Cristiana Dobner
Un saggio che scorre ma che richiede anche perseverante attenzione: ricerca che si muove e si articola attraverso i secoli, in ambiti in cui esisteva la paideia greca, poi incontrò l’humanitas latina ed infine approdò alla Kultur europea. Eppure ambiti e secoli in cui la Parola dell’Altissimo si donò e sollecitò tutti attraverso il popolo ebraico:
“La panoramica proposta nel nostro libro è vastissima. Naturalmente un lavoro di simile portata, sostenuto più dall’intenzione di proporre sintesi che da un rigore storiografico in senso stretto, implica mancanze e cesure. Il testo risente inevitabilmente anche di pregiudizi di letture sedimentatesi in sede critica”.
Un’ammissione che vuole condurre ad indagare personalmente e a riflettere perché“la storia degli ebrei, caso pressoché unico, si dipana senza interruzioni dall’antichità fino ai nostri giorni. All’interno di questo fluire ci sono stati e ci sono però momenti di svolta”.
L’approccio risulta dialettico: “A mostrarlo è innanzitutto lo stesso orizzonte biblico. La Bibbia ebraica, una volta inserita nel contesto cristiano, venne intesa come Antico Testamento, prima corposa parte di una Sacra Scrittura completata dal Nuovo Testamento. Assunto in questa sua veste, il Libro dei Libri è stato ed è tuttora simbolo di un legame impossibile da rescindere sia da sciogliere in maniera esente da tensioni dialettiche”.
La condivisione dei due autori, l’uno cattolico, l’altro ebreo, è stata serrata e lungamente approfondita, lasciando la stesura dei primi sette capitoli a Piero Stefani – docente di Bibbia e cultura nella Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano – e quella degli ultimi quattro a Davide Assael, conduttore della trasmissione di RadioRai3 “Uomini e profeti”, editorialista del quotidiano “Domani”. Collabora con la rivista di geopolitica “Limes”.
“Il primo dato ad emergere da uno sguardo gettato sul millenario cammino degli ebrei lungo la storia è chela dialettica tra universale e particolare è costitutiva dell’identità ebraica.Questo approccio dialettico, che attraversa tutti i capitoli del libro, si è rivelato essere il trait d’union fra i due autori”.
Ricorrendo alla simbologia, ponendo cioè ogni capitolo sotto un’icona particolarmente efficace e evocativa, il lettore si trova guidato non ad accettare ogni singola riflessione o giudizio degli autori quanto piuttosto, e molto più maturamente, a valutare sostenuto da una documentazione ineccepibile, quale può risultare la propria posizione, culturalmente accettabile.
Pagine concise indubbiamente che però non sfociano nella superficialità perché, se si considerano gli influssi esercitato dalla cultura ebraica, emerge che “questo primo quarto di nuovo millennio impone, dunque, all’intera identità ebraica, israeliana e diasporica un processo di ridefinizione che pare allontanarla dall’equilibrio fra principi etici universali ed identità particolare raggiunto dal sionismo dello scorso secolo. Una stagione pare conclusa, ma ancora non si vede il nuovo orizzonte”.
Assodato rimane che questo saggio una prospettiva storica l’ha proposta e delineata,al lettore mettere in atto le proprie opzioni per creare una mentalità nuova, libera,in grado di esprimersi non solo a parole ma nella concretezza dei rapporti umani, sociologici e teologici: “Solo il tempo potrà illuminarci sui vari risvolti di quanto vediamo oggi, quando non abbiamo ancora una prospettiva storica che possa aiutarci a vedere l’insieme”.
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