No ai “falsi messaggi della camorra”, sì alla limpida testimonianza di don Peppe Diana.
Lo scrive il Papa, nella lettera inviata a mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, per il 30° anniversario dell’uccisione di don Giuseppe Diana. “Ancora oggi si ripete la triste vicenda narrata dalla Sacra Scrittura del primo fratricidio di Caino contro il fratello Abele”, denuncia Francesco, secondo il quale “questa storia tragica conserva la sua attualità quando un essere umano alza la mano per colpire l’altro, così come avviene nelle tante forme di odio e di sopruso che feriscono l’uomo e talvolta bagnano di sangue le strade dei nostri quartieri e delle nostre città”. In questo contesto, per il Papa, “la commemorazione del sacrificio di don Giuseppe ci sprona a ravvivare in noi quella evangelica inquietudine che ha animato il suo sacerdozio e lo ha portato senza alcuna esitazione a contemplare il volto del Padre in ogni fratello, testimoniando a chi si sente ferito il progetto di Dio, perché ciascuno potesse vivere nella giustizia, nella pace e nella libertà”. “A fronte di quella violenza e della prepotenza disumana che nega la giustizia e annulla la dignità delle persone, i cristiani sono coloro che annunziano il Vangelo e vivono la vocazione ad essere con Cristo segno di un’umanità nuova, fecondata dalla fraternità e dalla comunione”, scrive Francesco, che fa proprio e rilancia un documento scritto dai vescovi della Campania, i quali già nel 1982 esortarono a “levare alta la voce della denuncia e riproporre con forza il progetto dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella verità e sottolineare la contrapposizione stridente che esiste tra i falsi messaggi della camorra e il messaggio di Gesù Cristo”. Di qui “l’attualità delle parole” che don Peppe Diana, con i parroci della forania di Casal di Principe, scrisse, nel Natale del 1991, nel documento “Per amore del mio popolo”: “Come battezzati in Cristo, come pastori Dio ci chiama ad essere profeti. Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (cfr. Ez 3,16-18)”.
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