Di Giovanni Nicotra, del gruppo GAMIS
LORETO – Per il terzo anno consecutivo ho avuto il prezioso dono di poter partecipare al Convegno Missionario Nazionale dei Seminaristi, giunto ormai alla sua 67esima edizione, organizzato da Missio Consacrati. Dopo Bergamo e Napoli quest’anno i seminaristi provenienti da tutta Italia hanno attraversato le dolci e colorate colline marchigiane per giungere a Loreto. È stata proprio la Casa del “Si” di Maria a radunare, dal 10 al 13 aprile, alcune delegazioni di seminaristi provenienti da 26 seminari italiani per riflettere e confrontarsi sul tema della Missione. Con grande entusiasmo, noi seminaristi marchigiani, abbiamo accolto l’invito ad essere i “padroni di casa” nell’accogliere e accompagnare i nostri fratelli seminaristi. Cuori ardenti, piedi in cammino è stato il tema scelto per questi giorni, tratto dal messaggio di papa Francesco per la 97ª Giornata missionaria mondiale. Le prime provocazioni ci sono state consegnate da suor Chiara Cavazza, religiosa delle Francescane dell’Immacolata di Palagano (Bologna).
Suor Chiara si è soffermata con noi su quel cuore ardente, luogo in cui nasce in noi il desiderio di entrare in relazione con Dio e che permettere a Lui di abitare in noi. È nel cuore che sperimentiamo quella vastità di sentimenti umani ma insieme anche divini, che ci animano e ci spingono ad andare. Ed è proprio nel cuore che siamo chiamati a scegliere la nostra vocazione lasciando che questo arda per ciò da cui ci sentiamo chiamati. Altre riflessioni ci sono state donate da dom Gianni Giacomelli, monaco camaldolese di Fonte Avellana. Lui ha ripreso la seconda parte dello slogan: piedi in cammino. Ci ha aiutati a ripercorrere la narrazione evangelica dei discepoli di Emmaus soffermandosi sull’essere mandati e inviati. Gesù, facendo riferimento a Mosè, esplicitamente ha ricordato ai due discepoli in cammino che la prima domanda da farsi non è “dove devo andare?”, ma è “chi sono io?”. Proprio come ha fatto Mosè di fronte al roveto ardente, quando Dio gli ha risposto: “Io sono con te”. L’uomo, quindi, è colui con cui Dio sta. Questa consapevolezza è indispensabile per mettersi in cammino. Ognuno di noi allora si è riportato a casa, da questo secondo momento di incontro, la consapevolezza che Dio ci manda non per le nostre capacità, ma per la capacità che abbiamo di trasformare la nostra debolezza in forza. Le relazioni sono state accompagnate da delle testimonianze, alcuni tra questi testimoni provenienti dalla nostra terra: Carlos Vigil da El Salvador, seminarista al V anno nel nostro seminario; don Alberto Forconi, della diocesi di Macerata, accompagnato da don Mario Moriconi, della diocesi di Fermo che ci hanno raccontato della loro missione in Argentina, nella diocesi di Moron, alla periferia di Buenos Aires ed Alessandra e Alessandro Andreoli, sposi e direttori del Centro missionario dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, che ci hanno raccontato il loro “sì” a partire come famiglia per un’esperienza nel Paraná (Brasile). A fare da cornice alle riflessioni sono stati i laboratori, guidati dai visitatori dei seminari, missionari che per conto della Pontificia Unione Missionaria (Pum) ogni anno raggiungono le nostre case di formazione per sensibilizzarci sul tema della missione. Questi momenti di laboratorio sono stati molto utili, per far risuonare in ciascuno le parole ascoltate e condividere poi tra noi sogni, speranze, desideri insieme a fatiche e timori per la chiesa del presente e quella del futuro. È stato molto arricchente, trovarsi insieme, provenienti da terre diverse, con stili formativi propri di ciascun seminario, ognuno con la sua storia di chiesa e tradizioni, ma con lo stesso cuore, che arde, per l’annuncio del Vangelo. Oltre a tutto questo la reliquia della Santa Casa ha fatto anche da sfondo alle nostre celebrazioni, tante voci unite in un solo cuore, hanno innalzato in quei giorni pasquali lode a Dio per la chiamata alla vita, alla vocazione battesimale, al discepolato dietro a Gesù.
In quei piccoli “si”, ripercorsi e detti in quei giorni, sicuramente nel cuore di molti è nato il sogno di un “si”, più grande, alla missione ad gentes. Non sono mancati i momenti di fraternità, giochi e animazione, in cui abbiamo potuto conoscerci meglio, raccontarci e condividere, l’uno all’altro, i motivi per cui anche il nostro cuore oggi arde. È l’incontro, con altri fratelli, che ci fa sperimentare una vicinanza indissolubile nell’essere tutti discepoli di Gesù e che se poi, ognuno torna a camminare lungo le proprie strade, resterà il fatto di essersi scoperti fratelli e per questo continuare a custodirsi reciprocamente nella preghiera. Riparto da Loreto, dal luogo dove la Parola di Dio è stata offerta in punta di piedi, ad una ragazza in ascolto, che ha detto “sì”, con la stessa fretta di Maria. Non si è fermata lì, subito si è messa in viaggio per raggiungere la parente Elisabetta.
Lo ha fatto di fretta perché tutto ciò che riguarda Gesù non sopporta mediocrità, merita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre in ritardo sulla fame di Gesù. I discepoli, come Maria, corrono, sospinti da un cuore in tumulto, perché hanno ansia di luce, di portare l’annuncio che il loro maestro è vivo ed è risorto, è il loro cuore che arde a metterli in cammino.