“La vocazione contemplativa non porta a custodire delle ceneri, ma ad alimentare un fuoco che arda in maniera sempre nuova e riscaldi la Chiesa e il mondo”.
Lo ha detto il Papa, nel discorso – in spagnolo – rivolto alle Carmelitane Scalze, ricevute ieri in udienza. “Il vostro – ha detto loro – è un cammino in cui ci si lascia influenzare dall’amore di Cristo fino ad unirsi a lui, perché questo amore pervada tutta l’esistenza e si esprima in ogni gesto e in ogni azione quotidiana. Il dinamismo della contemplazione è sempre un dinamismo di amore, è sempre una scala che ci eleva a Dio non per staccarci dalla terra, ma per farcela abitare in profondità, come testimoni dell’amore ricevuto”.
Di qui ‘attualità dell’insegnamento di Santa Teresa d’Avila, che esorta a dedicare tempo al silenzio e alla preghiera, definito “la sorgente dell’apostolato e di tutte quelle mansioni quotidiane che il Signore ci chiede per servire la Chiesa”. No, allora, al “nostalgico ritorno al passato”, si invece alla capacità di “guardare al futuro con le radici nel passato, con i piedi scalzi, cioè con la libertà dell’abbandono in Dio”.
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