“Qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento”. È quanto si legge nella Dichiarazione “Dignitas infinita”, del Dicastero per la Dottrina della Fede.
“Questo non significa – si precisa subito dopo – escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie”. In questo caso, per il Dicastero guidato dal card. Fernandez, “l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso”. “La dignità del corpo non può essere considerata inferiore a quella della persona in quanto tale”, il monito del documento a proposito del cambio di sesso. L’essere umano è, infatti, “composto inscindibilmente di corpo e anima e il corpo è il luogo vivente in cui l’interiorità dell’anima si dispiega e si manifesta, anche attraverso la rete delle relazioni umane. Il corpo umano partecipa della dignità della persona, in quanto esso è dotato di significati personali, particolarmente nella sua condizione sessuata. È nel corpo, infatti, che ogni persona si riconosce generata da altri, ed è attraverso il loro corpo che l’uomo e la donna possono stabilire una relazione di amore capace di generare altre persone”. Sulla necessità di “rispettare l’ordine naturale della persona umana”, il testo cita il magistero di Papa Francesco, che ricorda come “il creato ci precede e dev’essere riconosciuto come dono. Al tempo stesso siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e ciò significa anzitutto rispettarla e accettarla così come è stata creata”.