Stefano Novelli
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Una corsa… dal mare verso il mare: un secolo di bicicletta tra il Tirreno e l’Adriatico” è il titolo del libro in cui l’autore Stefano Novelli raccoglie la storia delle competizioni ciclistiche che si sono susseguite negli anni nella Riviera delle Palme.
In queste pagine lei racconta di gare che si sono tenute a San Benedetto già dal 1910. Come è riuscito a reperire tutto il materiale?
Il libro è frutto di una lunga ricerca, partita dai ricordi di mio padre, ex corridore, ed estesa nel tempo a tutti gli archivi, le biblioteche e le emeroteche presenti non solo a San Benedetto e nel territorio provinciale, ma anche oltre. In queste pagine oltre alla “Coppa dei due mari” c’è anche la “Tirreno Adriatico”. La storia delle competizioni che partendo da una località che si affaccia sul mar Tirreno arrivassero poi fino al mare Adriatico è una storia lunga che affonda le sue radici all’inizio del Novecento, in particolare nel 1910 quando la “Coppa dei due mari” si concluse per la prima volta a San Benedetto. Dopo questa prima esperienza, nel corso dei decenni, furono altre le competizioni che intendevano proporre questo millenario legame tra i due mari, dalle quattro edizioni della “Roma Ascoli”, tra il 1928 e il 1932, alle due nuove edizioni della “Coppa dei due mari” nel 1938 e ’39 per arrivare alla “Tirreno Adriatico” che, fatta eccezione per la prima edizione del 1966, conclusasi a Pescara, dal 1967 ha avuto il suo epilogo sempre a San Benedetto del Tronto.
Lei ricorda anche il passaggio del “Giro d’Italia” quando era poco più che un ragazzino. Che emozioni ha provato?
Da appassionato di ciclismo ricordo tutti i passaggi del “Giro d’Italia” e tutti gli arrivi della “Tirreno Adriatico”, in particolare l’entusiasmo che noi bambini dimostravamo nei confronti dei campioni delle due ruote. Spesso le scuole chiudevano in anticipo rispetto al normale orario e tutti noi ci precipitavamo lungo le strada dove transitavano i ciclisti nella speranza di trovare gadget come borracce e cappellini, lasciati dai corridori. In particolare ricordo l’emozione che si provava davanti ai grandi campioni che a San Benedetto del Tronto festeggiavano le loro vittorie.
Nel 1904 a San Benedetto si contavano 22 cittadini che pagavano la tassa sul possesso della bicicletta, numero più che raddoppiato l’anno dopo. Come si spiega questo incremento?
Come ricorda lei ho riportato i dati del primo “censimento” delle biciclette possedute dai contribuenti sambenedettesi nel 1904, al fine di imporre la tassa sul possesso di bicicli: 22 possessori nel 1904 che già nell’anno successivo erano raddoppiati e da quel momento in poi sono cresciuti ulteriormente. Incremento sicuramente dovuto al fatto che all’inizio del Novecento la bicicletta era il mezzo più economico per affrancarsi dal trasporto a trazione animale. Un mezzo di trasporto semplice, che non richiedeva un eccessivo impegno nelle cure e nella gestione come invece poteva essere per i cavalli e per gli altri animali che fino ad allora erano utilizzati per trainare carri, carrozze, calessi. Un nuovo mezzo, simbolo del progresso che si stava affermando in Europa, in Italia ed in particolare in tutte le località come San Benedetto dove l’orografia del territorio, pianeggiante ed il clima mite permettevano l’uso di questi mezzi per gran parte dell’anno.
Qual è a suo avviso il legame tra il ciclismo e San Benedetto?
Sicuramente un legame molto forte dovuto sia alle caratteristiche ricordate, che nel tempo hanno permesso la diffusione di questo mezzo, ma anche per le tante competizioni sportive che dall’inizio del secolo scorso hanno visto San Benedetto punto di riferimento del mondo ciclistico professionistico, dilettantistico e amatoriale. Un legame che con la realizzazione di piste ciclabili, percorsi dedicati ed altre iniziative si potrebbe ulteriormente rafforzare con conseguenze determinanti nell’incremento del turismo e dell’economia dell’intero territorio, oltre a migliorare l’aspetto ambientale e la salute dei cittadini.