbale a cui i ragazzi bullizzati sono sottoposti e la sofferenza che provano in quelle circostanze, ma anche la capacità di affrontare il bullo e colpirlo con un abbraccio. Il momento è stato molto apprezzato dai ragazzi presenti.
La quarta sosta è stata l’occasione per parlare del gioco d’azzardo, che in Italia vede interessate circa venti milioni di persone, di cui almeno un milione e mezzo è affetto da dipendenza. Si è compiuta nel campo di basket adiacente ai locali dell’oratorio parrocchiale e ha registrato il coinvolgimento dei ragazzi in un gioco semplice e divertente con i dadi che ha permesso di sottolineare l’importanza di non confondere la fortuna con l’abilità.
La quinta ed ultima tappa, avvenuta in piazza Cavour, è stata l’occasione per parlare delle fragilità e della malattia, grazie alla testimonianza di Sonia Costantini, mamma della piccola Silvia, una bambina di cinque anni affetta da una malattia genetica rara. La giovane ha raccontato della sofferenza e della paura provate al momento della scoperta della grave malattia della figlia, ma anche della grande solidarietà ricevuta che ha permesso a lei e a suo marito di continuare a vivere con gioia e speranza.
Particolarmente significative le parole ripetute al termine di ogni passo di speranza, quando ogni volta tornava la voce di Dio che chiamava Caino e Caino rispondeva: Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» (Gn 4,9).
I ragazzi hanno infine raggiunto la chiesa del Sacro Cuore, dove Mons. Bresciani ha nuovamente preso la parola per concludere l’incontro: “Dio ci aspetta sempre. Ci aspetta attraverso i passi di speranza che abbiamo sentito, anche nelle situazioni di estrema difficoltà, in cui tutto sembrava chiuso, in cui ci sembrava non ci fosse più speranza: solitudine, povertà, bullismo, dipendenza, malattia. La speranza invece c’è sempre, ma dipende da due cose: dalla mano che Dio tende a noi e dalla mano che noi tendiamo a Dio. Stasera Gesù sta tendendo la mano a ciascuno di noi. Non so cosa stiate vivendo in questo momento: le paure, le difficoltà, forse qualche errore sulle spalle. Ma quella mano tesa di Dio c’è e ci dice che possiamo ripartire. Ma solo se anche noi tendiamo la mano a Lui, se facciamo la pace con Dio. In quel caso, il Signore, anziché ritirare la sua mano, la allungherà ancora di più verso di noi. A ciascuno di voi dico: Senti che Gesù sta aspettando proprio te? Ti aspettando, perché ti ha sempre voluto bene e ti vuole bene. Il suo abbraccio, la sua benevolenza ti darà la spinta per coltivare la speranza e andare avanti“.
I giovani presenti hanno quindi vissuto un tempo di Adorazione Eucaristica e poi hanno celebrato il Sacramento della Riconciliazione. Grazie ai numerosi sacerdoti presenti, infatti, è stata data la possibilità di confessarsi a tutti coloro che lo desideravano.
La serata si è conclusa con l’invito di don Matteo Calvaresi a partecipare Domenica 7 Aprile, alle ore 18:30, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina, all’Ordinazione Diaconale del seminarista Andrea D’Aprile, il quale compirà questo ultimo passo del suo cammino vocazionale prima di diventare sacerdote.