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Perù: vescovi su 1° caso di eutanasia nel Paese, “applicazione del protocollo medico viola il diritto inalienabile alla vita”

“La recente applicazione dell’eutanasia, in conformità con il protocollo stabilito da Essalud, in seguito all’ordine della sentenza ratificata dalla Camera permanente di diritto costituzionale e sociale della Corte Suprema, datata 22 luglio 2022, che ha posto fine alla vita di Ana Estrada, viola il diritto inalienabile alla vita”.

Lo scrive, in una nota, la Conferenza episcopale peruviana. “L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, possiede una dignità intrinseca che nessuno può negare o sminuire. Questa dignità è resa più profonda dall’incarnazione di Cristo, che ha una natura umana e vive l’esperienza dell’essere umano”, proseguono i vescovi, che fanno riferimento al magistero della Chiesa, alla loro precedente nota del 2021 e alla Costituzione peruviana.
Quello messo in atto la settimana scorsa è il primo caso di eutanasia in Perù. Ana Estrada (47 anni) soffriva di una malattia degenerativa progressiva, la polimiosite, e dal 2019 chiedeva che lo Stato le concedesse l’eutanasia. Nella nota della legale che aveva appoggiato la richiesta, si era appreso che la procedura medica è stata eseguita in conformità con il protocollo di morte con dignità, approvato dalla compagnia statale di assicurazione sociale Essalud. Tale piano era stato approvato in una sentenza del 23 febbraio 2021 ed era stato ratificato dalla Corte suprema il 14 e il 27 luglio 2022.

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