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Cardinale Zuppi ad Ascoli Piceno: “Dobbiamo saper guardare al futuro”

ASCOLI PICENO – Con la preghiera interreligiosa si è conclusa la due giorni dedicata all’Earth Day di Ascoli Piceno, “Articolo 9 – Una sola terra”, organizzato dalla Diocesi di Ascoli per sensibilizzare sempre di più i cittadini sul salvaguarda del Creato e per pregare per la pace.

Sabato 13 e domenica 14 aprile tutta la cittadinanza, nonostante i tantissimi eventi presenti sul territorio e le temperature da anticipo d’estate, si è lasciata coinvolgere dalla proposta del vescovo Gianpiero Palmieri, che si è tenuta in città a coronamento di una serie di iniziative promosse nel corso dell’anno e rivolte a giovani, adulti, amministratori, professionisti.

I laboratori Unicam
Le giornate di Ascoli Piceno, entrate a pieno titolo nella programmazione di Earth Day Italia, sono cominciate sabato mattino con laboratori organizzati in collaborazione con la facoltà di geologia dell’Università di Camerino e coordinati dalla prof.ssa Eleonora Paris rivolti agli studenti delle scuole superiori e degli ultimi anni delle medie, oltre che a tutta la cittadinanza. Ad approfittare dell’occasione di guardare attraverso i microscopi ottici le microplastiche presenti nei mari o guardare da vicino le rocce e il drone utilizzato appositamente per scovare discariche abusive, tanti studenti, tra cui le ragazze e i ragazzi della D’Azeglio e dell’Ulpiani e tanti giovani che, di passaggio, si sono fermati incuriositi ad ascoltare i docenti e i dottorandi.

La tavola rotonda
Nel pomeriggio di sabato, la tavola rotonda “Una sola terra, le sfide ambientali in un mondo in guerra” ha catalizzato l’attenzione della città. In tantissimi hanno gremito la Cattedrale, ascoltando attentamente il dibattito sapientemente moderato dal presidente di Earth Day Italia Pierluigi Sassi e che ha visto l’alternarsi delle voci del presidente della CEI il cardinale Matteo Maria Zuppi, del direttore generale affari politici e sicurezza della Farnesina Pasquale Ferrara, della giornalista italo siriana Asmae Dachan e del vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo Maurizio Simoncelli.

“Il tema dell’ambiente – ha esordito il vescovo – è intessuto strettamente con quello della pace. Mai come oggi la pace in Europa è minacciata e oggi la città di Ascoli e la comunità diocesana in questa cattedrale, si ferma e vuole riflettere sul tema della pace”.

Alla vigilia del G7 ambiente, Pierluigi Sassi ha chiesto al cardinale Zuppi un appello ai sette primi ministri che vi parteciperanno. “Dobbiamo partire dalla necessità di una consapevolezza – ha detto Zuppi – e cioè che se la casa comune non è sostenibile, vuol dire che è insostenibile, non esistono vie di mezzo. Dobbiamo saper guardare al futuro, continuando a tenere la Laudato Sì come punto di riferimento”.

“Il cambiamento climatico – ha ricordato Ferrara – è un moltiplicatore di minacce e dobbiamo pensare che il G7 e il G20 non bastano, perché è necessario coinvolgere tutti i paesi del mondo in questa partita”. “Un mondo che – ricorda Simoncelli – ha aumentato di molto le spese militari, oramai da decenni, andando spesso a finanziare le oltre cinquanta guerre in corso di cui nessuno sa nulla, se non quando i migranti che arrivano nelle nostre coste ce lo ricordano”.

Le popolazioni civili
E sulle migrazioni è stata Asmae Dachan a dare la testimonianza più toccante. “Le popolazioni civili sono quelle che più risentono delle guerre – ha raccontato – e poi ci sono altre popolazioni costrette a fuggire dalla fame, a causa dell’insostenibilità della loro vita, cui vengono inflitte ulteriori pene quando vengono recluse nei campi di accoglienza, dove spesso per anni aspettano di ottenere lo status di rifugiato. Chiediamo loro un documento che non possono avere. Come giornalisti, per raccontarli possiamo solo usare due colori: il rosso del sangue e il grigio delle macerie”.

Cosa fare per cambiare le cose?
“La società civile deve e può fare pressione sui governi, per esempio sul tema del disarmo”, afferma Simoncelli. “Bisogna mettersi nella sofferenza dell’altro – ricorda Zuppi – provare cioè compassione, in modo che il tuo dolore diventi il mio, e riscoprire che siamo tutti fratelli. Altrimenti, il mio timore è che le nostre coscienze si risveglino troppo tardi”. “Da un punto di vista informativo – prosegue Ferrara – importante è il ruolo della stampa. Si deve vigilare perché ogni cosa non diventi strumento di guerra, come l’uso dell’energia o delle frontiere. La legge di guerra, che un tempo era rispettata e faceva sì che non venissero coinvolti i civili, oggi si sta sgretolando”.

“Più di cento milioni di persone fuggono dalla fame, dalla guerra, dalla desertificazione – racconta Simoncelli – per risvegliare le coscienze dobbiamo raccontare quanto brutta sia la guerra, devono farlo i media ed è importante anche fare formazione nelle scuole”. “La storia è fondamentale – spiega Dachan – quando vado nelle scuole, dico ai ragazzi di intervistare i nonni sui tempi della guerra, così sviluppiamo l’empatia. Anche noi giornalisti dobbiamo mettere al centro della nostra agenda i diritti umani e raccontare anche le guerre dimenticate”.

La storia è anche quella che portò, nel 1990, dopo anni di gestazione, ad una legge sugli armamenti che regolamentò in modo stringete la vendita di armi da parte dell’Italia. “Una legge che oggi il governo sta smantellando, allargandone molto le maglie – denuncia Simoncelli – come sta succedendo, anche a livello internazionale, per tanti altri risultati raggiunti attraverso tante battaglie, tanti trattati sottoscritti, che oggi sono disattesi”.

L’appello ai ministri del G7
Un anelito di speranza e un appello ai ministri del G7 è quello che proviene da Asma Dachan. “Le nuove generazioni – afferma – hanno una consapevolezza maggiore di quelle precedenti su tanti temi. I giovani, oggi, sono più inclusivi, ripudiano la guerra, si mobilitano in maniera originale, creando reti internazionali attraverso il web, e punta su un maggiore equilibrio tra maschile e femminile. Ho fiducia in loro e, dando loro spazio nella politica, sono sicura che contribuiranno a cambiare le cose in meglio. Ai ministri del G7 dico di guardare i lori figli o nipoti e pensare che sono uguali a tutti i bambini del mondo. Se desiderano per loro salute, istruzione, anche tutti gli altri bambini ne hanno diritto. Questo è l’unico modo per camminare nel mondo”.

La Santa Messa per la Pace
Il giorno successivo, una piazza piena e assolata ha partecipato alla S. Messa celebrata sul Sagrato della Cattedrale e seguita dalla preghiera interreligiosa, in diverse lingue, coordinata da don Francesco Guglietta. “Nel 1986 Giovanni Paolo II – ha affermato durante l’omelia il vescovo Gianpiero – disse che tutte le religioni hanno nel loro DNA la pace e che tutte, nella loro storia, hanno tradito questo loro DNA. Per questo, riunì tutte le religioni ad Assisi, per pregare insieme”.

La preghiera interreligiosa
E proprio questo è successo in piazza Arringo, domenica 14 dalle 11.30 in poi, quando i momenti di preghiera guidati da rappresentati di diverse religioni e lingue si sono susseguiti, punteggiati dagli interventi del Jericho Gospel Choir: da Sonia Bali, induista, che ha introdotto e letto alcuni mantra, alla preghiera di una piccolissima comunità monastica formata da un monaco russo e uno ucraino, dalla lettura di un brano del corano da parte dell’Imam Mustapha Batzami alla lettura di un brano della scrittura di don Francesco, dalla preghiera in ebraico alla testimonianza registrata del parroco di Gaza P. Gabriel Romanelli, in un crescendo di emozioni che ha portato i presenti all’ascolto dell’accorato intervento, andato in onda sul ledwall, del Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa.

“Non c’è pace senza giustizia – ha affermato – ma non ci sarà giustizia se i nemici non si daranno il perdono. Qui la situazione è molto difficile. Quello che crea maggiore disorientamento è la mancanza di certezza sul futuro, sull’uscita dalla crisi. Abbiamo bisogno di grande coraggio e di leadership in grado di aprire gli orizzonti, che oggi purtroppo mancano. Quello di cui tutti qui abbiamo bisogno – cristiani, ebrei, musulmani – è la vicinanza. Esprimere questa empatia è necessario, come anche cercare sempre occasioni di incontro e di relazioni, senza la quale la pace non si potrà costruire”.

Il simbolo
Quindi, il gesto simbolico, la piantumazione di un Melograno, e la distribuzione ai presenti di un QR-code attraverso cui contribuire a popolare la foresta della Diocesi di Ascoli Piceno, attraverso il sito Treedom. Con la preghiera del vescovo Gianpiero e i canti finali del Jericho Gospel Choir si è concluso l’Earth Day di Ascoli Piceno, ma il progetto “Articolo 9 – Una sola terra” prosegue, con altre iniziative che si terranno nel mese di maggio: un evento dedicato agli imprenditori agricoli e la premiazione dei giovanissimi che hanno partecipato al concorso “Un podcast per il Creato“.

Redazione: