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Grottammare, Il grido di dolore delle donne afgane sul palco della sala Kursaal

GROTTAMMARE – Sabato 23 marzo è stata realizzata la terza manifestazione, del ciclo di rassegne intitolato “Sguardi di donna”, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione delle donne in Afghanistan.
Gli enti promotori dell’incontro sono stati: la Consulta per le Pari Opportunità del Comune di Grottammare, il SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) Together di Grottammare ed il SAI Era Domani (Nuova Ricerca Agenzia RES Fermo).
Per l’occasione sono state presentate testimonianze dirette in relazione alla drammatica situazione delle donne nell’Afghanistan di oggi.
L’incontro è stato introdotto del sindaco di Grottammare Alessandro Rocchi, e preceduto da una adeguata presentazione del programma dalle componenti del Comitato della Consulta per le Pari Opportunità di Grottammare, Martina Sciarroni e Lina Lanciotti, Giulia Rossi SAI Toghether di Grottammare, che hanno onorato al meglio il ruolo socio istituzionale che rappresentano.
Ad ogni modo, le protagoniste della giornata sono state le donne afgane: Hanifah, Jamila, Shugofa, Hanifah, ospiti del Centro di accoglienza di Fermo che, con l’aiuto degli operatori sociali della Cooperativa Era Domani, Sibilla Frontoni e Marco Milozzi, hanno preparato e messo in scena nella sala Kursaal di Grottammare un innovativo spettacolo artistico, molto toccante, che ha conferito credibilità alla narrazione in merito alla condizione delle donne in Afghanistan.
Attraverso l’impiego di forme artistiche, le protagoniste, hanno raccontato vicende personali che le hanno portate ad abbandonare, a malincuore, il paese di origine; tentando di arrivare al cuore del pubblico. Pertanto, per mezzo di racconti, esibizioni ludiche e canore, è stata presentata la situazione terrificante in cui versa la popolazione afgana.
Molto chiara ed esaustiva è stata anche la sintesi storica fatta dalla mediatrice culturale di lingua dari, Tahere. L’Afghanistan è un paese per molti versi affascinante ed in passato ha conosciuto momenti “felici” poi si sono avvicendati anni difficili: l’invasione russa, la resistenza dei mujaheddin che apre al primo regime talebano, l’invasione “occidentale” ed ora col ritorno al potere dei Talebani è in piena lotta fratricida. I Talebani infatti, sono di etnia Pashtun e di religione musulmana sunnita, come la maggioranza della popolazione, e soggiogano le altre etnie  esistenti, come quelle Hazara (che subisce oggi quasi un genocidio), Tagika ed Uzbeka.
Nel suo integralismo la dottrina Talebana stabilisce che le donne siano sottomesse agli uomini e indossino il burqa, impedisce loro di lavorare fuori casa e le esclude dall’istruzione.
Alla fine, il pubblico ha avuto la possibilità di interagire con le donne afgane, ponendo loro alcune domande. In merito ai progetti futuri, queste però hanno avuto difficoltà a rispondere, rivelando inequivocabilmente l’incertezza che sentono a proposito del proprio futuro. Questa incertezza le mette in una condizione di “sospensione” della propria vita. Sono donne laureate e con una carriera avviata, nel proprio paese, e si trovano adesso a dover ripartire da zero in un Paese nuovo, con una cultura diversa, subendo inoltre lo stress anche per la situazione dei propri cari rimasti in Afghanistan.
Di conseguenza, lo sforzo della nostra comunità deve essere quello di prossimità verso queste donne; di sostegno e di incoraggiamento per una ripartenza; anche con progetti di riadattamento ad una nuova condizione di vita perché questo non può avvenire automaticamente ma necessita di supporto e di accompagnamento.
E proprio la numerosa partecipazione a questo appuntamento, ha dimostrato l’interesse e l’affetto dei presenti verso il popolo afgano; affetto riconosciuto e apprezzato dalle ospiti, e da loro ripagato con sincera gratitudine.
L’appuntamento si è concluso con i saluti finali degli organizzatori del Comune di Grottammare, che hanno poi omaggiato le ospiti afgane con un regalo.

Ana Fron: