Di Pietro Pompei
DIOCESI – A questa età mi sia perdonato un giorno di ritardo: il desiderio di fare memoria della morte, avvenuta il 25 aprile 1995, di un sacerdote carissimo per tanti motivi, è rimasto in me.
Mentre assistevo alle cerimonie commemorative del giorno della liberazione, mi è tornata in mente la figura indimenticabile di un sacerdote ripano che ho avuto la grazia di conoscere fin da bambino e che poi ho ritrovato insegnante per ben due volte, come professore di greco nel seminario minore di Ripatransone e di religione nell’Istituto Magistrale della stessa città: don Filippo Consorti, familiarmente chiamato don Pippo. In quelle cerimonie ho, sicuramente, ritrovato un ‘ambientazione stile manzoniano, lettura quotidiana del nostro professore. Don Pippo portava sempre con sé il Breviario e i Promessi Sposi e non perdeva occasione per trovarvi la spiegazione delle vicende della vita. Ormai lo sapeva a memoria e spesso tornava sui passi forti della vita del sacerdote che il cardinale Borromeo lamentava a don Abbondio come quello del martirio. E non ebbe paura di intervenire in un comizio che il PCI aveva organizzato dal terrazzo antistante l’episcopio con oratore uno spretato. La piazza brulicava di bandiere con falce e martello, la curiosità aveva aggiunto una folla da far paura. Al termine del comizio un brusio si levò tra la folla e il nome di don Pippo faceva largo fino a giungere al microfono. Dopo aver controbattuto il discorso precedente in un silenzio minaccioso, con la sua facile oratoria, terminò con un invito al “caro confratello” di tornare sulla retta via che strappò un grande applauso. Si era nell’anno 1952.
Per noi, studenti delle magistrali aveva fondato l’associazione giovanile “Giosuè Borsi”, un giovane scrittore, convertito al Cristianesimo, morto in combattimento nella prima guerra mondiale 15/18.
Quante volte, negli ultimi anni della sua vita, mi ha telefonato per parlare del nostro settimanale “l’Ancora” e come diceva: “Combatti con fede la grande battaglia…”; e terminava sempre con una frase dei Promessi Sposi o di un Santo a lui particolarmente caro, Sant’Agostino: “Quod aeternum non est, nihil est”.
Penso di non errare se indico in migliaia gli studenti che lo hanno avuto come insegnante. Al funerale del 1995 era tutto un salutarsi. Il prossimo 25 aprile lo ricorderemo nel 30° anniversario della morte.
0 commenti