I giovani delle diocesi italiane con la passione missionaria, come “protagonisti” della Chiesa e “sentinelle” della vita delle comunità parrocchiali. È l’auspicio e anche l’invito che Elisabetta Vitali, neo-eletta segretaria di Missio Giovani ha rivolto ai circa sessanta under 30 arrivati da tutta Italia per l’incontro “Un cuore che arde”, organizzato da Missio Giovani (Fondazione Missio) a Roma. “La chiave è mettersi in gioco”, ha suggerito Vitali in apertura dei lavori, e la scommessa è “non rinunciare ad essere noi i protagonisti della missione”. Ma anche della Chiesa italiana, tramite la partecipazione alla vita diocesana.
“Il regolamento di Missio Giovani – ha ricordato la segretaria – prevede la figura del responsabile diocesano per i giovani ed è importante che ci sia una persona tra voi che stia lì e partecipi alla vita della comunità come una sentinella. Allora ragazzi, proponetevi in questo ruolo! Non abbiate paura di iniziare ad essere voi i protagonisti della missione!”. Il fil rouge di questa prima mattinata di lavori è stato la ricerca di uno stile missionario non solo ad gentes ma anche in Italia. Tra i relatori, l’equipe missionaria della Chiesa di Brescia: “Missione è valorizzare il qui ed ora del dove si vive”, ha detto don Roberto Ferranti, direttore del Centro missionario diocesano di Brescia. “Non possiamo pensare di fare animazione missionaria senza voler bene alla Chiesa nella quale viviamo”. È stato evocato lo stile della ‘pastorale della stuoia’, espressione usata in un video da padre Gigi Maccalli, missionario Sma nel Sahel, che esorta a condividere e farsi prossimi con tutti. Nella sua testimonianza Beatrice Maccagnola, dell’equipe bresciana ha suggerito: “Se dobbiamo parlare ai giovani di Dio non possiamo non raccontarlo con la nostra vita. Raccontare la bellezza di Dio e la bellezza di essere Chiesa è necessario, una volta tornati a casa dalla missione”. “Padre Mario Borzaga diceva che noi missionari siamo fatti così: il partire è una normalità – ha ricordato il vicedirettore del Cmd di Brescia, Andrea Burato –. Dall’incontro con l’altro io posso crescere e a mia volta essere testimone”. Burato ha raccontato della sua esperienza missionaria in Perù, a 20 anni. “Il contatto con l’estrema povertà delle Ande peruviane mi ha scardinato dentro”, ha detto.