“I primi tempi da vescovo – confida il missionario – sono momenti molto particolari. La proposta mi era già stata anticipata da qualche mese. La decisione era chiara. Il problema viene dopo, quando ti rendi conto di ciò che comporta come impegno personale e spirituale. Un impegno così grande, così profondo. I doni che il Signore fa alla Chiesa nella figura del vescovo, come il ministero della predicazione, della santificazione, del governo, sono cose che vanno senz’altro al di là della capacità umana, e so benissimo di non avere la capacità di poter fare una cosa del genere”. Nonostante i timori, prosegue, “sento che interviene e agisce proprio la grazia di Dio, la grazia del sacramento e dello Spirito Santo”. “La cosa più bella, che mi ha letteralmente travolto e stravolto – racconta – è l’affetto e la preghiera di tantissime persone. Quando sono rientrato a Baoro hanno fatto un corteo con le moto, mi hanno accompagnato gli ultimi 2 km e siamo andati a piedi fino alla parrocchia. La stessa cosa a Bozoum. Per me questa è una carezza del Signore: quando affida un impegno, un peso così importante, dà anche la grazia di accoglierlo. E la preghiera e l’affetto di tantissima gente è veramente un balsamo che mi aiuta giorno dopo giorno a cercare di entrare sempre più in questo mistero che è l’episcopato”.