Di Pietro Pompei
L’11 di questo mese di aprile, dopo che i soggetti della comunicazione si sono precipitati a darci la notizia che il Parlamento Europeo vuole inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentale dell’Unione, l’argomento di questa scelta è tornato con tutta la sua virulenza.
Aborto e madre, sono due parole che si rincorrono, portandosi dietro l’assurdità della loro vicinanza. Sembrerà assurdo, ma credo che il termine di “madre” sia il più difficile ad essere accompagnato da altre parole che possano in qualche modo ampliarne o abbellirne il significato. Sì sono riempite antologie, allestite gallerie, le note musicali si sono rincorse in struggenti melodie, ma sono risultate sempre lacunose, perché per ogni persona mancava un verso, un colore, una nota che solo individualmente si sa esprimere.
Il nostro primo battito è partito dal suo cuore, è stata la scintilla della vita cui ha posto attenzione l’Onniscienza Divina. Avvenimento unico e irreperibile, premessa per il nascere di una persona che nel prendere coscienza di sé dà senso alla sua vita. Unico essere di valore inestimabile per redimere il quale il figlio di Dio e quindi Dio stesso, ha voluto percorrere la strada della nascita nel seno di una donna. C’è da inorridire oggi di fronte ad una società che favorisce e racchiude in una pasticca la deriva dell’aborto e che cancella pertanto il nome di “madre”. C’è chi lo ha tolto dai registri dei nati in una assurda pianificazione degli esseri umani. È a queste madri non più madri che in queste occasioni va il nostro pensiero perché non restino sommerse dal rimorso e sappiano ancora accendere il fuoco della Speranza.
Chiedo scusa di questa dissertazione e torno a questa giornata che qualcuno ha definito “triste” date le conseguenze di questa scelta.
Il poeta Parini nella “Caduta”, avrebbe scritto che c’è chi mestica nel torbido, se davanti allo sfascio mondiale, alla continua strage di “innocenti” si invoglia ancora a “guastare la dignità umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora di quelli che le subiscono e ledono grandemente l’onore del Creatore” (Concilio Vat. II, GS 27).
Per camuffare tutto questo si ricorre a nascondere la verità con linguaggi fumosi e fuorvianti. Conosciamo già, con tristezza, l’orribile linguaggio che in questi ultimi anni ha cercato di mascherare l’orrore della soppressione del bambino del grembo materno. Il Concilio Vaticano II definisce l’aborto: un delitto abominevole. ( GS 27/ 50). Eppure in questi anni si è preferito utilizzare un termine neutro: interruzione volontaria di gravidanza. Dovremmo chiederci, con sincerità: che cosa si interrompe con l’aborto? Una gravidanza o una vita umana? Sicuramente una vita umana. Una maternità interrotta ferisce gravemente i cuori delle persone coinvolte. La banalità del male genera altrettante vittime. Gandhi diceva: “Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l’aborto è un crimine”. Ma si preferisce nascondere questa drammatica realtà con un linguaggio fumoso e fuorviante. Del resto, il bambino non ancora nato non è neppure considerato una vita umana. Per definirlo viene spesso utilizzata un’altra parola ipocrita: un prodotto del concepimento. La fantasia dei distruttori delle parole a quanto pare non conosce il senso del ridicolo.
Il fatto che inserire l’accesso all’aborto, in modo “sicuro e legale” nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è il contenuto di una risoluzione, non vincolante, approvata dall’Europarlamento con 336 si, 163 no, e 39 astenuti; non deve lasciarci indifferenti, viste le continue smanie di parlamentari in vista delle prossime elezioni europee. Il testo che non è vincolante, ma un invito ai governi, esorta tra l’altro a depenalizzare completamente l’interruzione di gravidanza, a non finanziare associazioni che fanno propaganda anti-abortista e a rimuovere ostacoli come l’eccesso di medici obiettori. Questo invito in particolare è rivolto a noi italiani. Tuttavia per adottarlo servirebbe l’unanimità degli Stati membri e quindi resta un indicatore inquietante di quale progetto sociale c’è nella politica europea.
Appena un mese fa, la Francia era diventata il primo paese al mondo a sancire il diritto all’aborto nella sua Costituzione; una mossa che il parlamento europeo ha voluto replicare, dopo essere intervenuto sul punto già in altre occasioni.
“Per questo motivo esprimiamo il desiderio di adempiere a un impegno pubblico di verità ribadendo che l’aborto volontario è l’uccisione di un essere umano innocente. Pertanto non può costituire l’oggetto di un diritto di alcuno, né della donna che lo porta in grembo, né di qualsiasi altra persona o dello Stato.
Gli eventi accaduti in Francia nel marzo del 2024 interpellano dunque anche noi in Italia, non soltanto sul piano dei principi, schiacciati dalla introduzione di un ‘diritto’ contrario al diritto naturale, bensì anche sul piano pratico per evitare colpi di mano analoghi, limitativi del diritto all’obiezione di coscienza e diffamatoriamente dissuasivi delle iniziative concrete a favore della vita nascente”. (Avv.Mauro Ronco, prof.emerito Università Padova).
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