Il dibattito ha preso avvio da una riflessione relativa all’abuso di internet: l’utilizzo incontrollato di smartphone, in particolare, potrebbe influenzare le funzioni attentive, soprattutto in un contesto di apprendimento come quello scolastico. L’abilità di contrastare la distrazione, concentrando l’attenzione su determinati stimoli, risulta così gravemente compromessa, i contorni della realtà svaniscono e la consapevolezza di ciò che ci circonda viene meno, il benessere fisico, mentale e relazionale sono danneggiati irreparabilmente.
Grazie anche all’insegnamento dell’educazione civica digitale si tenta di far recuperare ai ragazzi il rapporto sano con la tecnologia, evitando loro il rischio che esso si trasformi in dipendenza o che il fenomeno della “social comparison” possa avere un impatto devastante sull’autostima e sul benessere fisico e psicologico. Ulteriore conseguenza derivante da un abuso dei social è la solitudine che, in alcuni casi, può portare a depressione e suicidio.
Ed è proprio tutto ciò che ha portato il prof. Saraceni a scrivere il suo romanzo “L’oceano in una goccia” durante il periodo di lockdown: la protagonista, Clizia, è ragazza che, soffrendo di attacchi di panico, non vuole più uscire, illudendosi di poter vivere bene tutta la vita nella sua confortante routine. La mente può ammalarsi, come un qualsiasi organo del corpo umano e, come un qualsiasi organo del corpo umano, può essere curata e può guarire, ma soltanto alla fine Clizia prenderà coscienza della situazione e sarà costretta ad affrontare le sue paure con l’aiuto di un terapeuta che proverà a non farla più sentire una insignificante goccia nell’oceano.
“A casa è sempre stato così, se capisci cosa intendo dire, io sono arrivata seconda, ultima. Io arrivavo quando il focus della famiglia si era già spostato altrove. Ho sempre pensato che per il mondo fossi irrilevante: una goccia nel mare”. “Qui però ti sbagli, ricordati cosa ci ha insegnato un grande mistico persiano: tu non sei una goccia nell’oceano, sei l’oceano in una goccia”.