DIOCESI – Si è svolto Domenica 28 Aprile 2024, alle ore 16:00, presso il Monastero Santa Speranza delle Sorelle Clarisse in San Benedetto del Tronto, l’incontro “La delusione sconfitta (i due di Emmaus) – Riconoscere Dio nella verità”, un evento organizzato dall’Ufficio di Pastorale Familiare della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e rivolto alle famiglie che sperimentano un momento di difficoltà, alle persone separate o divorziate e a quelle che vivono una situazione di nuova unione. A parlare di delusione e di come superare il dolore sono state due relatrici d’eccezione: Suor Patrizia Nocitra e la dott.ssa Maria Chiara Verdecchia. Presente, oltre ai coniugi Patrizia e Piero Censori, responsabili dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, anche il vescovo diocesano, Mons. Carlo Bresciani, il quale al termine dell’incontro ha presieduto la Santa Messa nella cappella del Monastero, concelebrando insieme al diacono Walter Gandolfi, alle Sorelle Clarisse e a tutti i partecipanti che hanno scelto liberamente di rimanere.
Durante la prima parte dell’incontro è stato approfondito il testo evangelico dei discepoli di Emmaus, riflettendo in particolar modo sui sentimenti e sugli stati d’animo che i due si trovano a vivere e che potremmo dividere in due momenti: nel primo si passa dall’entusiasmo delle prime ore alla tristezza e al dolore della cattiva notizia, fino a giungere alla delusione per le speranze disattese; poi nel secondo momento, attraverso l’aiuto concreto di Gesù in persona che si avvicina loro e cammina con loro, i due acquisiscono la consapevolezza di quanto accaduto e finalmente riconoscono la luce che c’è intorno a loro e se ne lasciano illuminare.
Queste le parole di Suor Patrizia Nocitra e della dott.ssa Maria Chiara Verdecchia: “Ogni difficoltà della vita – un lutto, una malattia, la perdita del lavoro, un tradimento – ci mette in crisi. Ma la crisi può essere anche un’opportunità, a patto che siamo disposti ad accettare la sofferenza. Se accettiamo questo, si può rinascere. A livello biologico si nasce una volta sola. A livello psicologico si può rinascere infinite volte. È però necessario intraprendere un faticoso percorso di consapevolezza. Quando qualcosa va in frantumi, non tutto è da buttare. Occorre recuperare la bellezza della luce che c’è attorno a noi, attraverso il perdono, la gratitudine, la compassione, l’autocompassione. Solo così permetteremo alla delusione di tornare ad essere desiderio”.
Sollecitato dalle domande di alcuni presenti, il vescovo Bresciani ha concluso l’incontro con queste parole: “L’immediato ci toglie il fiato, ci soffoca. L’esperienza della luce, invece, una volta scoperta, ci ridà vita. E se leggiamo il Vangelo così, con questa prospettiva d’animo, allora Esso diventa Luce che illumina i nostri passi e il cammino di fede ci accompagnerà nella vita di ogni giorno“.
Al termine dell’incontro chi ha voluto si è spostato nella cappella adiacente al salone del Monastero Santa Speranza per pregare insieme i Vespri e poi concelebrare la Santa Messa, la cui Liturgia del giorno prevedeva il celebre brano evangelico di San Giovanni (Gv 15,1-8), in cui Gesù afferma: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» . Queste le parole del vescovo Carlo Bresciani durante l’omelia: “C’è un verbo che ricorre frequente in questo brano: rimanere. Perché Gesù ripete così tante volte questo verbo? Perché sta aiutando i suoi apostoli e i suoi discepoli a capire cosa significhi seguire Lui, li sta aiutando a comprendere dove stia, dove risieda la vitalità della fede. Il paragone con la vite e i tralci serve a Gesù per dire che non solo noi siamo i tralci, quindi uniti a Lui che è la vite, ma che abbiamo bisogno della vite, ovvero della Sua linfa vitale. Quindi, se da una parte con il verbo rimanere sottolinea l’unità tra noi e Lui, dall’altra vuole anche sottolineare che questo rimanere non è un rimanere vuoto, passivo, bensì un rimanere che coglie, che prende linfa. Un rimanere che non varia a seconda delle stagioni, bensì è per sempre; un rimanere che attraversa le diverse vicende della vita, che è nel periodo primaverile ed estivo, quando le foglie crescono verdi e rigogliose e i frutti abbondanti, ma che è anche nell’autunno e nell’inverno, perché il rimanere è il presupposto di una sempre nuova vitalità. È un rimanere che è l’unico strumento che permette che la nostra vita cristiana non sia solo un sopravvivere, bensì porti molto frutto, come dice il testo evangelico. Qual è dunque il frutto di cui parla Gesù? Qual è la linfa che fa vivere la vite? L’amore per il Padre e l’amore per l’uomo. È questo che ha mosso tutta la vita di Gesù. Questo significa che il nostro rimanere in Gesù significa cogliere questa linfa e farla diventare la nostra stessa vita”.
“Anche nella prova dunque siamo chiamati a rimanere in Gesù – ha concluso Bresciani – perché, quando il tralcio resta, poi vive una nuova primavera. Chiediamo allora al Signore di donarci la perseveranza nel rimanere sempre in Gesù e che non sia un rimanere passivo, fine a se stesso, bensì un rimanere fecondo, che coglie questo amore del Signore e lo riversa sugli altri, testimoniando la Parola, restituendo l’amore ricevuto e costruendo relazioni fraterne e comunità che si vogliono bene, che sono il vero segno della presenza del Signore che sta agendo in mezzo a noi. Chiediamo dunque al Signore la grazia di rimanere sempre in Lui in ogni momento della nostra vita”.
Molto soddisfatti della partecipazione all’incontro i coniugi Patrizia e Piero Censori, i quali attraverso il Gruppo Orchidea, nato all’interno della Pastorale Familiare, propongono un percorso spirituale che aiuta i partecipanti a riconciliarsi con le proprie esperienze dolorose e a rileggere la propria storia alla luce della fede. “La sofferenza – affermano i due –, è di ogni uomo e di ogni donna, di conseguenza di ogni coppia. Noi cristiani, però, abbiamo il dono che ci ha consegnato Gesù con la Sua Parola: l’amore del nostro Dio, in cui troviamo la nostra Resurrezione”.
“La nostra – concludono i coniugi Censori – è una proposta, un’opportunità, che va prima di tutto accolta e poi sperimentata. Siamo grati al Signore per averci reso strumento nelle Sue mani, in tutti questi anni, per restituire un po’ di Luce a tante persone. Ringraziamo inoltre il vescovo Carlo per la sua costante presenza e le due relatrici, Suor Patrizia e la dott.ssa Verdecchia, per le belle e significative parole che hanno regalato ai partecipanti”.
Per ulteriori informazioni su come partecipare agli incontri organizzati dal Gruppo Orchidea, è possibile rivolgersi direttamente a Piero e Patrizia, al seguente recapito telefonico: 333 32 65 203.