Per capire bisogna vedere. Ed è quello che abbiamo fatto la scorsa settimana, nei territori più devastati dagli effetti delle abbondanti piogge dello scorso anno attorno alla data che rimarrà nella storia della Romagna e d’Italia, quella del 16 maggio 2023.
È impossibile riuscire a realizzare una ricognizione completa. Nel solo territorio cesenate, il più devastato dagli eventi franosi, si contano un numero imprecisato di costoni smottati, strade interrotte, deviazioni, sensi unici alternati, lavori in corso, ripristini.
Noi siamo partiti dalla frazione di Casale, nella valle dell’Urgon-Pisciatello, dopo Calisese. Ci sono cantieri per rimettere a nuovo la strada che collega la frazione con Carpineta. Poco oltre ci si imbatte nella chiusura della via che in salita porta al borgo di Monteleone, in comune di Roncofreddo. La circolazione è interdetta, così come anche lungo la via Peschiera per conduce al castello di Sorrivoli, dove lo scorso anno si verificò una delle frane più fotografate in quei giorni drammatici: centinaia di metri di fango travolsero la vigna sottostante. Da allora poco è cambiato e il terreno rimane al momento abbandonato.
In piano la campagna si presenta in ordine. Il terreno alluvionato è stato risistemato. Si notano enormi mucchi di legna lungo il corso d’acqua che lo scorso anno arrivò a oltre un metro sopra la strada. Pare impossibile, scrutando il paesaggio che oggi si può ammirare, nel quale la vegetazione ha coperto molte delle ferite che ancora non si sono rimarginate.
Lungo la via che riporta nell’abitato di Calisese si scorge la frana che travolse Riccardo Soldati, 77 anni. Lo squarcio sul versante è ancora spaventoso.
Ci si ferma un attimo e non si può fare altro che rivolgere un pensiero a quel che qui accadde perché non si ripeta più.
A Mercato Saraceno il passo che conduce a Ciola è ancora martoriato da quel che accadde in quei giorni drammatici.
I restringimenti di carreggiata non diversi. La stretta via che porta alla chiesa di Monte Sorbo è emblema di quel che successe qui un anno fa: la viabilità è stata riaperta, ma non si può certo affermare che il terreno sia stato messo in sicurezza. D’altronde, dai primi censimenti delle settimane successive al 16 maggio che parlavano di 7000 eventi franosi, si è arrivati ora alla cifra di 80 mila. Un dato che dimostra come il terreno sia fragile e come sia complicato rimettere in sesto una media montagna che rischia di essere ancora più abbandonata.
In località Musella si transita grazie a un by pass creato sul terreno di un privato che si vede gli automezzi passare quasi sulla porta di casa. La strada interrotta mostra voragini imponenti, rimaste com’erano dodici mesi fa. Anche a Tezzo, in ambito comunale di Sarsina, l’asfalto è nuovo e la transitabilità è assicurata. Il video di quel che accadde in quei giorni fece il giro del mondo, con la montagna che si accartocciava su se stessa.
La terra a fianco è sistemata e appoggiata. Tutto pare in regola, ma sarà anche in sicurezza?
La domanda rimane ancora molto aperta.
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