M. Chiara Biagioni
“Abbiamo festeggiato il compleanno di un bambino, 9 anni e una storia terribile alle spalle. La sua mamma ha perso la vita in un bombardamento e il suo papà è morto sul fronte. Accompagnato da un salesiano, è andato a ricevere la medaglia al merito del papà”. E’ una delle tantissime storie che don Daniél Antùnez, presidente di Missioni Don Bosco, racconta al suo rientro da un viaggio compiuto nei giorni scorsi in Ucraina, prima a Lviv e poi a Kyiv in visita ai progetti che la Onlus sostiene: centri di accoglienza per i minori senza famiglia e per famiglie di profughi, un centro sportivo per la riabilitazione dei soldati mutilati; il Santuario di Maria Ausiliatrice a sud est della capitale dove le Missioni Don Bosco hanno costruito un rifugio antimissili a protezione dei residenti. “Mi porto dentro – confida il salesiano – tutta la sofferenza che ho vissuto ma anche il desiderio di continuare a sostenere questo Paese. Il mondo è in pericolo, le guerre sono diffuse e sempre più violente. L’Ucraina è forse il posto in cui possiamo capire cosa succede quando le persone perdono lo sguardo umano sulla realtà, quando si perde il rispetto per la dignità della vita e prendono il sopravvento la superbia e l’egoismo”.“L’Ucraina ti lascia un senso di disperazione. E’ una terra in guerra ferita da tanta sofferenza, tanta morte. E’ una parte di quella terza guerra mondiali a pezzi di cui parla Papa Francesco”.
Secondo i dati verificati dalle Nazioni Unite, gli attacchi avvenuti tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2024 hanno causato la morte di 25 bambini, il più piccolo dei quali aveva solo due mesi. Solo nelle prime tre settimane di aprile, nove bambini sono stati uccisi in attacchi. Sono almeno 600 i bambini uccisi nella escalation della guerra cominciata nel 2022. Più di 1.350 bambini sono stati feriti. Il loro numero reale è probabilmente molto più alto.
“È una guerra che lascia i bambini senza mamma e papà, senza casa, senza niente. È una sofferenza grandissima”, commenta padre Antùnez. “Che faranno dopo? Cresceranno così? Da soli? Orfani, senza niente”.
Nei giorni scorsi, Papa Francesco ha confidato di rimanere colpito, quando vengono qui a Roma bambini dell’Ucraina. Non sorridono. “La guerra fa questo: fa perdere il sorriso dei bambini”. “E’ vero”, conferma il salesiano. “I bambini vivono, continuano a giocare, anche sotto le bombe, ma dietro sono stanchi, tristi, psicologicamente provati. Sono bambini, figli della guerra. Dentro hanno ferite che da fuori non si vedono”.
Secondo i dati Unicef, quasi la metà dei bambini iscritti a scuola in Ucraina non riesce a frequentare la scuola in presenza, mentre quasi un milione di bambini in tutto il Paese non può accedere a nessun tipo di apprendimento di persona a causa dell’insicurezza. “I bambini normalmente vivono nelle loro famiglie, con la mamma e il papà. Vanno a scuola. Hanno i loro amici. Qui da un giorno all’altro – racconta don Antùnez – si sono ritrovati catapultati in una vita totalmente diversa da quella che avevano prima e chi ha perso entrambi i genitori, si è ritrovato solo, portato in un luogo sconosciuto con persone totalmente sconosciute. E tutto questo è avvenuto non per loro scelta. Nessuno di noi sa cosa c’è veramente nel loro cuore. Sappiamo solo che sono tristi, che stanno male. Chiedono, dov’è la mia mamma, quando torna il mio papà, quando vengono a prendermi. E tu sai che nulla per loro sarà come prima, che i loro genitori sono morti”.
Il Papa ha chiesto di lavorare perché i bambini possano riprendere “la capacità di sorridere”. Ma il cuore di un bambino può essere poi sanato? “Dipende tantissimo della realtà in cui poi il bambino si ritrova dopo il trauma”, spiega il salesiano. “Dipende tantissimo se trova un posto in cui andare ma soprattutto se trova persone che gli vogliono bene, sanno dargli affetto, disponibili ad accoglierlo, aiutarlo nel lungo cammino di crescita. Nei bambini figli della guerra, c’è una ferita che non è semplice da sanare. E’ complessa”.
Ma “l’amore è capace di prendersi cura di tutta la nostra vita e di guarire qualsiasi male subito”.
Prima di chiudere l’intervista padre don Antùnez si rivolge agli italiani: “Come presidente delle Missioni Don Bosco, posso dire che tutto quello che stiamo facendo come aiuto umanitario in Ucraina, non lo stiamo facendo da soli ma grazie ai benefattori, grazie a questo cuore grande che c’è in Italia. Tanti italiani hanno vissuto la guerra e non se ne sono dimenticati. Sanno cosa significa vivere nella necessità e nel bisogno dell’aiuto dell’altro. Noi possiamo aiutare umanitariamente l’Ucraina solo grazie al cuore grande dei nostri benefattori”.