X

Intervista a Marco Sermarini, fondatore della Compagnia dei Tipi Loschi di Pier Giorgio Frassati

DIOCESI – Il Beato Pier Giorgio Frassati, indicato dagli ultimi tre Pontefici come modello per i giovani di ogni tempo, sarà canonizzato nel 2025, durante il Giubileo, per volere di Papa Francesco, che spesso lo cita per incoraggiare i ragazzi a seguire il suo motto: «Bisogna vivere, non vivacchiare».
In occasione di questa bella notizia, abbiamo incontrato Marco Sermarini, che, insieme alla giovane Federica Graci – che sarebbe poi divenuta sua moglie – nel 1993 diede vita alla “Compagnia dei Tipi Loschi di Pier Giorgio Frassati“, i cui iscritti, come ben si comprende dal nome, prendono a modello e come punto di riferimento la figura dell’ormai Santo piemontese. Sermarini, che oggi ha cinquantanove anni, è vedovo ed ha cinque figli, ha frequentato il Liceo Scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto, ha poi conseguito la laurea presso la Facoltà di Legge dell’Università di Macerata e, sebbene da tempo eserciti la professione di avvocato, in questo lungo trentennio non ha mai abbandonato il Movimento, bensì ha contribuito a farlo crescere sempre di più e a renderlo una presenza autorevole fra i giovani, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Dalla vita della Compagnia dei Tipi Loschi, infatti, in questi lunghi anni sono nati un’associazione di volontariato, due cooperative, una polisportiva, un centro per l’infanzia, una serigrafia, una scuola parentale libera, un coro musicale, una compagnia teatrale, una radio online e una rivista mensile. Sermarini è anche il Presidente della Società Chestertoniana Italiana.

Come è nata “La Compagnia dei Tipi Loschi” qui a San Benedetto del Tronto?
I Tipi Loschi sono nati poco più di trent’anni fa, nell’Ottobre del 1993, quando alcuni di noi, all’interno degli Scout, manifestarono un particolare interesse per la figura di Pier Giorgio Frassati che avevamo avuto modo di conoscere andando a fare servizio presso la Casa Famiglia “Santa Gemma” fondata nella parte alta di San Benedetto del Tronto nel lontano 1940 da don Francesco Vittorio Massetti, ex compagno di studi universitari di Frassati. Don Francesco Vittorio, memore di questa grande amicizia con il Santo torinese, aveva realizzato la Casa Famiglia proprio ispirandosi a lui e in questo spirito coinvolse mote persone. Questo ricordo vivo di Pier Giorgio era giunto fino a noi proprio dalle visite che facevamo settimanalmente a Santa Gemma. Questo legame di affetto e stima per l’amico Pier Giorgio era testimoniato anche da un quadro appeso nella Casa Famiglia. Don Francesco Vittorio fu egli stesso uno dei primi “Tipi Loschi”. Mia moglie ebbe modo di incontrarlo diverse volte grazie ad uno dei “giovani” che coinvolse nelle sue opere, Giuseppe Filippini, inventore delle Cooperative Sociali negli anni ’60. Fu così che decidemmo di costituire questo Gruppo per il quale ricevemmo un’approvazione informale da parte di Mons. Giuseppe Chiaretti il 1° Novembre 1993, Solennità di Tutti i Santi, una data che ancora oggi noi Tipi Loschi celebriamo ogni anno come anniversario della nostra Fondazione e festeggiamo recandoci a Loreto per ringraziare Dio, la Madonna e tutti i Santi del dono che abbiamo ricevuto. Successivamente il Movimento ricevette in maniera ufficiale anche il benestare secondo il diritto canonico per mano di Mons. Gervasio Gestori.
Attualmente, dopo oltre trent’anni, la Compagnia dei Tipi Loschi è un’associazione privata di Fedeli di diritto diocesano con personalità giuridica approvata in via definitiva nell’anno 2009.

Quanti eravate e di quali iniziative vi siete occupati all’inizio?
All’inizio eravamo quarantatré giovani, dai dodici ai trent’anni. Principalmente c’erano ragazzi che frequentavano le Scuole Medie, qualcuno che frequentava le Superiori, pochi studenti universitari e pochissimi, come me, che avevano terminato gli studi e già lavoravano. Mons. Chiaretti ci affidò Casa San Francesco, un locale adiacente alla chiesa di San Francesco da Paola in Grottammare, dove c’erano già le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. All’inizio non facemmo nulla di particolare. Ricordo che il primo giorno addirittura facemmo il gioco del fazzoletto! Iniziammo, però, a riunirci una volta alla settimana e, tenendo conto del fatto che avevamo età diverse, ci dividemmo in gruppi. Andavamo a Messa, pregavamo e aderimmo anche all’iniziativa lanciata nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II della Grande Preghiera per l’Italia, così iniziammo a pregare il Rosario ogni mercoledì sera.  Questo appuntamento settimanale ancora esiste e, poiché nel frattempo alcuni di noi hanno messo su famiglia, l’incontro del Mercoledì è divenuto ormai un momento di incontro fisso per tutti noi e per i nostri figli. E lo stesso vale per gli altri incontri settimanali. Ancora oggi, ogni settimana, ci riuniamo divisi per età: il Martedì gli studenti delle Scuole Medie; il Venerdì gli universitari e i lavoratori, quindi i giovani adulti; il Sabato ci vediamo tutti insieme, leggiamo un testo e teniamo una piccola catechesi su un argomento specifico. In questo momento, ad esempio, stiamo approfondendo alcuni scritti di Papa Benedetto XVI sui Padri della Chiesa.

Oltre ai momenti di incontro settimanali, sono tante le iniziative che avete portato avanti dal 1993 ad oggi. Quali sono le più importanti?
Come le dicevo, noi ci siamo costituiti il 1° Novembre 1993, nel giorno della festività di Tutti i Santi, una data significativa per noi, in quanto è grande il desiderio di vivere nella quotidianità la nostra chiamata alla santità. L’incontro con Pier Giorgio ci ha dato infatti la conferma che la santità non è un limite per un uomo, né un “mestiere” di pochi, ma una completezza e un coronamento della nostra personalità e soprattutto è la vocazione a cui tutti siamo chiamati. Per tale ragione tutte le iniziative nate dalla nostra Compagnia sono profondamente radicate nel mondo e pensate per il mondo. Due mesi dopo la fondazione della nostra Compagnia, quindi a Gennaio 1994, è nata un’associazione di volontariato, la San Giovanni Paolo II O.D.V., che si occupa di tenere lezioni di aiuto allo studio per chi ne ha necessità e che, allo stesso tempo, coinvolge i giovani volontari nell’organizzare incontri ed iniziative di tipo culturale. Sette anni dopo, nel 2001, è nata la Cooperativa Capitani Coraggiosi S.C.S., che negli anni ha ampliato sempre di più le sue attività: oltre a gestire la Scuola Parentale Libera intitolata a Gilbert Keith Chesterton di Porto d’Ascoli, attualmente svolge un servizio di assistenza domiciliare ai minori e si occupa del Centro ricreativo presente nella zona di Santa Lucia, in cui si fa assistenza agli anziani. Infine nel 2004 è nata anche la Cooperativa Hobbit S.C.S., che si occupa di persone svantaggiate: il nome già la dice lunga su cosa pensiamo degli svantaggiati, ovvero che sono creature come gli hobbit, che vivono apparentemente condizioni di svantaggio, ma che in realtà da molti punti di vista sono più dotati di altri. Con questa cooperativa spaziamo da attività di edilizia, come demolizioni, costruzioni o ristrutturazioni, ad altre attività di botanica, e che hanno a che fare con il giardinaggio, la coltivazione di orti, la cura di oliveti, la potatura di alberi. Abbiamo poi la Società Polisportiva Gagliarda Sambenedettese S.C.S.S.D. , il Centro per l’Infanzia Barbalbero e anche la piccola serigrafia Pump Street in cui si possono stampare magliette, kit sportivi, abbigliamento da lavoro e simili. Infine gestiamo da molti anni il Palazzetto dello Sport di Martinsicuro: in particolare ci occupiamo dell’accoglienza e della manutenzione ordinaria. Abbiamo inoltre un coro musicale, una compagnia teatrale dal nome simpatico “Pochi ma buoni come i maccheroni” (proprio così, era questo un modo di dire di Pier Giorgio), e una radio online, Radio Notting Hill, che viene gestita completamente da alcuni giovani. Infine un’altra frase di Pier Giorgio ha ispirato il titolo della rivista mensile che la Compagnia pubblica da oltre venti anni, “Vivere… e non vivacchiare!”.

Come fate a sostenere economicamente tutte le varie attività?
Tutte le nostre attività hanno uno scopo educativo, l’aspetto economico è secondario. La Compagnia vive della generosità di chi ne fa parte, mentre le varie attività messe in campo vivono dei proventi del proprio lavoro. Chesterton ha ispirato non solo la nostra Scuola, ma anche la filosofia economica a cui ci rifacciamo, ovvero il distributismo, che consente di applicare quei principi della dottrina sociale della Chiesa che affondano le proprie radici nell’esperienza benedettina (ora et labora) e che sono stati espressi in tempi più moderni da papa Leone XIII nell’enciclica Rerum Novarum. Il distributismo consiste, come dice il termine stesso, nella distribuzione a tutti dei beni e dei mezzi di sostentamento, prima fra tutti la proprietà della casa. Un’idea distante sia dal capitalismo sia dal comunismo e che pone al centro della vita sociale tre concetti cardine: la famiglia, la capacità di vivere delle proprie risorse, la cooperazione. Questi aspetti sono molto vivi nella nostra Diocesi. Non dimentichiamoci, infatti, che noi siamo la patria di Mons. Sciocchetti, il quale si inventò cooperative e banche di credito cooperativo. Leggendo le opere di Chesterton, abbiamo riletto anche le opere di Sciocchetti in una prospettiva diversa.

La Compagnia dei Tipi Loschi è molto legata alla spiritualità benedettina. Come è nato il vostro legame con Norcia?
È nato diversi anni fa, quando fummo attratti dalla spiritualità benedettina. Il legame si è poi rafforzato successivamente in occasione del sisma che ha colpito la città umbra. In quell’occasione abbiamo aiutato i monaci benedettini ad effettuare le prime ricostruzioni necessarie per la loro vita quotidiana. Dei monasteri benedettini ci piace molto la spiritualità, l’intenso rapporto con la Parola di Dio e il modo in cui i monaci affrontano ogni giorno una lotta per divenire santi. Una volta al mese andiamo a trovarli e ogni volta affrontiamo un tema diverso: l’umiltà, l’orgoglio, la regola di San Benedetto, gli scritti dei Padri della Chiesa. I benedettini, per noi, sono il collegamento tra il passato ed il presente. Noi pensiamo che il passato della Chiesa abbia ancora tanto da dire alla nostra società presente.

Come si può entrare a far parte della Compagnia dei Tipi Loschi e qual è il vostro elemento identificativo per eccellenza?
La Compagnia è aperta a tutti coloro che vogliono seguire Nostro Signore secondo lo spirito di Pier Giorgio Frassati. Le persone che ci frequentano, in genere, sono quelle che incontriamo nelle nostre opere. Il nostro obiettivo è di portare sempre più persone a Cristo e di portare Cristo in ogni ambito: ecclesiale, sociale, comunitario.
Oggi, come sempre dall’inizio della fondazione del nostro Gruppo, al centro del nostro fare e pensare c’è la figura di Pier Giorgio Frassati e il grande esempio che ci ha dato. La qualità che lo ha caratterizzato per tutta la sua breve ma intensa vita, è stata quella di essersi avvicinato a Gesù Cristo e di aver vissuto eroicamente le virtù cristiane nella vita quotidiana. Per di più nella vita di uno studente, di un giovane che aveva fatto una scelta definitiva verso Cristo quando era ancora un ragazzo. Noi spesso pensiamo erroneamente che le grandi decisioni si prendano da adulti; invece da adulti in genere si ripercorrono strade a cui si è abituati. Per Pier Giorgio è stato così: fin da giovanissimo ha compiuto scelte impegnative e definitive.
Ho avuto il piacere di visitare la casa materna di Frassati a Pollone, in provincia di Biella, e nella sua stanza ho notato le numerose tessere delle associazioni a cui era iscritto: oltre alla patente, ci sono ancora la tessera della Gioventù Cattolica, quella della Giovane Montagna, quella degli Adoratori Notturni, quella dell’Unitalsi, quella della San Vincenzo de Paoli e tante altre. La vita della Chiesa all’epoca era molto organizzata per settori e lui cercava di interessarsi al Cristianesimo in ogni ambito della vita ecclesiale e sociale. Il Santo Pier Giorgio cercava la vita in quei posti, ma in realtà era lui a portare la vita in quei posti! Ovunque andasse, le persone rimanevano colpite dalla sua voglia di vivere, dal suo entusiasmo e dal suo modo di mettere in pratica il Vangelo.
Ecco, è proprio questo l’intento al centro del nostro Gruppo: far sì che la vita cristiana penetri nel quotidiano.

Come siete riusciti a trasmettere questi valori ai vostri figli?
In maniera semplice. Abbiamo cercato di vivere anche in famiglia le cose che abbiamo creduto. Vedendoci e vivendo, i nostri figli ci hanno voluto seguire. L’idea dei podcast e di Radio Notting Hill, ad esempio, è nata proprio dai ragazzi: infatti noi pensiamo che dal Cristianesimo possa nascere un interesse più vivo per tutto quello che abbiamo intorno. Con Pier Giorgio vogliamo attuare un’amicizia fondata radicalmente in Gesù Cristo, attraverso la quale dare un giudizio alle vicende della vita, aiutarci nelle circostanze quotidiane, un’amicizia che non rimanga chiusa in se stessa, ma che generi opere e si allarghi a tutte le persone che si incontrano, prendendole a cuore e aiutandole nelle necessità quotidiane. Vogliamo vivere dunque una fede che c’entra con la vita.

Quale messaggio vuole dare ai nostri lettori?
Voglio dire che sono grato al Signore per essersi fatto conoscere a me e a tanti altri attraverso la faccia di un giovane persuasivo come Pier Giorgio Frassati. Se non l’avessimo incontrato, forse la nostra vita non sarebbe fiorita.
Io sono contento di tutto, anche delle vicende meno belle della mia vita, perché anche nelle traversie ho avuto la grazia di riconoscere il Signore. E qualche traversia l’ho passata anche io, come quando ho perso mia moglie. Il modo in cui Federica ha affrontato la malattia è stato per me un insegnamento impareggiabile. Ho avuto la grazia di stare vicino ad una persona grande che continua a starmi vicino anche ora. La fede cattolica è insostituibile: ti fa conoscere delle cose che, se vai dietro al mondo, non riesci a conoscere o a capire. Come la comunione dei Santi: noi tutti, chi qui sulle terra chi in Cielo, lavoriamo e combattiamo per lo stesso obiettivo. La forza che viene dalla fede è unica. Anche la malattia di mio padre mi ha segnato molto: egli ha trascorso gli ultimi quattro anni delle sua vita spegnendosi lentamente e i miei amici mi hanno aiutato tantissimo a vivere la situazione e anche i miei figli hanno fatto, a turno, le notti dal nonno. Sono grato al Signore per l’amicizia ricevuta anche in quell’occasione. La fede produce frutti gustosissimi. Il fatto di capire che quello che hai al tuo fianco è uno come te, che ha bisogno di aiuto e sostegno, è un grande dono della fede. E tante opere sono nate così, proprio dall’attenzione e dall’interesse per quello che ti sta di fianco. Frassati faceva così, non lasciava passare nulla invano.
Auguro a tutti di ricevere il dono grande della fede e di vivere in profondità e verità la propria vita, proprio come ci ha insegnato Pier Giorgio Frassati.

Carletta Di Blasio: