X

Don Gian Luca Rosati: Vi racconto dei ragazzi dell’Acr, di Mario e di Giuseppe

Di Don Gian Luca Rosati, Parroco della Parrocchia di Cristo Re

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Inventare un ritiro per i ragazzi dell’acr è sempre un’esperienza entusiasmante perché ti mette in ricerca e l’ideazione diventa un’avventura. Così, quando il gruppo catechisti s’è messo all’opera, subito sono arrivate proposte, idee, testimonianze, … che avrebbero messo in gioco i ragazzi rendendoli protagonisti.

E il ritiro, cominciato sabato pomeriggio, effettivamente è stato avventuroso: una meravigliosa scoperta è stata l’incontro con le suore Teresiane che ci hanno accolto con gioia e ci hanno fatto sentire a casa, custodendoci come buone sorelle maggiori; un altro incontro sorprendente è stato quello con Giuseppe e i suoi fratelli, conosciuti attraverso l’ascolto di un brano tratto dal libro della Genesi e poi con la visione di alcuni spezzoni del film “Giuseppe, il re dei sogni”. I ragazzi, coinvolti in diverse attività dopo ogni spezzone, hanno scoperto forti somiglianze tra la vita di Giuseppe e le loro giovani vite: sogni, affetti, paure, fatiche, incomprensioni, desideri, gioie, tristezze, fraternità, solitudine, sincerità, falsità, …

Nella serata del sabato abbiamo anche giocato insieme, grazie alle educatrici più giovani che hanno coinvolto tutti in giochi serali molto divertenti e in simpatiche “missioni segrete” da svolgere durante i pasti e i tempi di svago!

La Domenica mattina, dopo una magnifica colazione preparata dalle suore, i ragazzi hanno incontrato un giovane artista di Ripatransone: Mario Vespasiani. L’incontro è nato pensando ai sogni di Giuseppe: mentre con gli educatori si progettava il ritiro, sono uscite diverse proposte su una persona che avremmo potuto far incontrare ai ragazzi. Alla fine abbiamo scelto di chiedere a un artista di raccontarci il suo sogno, la sua vocazione.

Perché un artista?

Perché l’artista non è soltanto uno che ha riconosciuto di possedere un talento o una abilità. L’artista è uno che s’è messo in cammino, uno che ha scelto di percorrere una via diversa dalle altre, una strada che, agli occhi di tanti, può apparire inutile e infruttuosa. In una prospettiva economica, scegliere di dedicarsi a tempo pieno all’arte è una scelta che espone l’artista al grande rischio di una continua precarietà. Scegliere di dipendere da un’ispirazione mette in una condizione di continua incertezza. Si tratta di quell’incertezza che, in fondo, è propria dell’uomo, ma che l’uomo cerca in tutti i modi di esorcizzare riuscendo perfino a convincersi di bastare a se stesso e di poter provvedere a tutte le proprie necessità contando solo sulle sue capacità e sui suoi beni.

Volevamo che i ragazzi potessero confrontarsi con uno che non ha scelto la sua strada perché quella strada gli dava immediate garanzie di successo o di stabilità, ma ha seguito la sua vocazione aprendosi a qualcosa di bello, ma di non calcolabile all’inizio del percorso.

La storia di Giuseppe è la storia di ciascuno di noi e quindi avremmo potuto incontrare una persona qualsiasi e magari arrivare alle stesse conclusioni, ma ci sono persone nella cui scelta di vita, si rintraccia più facilmente la vocazione come qualcosa che supera la semplice idea di stabilità e sistemazione: penso ai religiosi, ai missionari, ai poveri, agli ammalati, ai volontari, penso a chiunque svolga la sua professione sempre come servizio e non come occasione di profitto, penso ai poeti e agli artisti, che attraverso l’arte ci mettono di fronte l’ordinario che è sempre sotto i nostri occhi, ma ce lo indicano condividendo con tutti la bellezza che, probabilmente, hanno colto solo loro. E tu leggi un verso o guardi un colore e ti dici: «Non ci avevo mai pensato!», oppure: «Non avevo mai notato quella sfumatura nel cielo, o il verde di quel filo d’erba!».

Mario ci ha accolto nel suo studio sul corso di Ripatransone e ci ha fatto sedere immergendoci fin da subito in un’atmosfera caratterizzata dalla bellezza: una musica di sottofondo e i colori delle sue opere appese alle pareti rendono lo studio un’oasi di pace, un luogo di ristoro per il pellegrino. E i ragazzi hanno ascoltato con grande attenzione la sua storia, ciò che lo ispira, ciò che lo muove a dipingere, ciò che attira la sua attenzione nel mondo in cui viviamo. Mario ci ha raccontato la sua vocazione di artista: cercare il bello che Dio mette nel creato e nella vita ed esprimerlo in modo da offrirlo allo sguardo dell’uomo. E ha invitato i ragazzi a guardare le opere esposte cercando di leggervi non solo quello che l’artista ha voluto esprimere, ma anche quello che l’opera stessa sta comunicando a chi si ferma e ci entra in dialogo. Da qui l’invito a cercare sempre il bello, il buono, il giusto perché ci sentiamo ristorati e restaurati dalla bellezza e dalla bontà che incontriamo sulla nostra via.

Alcune frasi di Mario sono state un po’ sconvolgenti, se rapportate al sentire comune: «Non inizio un’opera perché la so fare, ma proprio perché non la so fare»; «Non dipingo un quadro perché debba piacere a tutti»; «Siamo tutti chiamati a fiorire come i fiori del campo: essi sono belli così come sono e non perché qualcuno li guarda e ne ammira la bellezza»; «Non dobbiamo permettere al mondo di spegnere quella bellezza che Dio ha messo in ciascuno di noi»; «Noi qui ora siamo il mondo e siamo coscienti che la fraternità è bella, che la pace ci fa stare bene, che la gentilezza ci rasserena, che il rispetto dell’altro e della sua diversità ci permette di essere in armonia tra noi, che siamo tra fratelli e sorelle e non abbiamo nulla da temere; cosa ci può impedire di vivere così anche fuori da questa stanza, da questo luogo?»; «La mia vita è diventata completa quando ho avuto la fortuna di conoscere Mara, la mia musa, e affrontare insieme questo cammino tra vita e arte, che, insieme alle ispirazioni e alle opere, ha anche generato Venise Maria, nostra figlia. Ringrazio Dio per il tempo che ci dona di trascorrere insieme! Non è tempo sottratto all’arte quello che trascorro con mia moglie e mia figlia! È tempo di grazia, tempo d’amore, tempo di bellezza e incontro con Dio in questi frammenti quotidiani e ordinari che brillano della Sua luce! È tempo da riconoscere sempre come un dono prezioso, anche quando è vissuto al di fuori dei propri programmi e previsioni: anche nelle situazioni impreviste e inaspettate Dio pone i suoi doni, la Sua luce!».

Mentre ascolto Mario, ricordo la vita di Giuseppe, la sua fiducia in Dio, conosciuto nei racconti di Giacobbe, la fiducia nei suoi genitori e nei suoi fratelli, che mai avrebbero dovuto invidiarlo, pensare di ucciderlo, venderlo,… Ricordo quel Giuseppe che più viene gettato in basso e più viene raggiunto da Dio, dal Suo amore, dalla Sua provvidenza e, così, diventa benedizione per l’Egitto, ma anche per i suoi fratelli. Ricordo quel Giuseppe che, profondamente grato per la misericordia che ha ricevuto da Dio, impara a perdonare i suoi fratelli e offre egli stesso misericordia.

Usciamo dallo studio con tanta bellezza negli occhi e nel cuore, bellezza che si traduce in gratitudine a Mario per il tempo che ci ha dedicato, per quello che ci ha comunicato e per l’incoraggiamento che ha dato a ciascuno di noi a essere coscienti della bellezza che siamo e a offrire quella bellezza seguendo Gesù, il bel pastore!

La due giorni a Ripatransone s’è conclusa con la celebrazione dell’Eucaristia nella Chiesa di San Pastore: le preghiere dei fedeli, composte dai ragazzi, sono state espressione della gioia della fraternità vissuta e della bellezza di vivere in compagnia di Gesù, guardando il mondo e il prossimo coi Suoi occhi!

Poi, naturalmente, c’è stato un bel pranzo di festa e abbiamo fatto volare gli aquiloni costruiti dai ragazzi scrivendo sulle “code” i loro sogni!

Redazione: