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San Benedetto, Pietro Pompei ricorda i fratelli sacerdoti Sciocchetti: Francesco e Luigi

Di Pietro Pompei

DIOCESIDon Francesco Sciocchetti nacque a Ripatransone il 15 settembre 1863, ed è morto a S.Francisco di California (USA) il 3 maggio 1946.

La sua venuta a S. Benedetto fu originata da un moto incoercibile di altruismo e di carità: scoppiata nell’estate un’epidemia colerica, che causò in tre mesi ben 179 morti, il giovane sacerdote ripano si offrì volontariamente per l’assistenza ai colerosi. Cessato il colera, fu nominato prebendario della cattedrale di Ripa. Tornò come economo a S.Maria della Marina l’8 luglio 1887; e il 31 dicembre 1889 vi fu nominato definitivamente parroco. Da subito affrontò il lavoro pastorale con un’azione concertata sul versante spirituale e sul versante sociale.

Durante il periodo della prima guerra mondiale, don Francesco allestì di nuovo una cucina popolare per dare minestra e pane a circa duecento bambini, figli di richiamati alle armi e ai molti profughi del Veneto che fuggirono a S.Benedetto; aprì un ufficio per la spedizione dei pacchi ai prigionieri; attivò una singolare “scarperia”. Il soccorso ai poveri fu ancor più intensificato durante l’epidemia influenzale della “spagnola”…

Accanto a queste attività assistenziali, c’erano da sempre, quelle educative: l’oratorio e il catechismo a settecento ragazzi ogni domenica divisi in quaranta classi; il circolo giovanile con scuola di ginnastica e attività ricreative; accademie musicali e letterarie, drammi e melodrammi al teatro “ Virtus” poi diventato “S.Giovanni Bosco”; un cinematografo per le famiglie; scuole serali, animate dal fratello pittore don Luigi, per apprendisti artigiani; laboratorio per le ragazze

Sulle moltissime e geniali attività si è molto scritto. In questa occasione desidero soffermarmi sull’interesse sempre dimostrato dal Curato per tutto quanto concerne l’ambiente del mare.

Nel 1902 iniziò la pubblicazione di un quindicinale  « La Pesca » organo della federazione marchigiana delle società per la pesca con sotto il titolo : “In Verbo tuo laxabo rete” ( Luca 5/5)

ed “Ave Maris Stella”: fiducia nella Divina Provvidenza e nella Madonna.

 

Il 1912 fu per don Sciocchetti particolarmente gratificante: scese in mare il S.Marco, un “portapesce”, e cioè il “primo battello peschereccio con motore ausiliario varato in Italia, nel maggio 1912, su concezione di mons. cav. Francesco Sciocchetti”. Per questa sua geniale innovazione il Curato fu premiato con medaglia d’oro dal Ministero dei Lavori Pubblici.

 

Il giorno del varo del “San Marco” fu una grande festa come si può leggere da un articolo scritto dall’Archivista Giuseppe Merlini e che in parte qui riporto: “…l’Onorevole Luigi Dari venne poi “scortato dai sambenedettesi” presso la spiaggia per presenziare alla solenne cerimonia per il “bacio del mare” (varo) del battello porta pesce motorizzato “San Marco”

Dopo la benedizione da parte del parroco, dopo il discorso più volte interrotto per gli applausi del dott. Filippo Andrenelli, presidente della Cooperativa della Pesca, prese la parola l’on. Dari, il quale, nel dichiarare il proprio orgoglio per essere stato invitato, affermò con gran forza che l’unico mezzo per giungere alla elevazione morale e materiale del popolo marinaro fosse la cooperazione.

Il “San Marco”, addobbato con le bandierine multicolore, con a bordo i marinaretti del ricreatorio “Virtus” nei loro candidi costumi, scese in mare dopo che la madrina, Ilda Andrenelli (sorella del farmacista Filippo di cui sopra), ruppe la rituale bottiglia di champagne contro la poppa del battello accompagnato da fragorosi battimano…

Per dovere di cronaca va detto, comunque, che le aspettative sulla buona riuscita del varo non furono soddisfatte appieno: la casa costruttrice Redaelli di Milano, fornitrice del motore non aveva preso bene tutto in considerazione se il popolo sin da subito ribattezzò il San Marco “battello lumaca”. Ad appesantire la situazione la stampa anticlericale, o meglio “democratica” che prese di mira il “San Marco” per attaccare don Francesco Sciocchetti.

La Cooperativa della pesca, facente parte del sindacato Peschereccio dell’Adriatico, proprietaria del battello, in base ai rigorosi termini del contratto sottoscritto con la ditta milanese chiese ed ottenne che fossero fornite tutte quelle opportune modifiche per ovviare agli inconvenienti incontrati durante il varo, tant’è che già la settimana successiva il “San Marco” percorse più volte lunghi tratti di mare con discreta velocità. Infatti il “San Marco”, prima di entrare effettivamente in funzione per lo scopo per cui venne costruito, compì felicissime prove in mare recandosi più volte a Grottammare e Cupramarittima; nel suo ultimo viaggio a Cupra, dove venne accolto dal popolo festante accorso perché richiamato dal suono della sirena, portò a passeggio, oltre al sindaco e signora, la famiglia Andrenelli, Luigi Anelli, il barone Guido Cornacchia, Francesco Anelli e tanti altri, percorrendo 9 km in tre quarti d’ora, con perfetta regolarità di funzionamento. Di ritorno rimorchiò pure un pesante battello che da solo avrebbe raggiunto San Benedetto a mezzanotte: diversamente, fra lo stupore dei marinai, questo ancorò alle 19”.

Don Luigi Sciocchetti nacque a Ripatransone il 12 aprile 1878, ed è morto a S.Francisco di California (USA) il 9 maggio 1961.

Nei suoi riguardi la nostra città e i nostri studiosi sono stati avari nella valorizzazione della sua opera così complessa e rivolta verso ampi interessi non escluso quello educativo. Ci si è fermati sulla conoscenza delle poche opere pittoriche lasciate nei paesi vicini e soltanto elencate le molte eseguite con varie tecniche in California dove visse per un lungo periodo di tempo e dove morì.

  1. Luigi, nella nostra città volle mettere a disposizione dei giovani, istituendo una scuola serale di artigianato, tutto il suo sapere e le tecniche acquisite a Roma sotto la guida di Ludovico Seitz, Direttore delle Gallerie Vaticane , a cui fu raccomandato personalmente da Pio X. In questa città aveva lavorato presso le botteghe educando “la mano, l’occhio e il sentimento”. Nei primi anni del 1900 il fratello maggiore, d.Francesco Sciocchetti, a tutti noto come “lu Curate”, dava seguito alla costruzione della Chiesa della Madonna della Marina, portata a termine il 4 aprile 1908, inoltre metteva su vari laboratori e fondava il giornale “l’Operaio”, ricco di polemiche, ma anche di interessanti notizie e stupendi saggi narrativi e di poesia. La nostra Bice Piacentini attraverso queste pagine fu conosciuta dalla nostra gente. E in tutto questo, preziosa fu la collaborazione del fratello d.Luigi che mise a frutto tutte le sue conoscenze nell’architettura e nella pittura. Collaborò alla costruzione della chiesa e della cappella dedicata alla Madonna di Lourdes di cui dipinse la lunetta che sovrastava la porta e che oggi si può ammirare, restaurata, collocata nel primo altare di destra della Cattedrale Madonna della Marina, sopra un altorilievo in scagliola di A.Sergiacomi di Offida, raffigurante la vita dei due fratelli Sciocchetti. Coincidenze della storia: questa Cappella fu inaugurata nel febbraio 1909, dopo un triduo predicato dal Can. Luigi Ferri di Fano, in qualità di responsabile marchigiano dei pellegrinaggi a Lourdes; sacerdote che nel 1911 diventerà Vescovo di Montalto e nel 1925 di Ripatransone.

Tra le righe de “l’Operaio” è facile individuare gli scritti garbati, soffusi di ironia di chi sapeva con la stessa facilità usare la penna e il pennello. Spirito liberale, aperto alle novità anche nel campo politico, seguiva con particolare attenzione l’azione di d.Luigi Sturzo che in quegli anni stava elaborando il Partito Popolare.  D.Luigi Sciocchetti, come il fratello parroco, non sopportava il violento residuo anticlericalismo post-risorgimentale e massonico, ma capiva l’importanza del coinvolgimento dei cattolici nella gestione del potere, per attuare quei programmi di solidarietà e di riforme così necessari nel vissuto povero dei lavoratori del mare nel quale i fratelli Sciocchetti giornalmente operavano.

L’amicizia con d.Luigi Sturzo gli creò non pochi  disagi con l’avvento del Fascismo e così d.Luigi Sciocchetti preferì tornarsene in California presso due fratelli che lì erano emigrati e dove il clima era più confacente alla sua salute cagionevole.

Ebbe come allievo il nostro Armando Marchegiani, questi per un periodo lo seguì anche in California, dove collaborò con il suo maestro alla realizzazione di vari dipinti.

Non è nostro compito fare un elenco esauriente delle molteplici opere realizzate dallo Sciocchetti negli Stati Uniti, specialmente in San Francisco, agli esperti, ricerca e giudizio; qui preme ricordare che alle grandi ed impegnative decorazioni aggiunse composizioni di terra cotta smaltata ispirate al Cinquecento toscano. Aveva allestito una sala di esposizione dove si potevano ammirare medaglioni, statue, vasi modellati ed infine un suo piccolo studio  sul Key Avenue, verso la Baia di San Francisco e che chiamava “Labor Amoris”. E in quell’ amore e gloria verso Dio Onnipotente, come d.Luigi spesso traduceva, trapelava un sentimento di nostalgia verso il nostro paese presso il quale sognava di finire i suoi giorni terreni.