Gianni Borsa
“Questo voto non è altro che un cinico atteggiamento politico prima delle elezioni europee. La questione dell’aborto non è di competenza del Parlamento europeo. Le istituzioni a livello comunitario sono legate al principio di sussidiarietà che protegge gli Stati membri dal legiferare all’interno delle loro giurisdizioni. Questo voto non avrà alcun effetto materiale per nessuno, se non quello di suscitare sostegno ideologico durante una campagna elettorale”. Sono le prime parole con le quali Vincenzo Bassi, presidente Fafce (Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa), commenta al Sir il voto con il quale l’Euroassemblea ha chiesto che il “diritto all’aborto” sia incluso nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Una risoluzione non legislativa, che ha raccolto voti da quasi tutti i gruppi politici (336 deputati hanno votato a favore, 163 contrari, 39 astenuti), nella quale vi sono varie richieste sul tema dell’interruzione di gravidanza, della “pianificazione familiare”, ma anche attacchi all’obiezione di coscienza dei medici e all’attività dei gruppi pro-life.
“Un ‘diritto’ che non esiste”. La Fafce ricorda che la regolamentazione dell’aborto è di competenza degli Stati membri, in conformità al principio di sussidiarietà. “Si tratta dunque di un appello politico senza alcun impatto legale”. Inoltre,il diritto all’obiezione di coscienza – preso di mira – è un diritto fondamentale sancito dalla Carta dell’Ue“che deve essere tutelato nel contesto dell’aborto”. La Fafce chiarisce inoltre che “questa risoluzione non ha ripercussioni legali e che l’aborto non può essere aggiunto alla Carta dell’Ue poiché è contrario allo spirito della Carta e ai diritti fondamentali che la Carta riconosce. Resta il fatto che l’aborto non è un diritto fondamentale: non esiste il diritto a togliere una vita”. Inoltre per modificare effettivamente la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, il Consiglio dell’Unione europea dovrebbe aprire i trattati dell’Unione europea e approvare la modifica all’unanimità. Una strada tutta in salita.
Intenti ideologici. Bassi prosegue la sua riflessione: “Non fatevi ingannare, non si tratta di accesso all’aborto né di sostegno alle donne”. Si tratta “di usare le donne come pedine politiche. Invece di lasciare le donne isolate in situazioni difficili, dovrebbero essere sostenute. Le reti di associazioni familiari dovrebbero essere valorizzate come protagoniste nel cammino con le donne che si ritrovano sole e in ansia”. “Nemmeno la Corte europea dei diritti dell’uomo riconosce il diritto all’aborto, né lo fa alcun tribunale internazionale. Si tratta, in effetti, di una semplice mozione manifesto con fini ideologici, senza fondamento giuridico. E questo non serve a nessuna donna e a nessun bambino nell’Unione europea”.
Sostenere le famiglie. Bassi prosegue: “Nel contesto di un inverno demografico, le istituzioni europee e gli Stati membri devono perseguire politiche che favoriscano la solidarietà intergenerazionale”.Per raggiungere questo obiettivo “devono promuovere la scelta di vita, informando e fornendo risorse alla famiglia al servizio del bene comune”.Il presidente Fafce conclude: “È possibile essere a favore della vita e anche a favore della scelta: la scelta che le donne abbiano figli e che le comunità crescano attraverso nuove vite. Politiche sociali concrete a sostegno delle donne e dei bambini andrebbero ben oltre le dichiarazioni ideologiche che non hanno alcun impatto sulla realtà”.