Di Diana Papa
Mancano in questo tempo le vocazioni o in genere la nostra testimonianza cristiana è spesso priva di attrazione, perché non incarniamo fedelmente i valori che Gesù ci ha affidato il giorno del Battesimo?
È un interrogativo che interpella ciascuno di noi, laici e consacrati. Esso non va confuso con la conta dei numeri delle vocazioni, ma va considerato come possibilità per una presa di coscienza della qualità del nostro essere autentici cristiani capaci di testimoniare che vale la pena donare totalmente la vita come Gesù per amore dei fratelli e delle sorelle.
Urge in noi adulti un esame profondo che ci permetta di verificare se siamo fedeli a Cristo e al Vangelo, perché in questo tempo rischiamo di comportarci come coloro che abitualmente frequentano le comunità ecclesiali, sentono intellettualmente la Parola, partecipano alla religiosità popolare, fanno parte di una comunità di vita consacrata, ecc., ma di fatto si comportano come se Dio non esistesse. È come se a noi credenti, assorbiti come tutti dai social, mancasse in alcuni momenti la capacità di tenere in mano le redini della nostra vita animata dalla fede, scivolando così nell’incoerenza e nell’individualismo che annullano pian piano il senso di appartenenza al Signore, alla Chiesa, all’umanità.
Si può affermare che i giovani in questo tempo incontrano di solito delle persone che rendono visibile la presenza di Dio attraverso una vita profondamente umana? Dove siamo noi adulti che spesso ci perdiamo dietro alle tante cose da fare, disconoscendo l’essenziale della nostra esistenza, Gesù e il Vangelo, da rendere visibile laddove realmente siamo? Come stiamo curando una vita di fede perché la nostra testimonianza non si traduca in un vago spiritualismo o in una religiosità disincarnata?
Se i giovani incontrano persone che si giocano totalmente l’esistenza per Cristo in qualsiasi stato di vita, sono disponibili ad approfondire la relazione con Lui e a rispondere con il loro “eccomi” ad ogni chiamata. Quando scoprono, attraverso la testimonianza dei credenti, laici e consacrati, che il Signore invita ogni persona a “prendere parte al suo progetto d’amore e incarnare la bellezza del Vangelo nei diversi stati di vita” (messaggio 2024 di Papa Francesco), nasce in loro il desiderio “di lasciarsi inquietare dalla presenza di Gesù, di lasciargli spazio, di seguirlo, di donarsi completamente a Lui” (cfr. messaggio 2024 di Papa Francesco).
Vivendo spesso in un vortice senza tempo, i giovani possono scoprire, attraverso la testimonianza dei credenti in contatto con se stessi, con gli altri, con il creato, con il Mistero che li abita, il bisogno di “fermarsi”, per cercare di ascoltare in profondità le domande esistenziali. L’incontro con chi vive l’esistenza secondo un cammino di autodirezionalità dettata da Gesù e dal Vangelo, può far loro sperimentare che la vita ha un senso e che può essere vissuta fino in fondo con gioia.
I giovani possono essere sospinti a seguire radicalmente il Signore, se noi adulti, laici e consacrati “credenti”, facciamo vedere Dio nella nostra vita, attraverso un’intensa vita spirituale, la cura rivolta ad ogni persona che incontriamo, la scelta di non lasciarci sedurre dal potere o dall’ambizione individuale nella Chiesa, in parrocchia, nella comunità, in famiglia, nel sociale, nelle relazioni, nel lavoro, nel tempo libero. L’unificazione della persona nello Spirito ci permette di assumere uno sguardo evangelico capace di aprire nuovi orizzonti che raccontano la presenza di Dio e la custodia del bene comune nella Chiesa e nella società.
La verifica del nostro cammino cristiano nei diversi stati di vita ci permette di capire di che cosa liberarci, che cosa potenziare, quale percorso credibile intraprendere o quali aspetti consolidare. I giovani si interrogano, quando incontrano coloro che nella Chiesa, nelle comunità di vita consacrata, nella società e ovunque vivono un cristianesimo incarnato, soprattutto quando narrano l’amore del Padre annunciato da Cristo con la vita, facendosi compagni di cammino di chi si sente smarrito, di chi è povero, di chi desidera stabilire relazioni autentiche, di chi si adopera per la giustizia e per la pace.
Nella relazione fedele con il Signore possiamo, inoltre,
testimoniare insieme quanto ci sta a cuore che ognuno trovi in Gesù e nel Vangelo un senso da dare alla propria vita,
perché ciascuno si coinvolga in questo progetto d’amore, “diventando così pellegrini di speranza” (Papa Francesco).
A noi adulti l’impegno di
offrire testimonianze credibili a tanti giovani
che attendono segni di tangibili di vita cristiana che li aiuti a liberare la bellezza umana e divina che è in loro, per seguire il Signore.