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Papa Francesco: “Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra”

(Foto Vatican Media/SIR)

M.Michela Nicolais

“E non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra! Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”. Con questo appello Papa Francesco ha concluso l’udienza di ieri in piazza San Pietro, riprendendo la parola dopo aver affidato la lettura del testo della catechesi – dedicata alla virtù della prudenza – e dei saluti nelle varie lingue a padre Pierluigi Giroli. “Abbiamo celebrato ieri la solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale”, ha detto il Papa salutando i fedeli di lingua italiana: “Vorrei insieme a voi affidare al suo patrocinio la Chiesa e il mondo intero, soprattutto tutti i papà che in lui hanno un modello singolare da imitare”. “A San Giuseppe raccomandiamo anche le popolazioni della martoriata Ucraina e della Terra Santa – Palestina, Israele – che tanto soffrono l’orrore della guerra”, ha poi proseguito: “E non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra! Dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra. Preghiamo per questo”.

La prudenza, spiega il Papa nel testo a proposito di una delle quattro virtù cardinali, insieme a giustizia, fortezza e temperanza, “non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprendere. No, questa è un’interpretazione sbagliata. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà”.

“La persona prudente è creativa”, l’identikit di Francesco: “Ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni, dalle illusioni”.

“In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata”, l’appello del Papa: “È la capacità di governare le azioni per indirizzarle verso il bene; per questo motivo essa è soprannominata il ‘cocchiere delle virtù’”.

Prudente, osserva ancora Francesco, “è colui o colei che è capace di scegliere: finché resta nei libri, la vita è sempre facile, ma in mezzo ai venti e alle onde del quotidiano è tutt’altra cosa, spesso siamo incerti e non sappiamo da che parte andare”. “Chi è prudente non sceglie a caso”, precisa il Papa: “Anzitutto sa che cosa vuole, quindi pondera le situazioni, si fa consigliare e, con visione ampia e libertà interiore, sceglie quale sentiero imboccare”. “Non è detto che non possa sbagliare, in fondo restiamo sempre umani; ma almeno eviterà grosse sbandate”, puntualizza Francesco, che denuncia: “Purtroppo, in ogni ambiente c’è chi tende a liquidare i problemi con battute superficiali o a sollevare sempre polemiche.

La prudenza invece è la qualità di chi è chiamato a governare:

sa che amministrare è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzarli, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti. La prudenza insegna anche che, come si suol dire, ‘l’ottimo è nemico del bene’. Il troppo zelo, infatti, in qualche situazione può combinare disastri: può rovinare una costruzione che avrebbe richiesto gradualità; può generare conflitti e incomprensioni; può addirittura scatenare la violenza”. La persona prudente, infine, “sa custodire la memoria del passato, non perché ha paura del futuro, ma perché sa che la tradizione è un patrimonio di saggezza”. “La vita è fatta di un continuo sovrapporsi di cose antiche e cose nuove, e non fa bene pensare sempre che il mondo cominci da noi, che i problemi dobbiamo affrontarli partendo da zero”, la raccomandazione: “E la persona prudente è anche previdente. Una volta decisa la meta a cui tendere, bisogna procurarsi tutti i mezzi per raggiungerla”. “La vita cristiana è un connubio di semplicità e di scaltrezza”, conclude il Papa: “Preparando i suoi discepoli per la missione, Gesù raccomanda: ‘Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe’. Come dire che

Dio non ci vuole solo santi, ci vuole santi intelligenti, perché senza la prudenza è un attimo sbagliare strada!”.

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