Giovanna Pasqualin Traversa
Tra i soggetti vulnerabili, i nuclei monogenitoriali – in oltre 8 casi su 10 composti dalla madre sola con figli a carico – sono tra i più esposti alla povertà. Nel 2017, prima dell’emergenza Covid, il 14,9% dei minori di 16 anni in famiglie monogenitoriali viveva una condizione di deprivazione materiale e sociale. Nel 2021, l’incidenza della deprivazione tra bambini e ragazzi in famiglie con un solo genitore è salita di 2 punti, al 16,9% (contro il 12,4% tra gli under-16 che vivono con entrambi i genitori), ma
4 minori su 10 con madre sola sono a rischio povertà ed esclusione sociale.
Ad accendere i riflettori sul fenomeno è Openpolis in un focus pubblicato il 7 maggio. Si tratta di situazioni familiari in cui sono presenti segnali di fragilità cha vanno dalla difficoltà di assicurare pasti sani al non poter sostituire gli indumenti, dal non riscaldare adeguatamente la casa all’impossibilità di acquistare giochi oppure permettersi libri o attività di svago. Una povertà che diventa anche “educativa”, accompagnandosi spesso a bassi livelli di istruzione, in crescita rispetto alla sostanziale stabilità degli altri nuclei familiari. Una tendenza non nuova, ma rafforzatasi nella pandemia.
Nel biennio 2021-22 i nuclei composti da un genitore solo con figli – oltre 2,8 milioni – rappresentano circa l’11% delle famiglie. Nell’81% dei casi la persona di riferimento è la madre; mentre in quasi il 19% è il padre. Nelle famiglie in cui la persona di riferimento è un uomo – 540mila – si tratta di genitori separati o divorziati (50,2%), vedovi (37%) o celibi (12,8%). Nei circa 2,3 milioni di famiglie dove la persona di riferimento è donna, si tratta di persone separate o divorziate (46,9%), vedove (35,3%) o nubili (17,8%). Secondo proiezioni Istat il fenomeno è in crescita:
nel 2042, circa 3 milioni di famiglie potrebbero essere composte da monogenitori con figli.
Più esposti alle difficoltà economiche i nuclei con figli minori. Su 1 milione e 39mila famiglie monogenitoriali con figli minori, in 290mila il figlio più piccolo ha meno di 5 anni, in 473mila ha tra 6 e 13 anni, in 276mila invece si tratta di adolescenti tra 14 e 17 anni. Nuclei che non di rado vivono un disagio sociale ed economico. Altri indicatori mostrano come la situazione sia addirittura più grave per le donne sole con figli a carico. Nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 28,8% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni, valore che supera di oltre 4 punti quello medio della popolazione (24,4%). Nelle famiglie monoparentali raggiunge il 39,1%, rispetto al 27,2% delle coppie con figli minori.
Tuttavia, se il monogenitore è uomo l’incidenza del rischio povertà o esclusione cala al 27,6%; quando invece in famiglia è presente soltanto la madre arriva al 41,3%.
Pesano diversi fattori. Anzitutto la questione abitativa. I nuclei monogenitoriali composti dalla madre e da almeno un minore di 16 anni vivono in affitto nel 31% dei casi. Tra i nuclei con monogenitore donne è inoltre più frequente la bassa intensità lavorativa. Il 19,2% degli under-16 che vivono con la madre sola vive una situazione familiare di questo tipo, contro una media del 5,9%.
Tra i capoluoghi italiani, Nuoro è quello con la maggiore incidenza di famiglie monoparentali (14,1% delle famiglie anagrafiche residenti nel comune nel 2019). Seguono, con almeno il 13% di nuclei monogenitoriali, Avellino, Caserta, Frosinone, Carbonia e Roma. Le città dove l’incidenza è minore sono Andria (7,1%), Monza (8,1%) e Siena (8,4%).