DIOCESI – Pubblichiamo la prima puntata della storia della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto a cura di Mons. Vincenzo Catani.
Ripatransone (1571): la diocesi di San Pio V.
Dopo appositi processi (quello marchigiano nel 1567 e quelli romani nel 1570-71), per l’importanza raggiunta nella zona in quasi tutti i settori della vita cittadina, per il numero degli abitanti (1.300 “fuochi”), con l’appoggio di Ascanio Condivi, Annibal Caro, Michelangelo Buonarroti, San Filippo Neri, per determinazione del papa Pio V, e superate le ultime opposizioni (Farfa, Vescovo di Fermo, Cardinal Montalto, candidatura di Offida), finalmente nel 1571 Ripatransone riuscì a coronare il suo sogno quasi secolare (le trattative erano iniziate nell’ormai lontano 19 febbraio 1485) di ottenere una diocesi a sé con il distacco da Fermo. Infatti con la bolla “Illius fulciti presidio” del 30 luglio, Pio V la elevò al grado di città e di sede vescovile con giurisdizione su: Quinzano, Monteprandone, Force, Montalto, Montedinove, Rotella, Porchia, Cossignano (località dismembrate dal Presidato Farfense); Acquaviva, San Benedetto, Gissi, Grottammare, Marano, Sant’Andrea (località dismembrate dalla diocesi di Fermo); Colonnella e Patrignone (località dismembrate dalla diocesi di Ascoli).
Con Ripatransone veniva istituita una diocesi cuscinetto tra Ascoli e Fermo (secolari rivali), destinata a colmare un vuoto pastorale; inoltre si spezzava la secolare e anacronistica giurisdizione farfense, e sotto la spinta dei nuovi fermenti rinnovatori scaturiti dal Concilio di Trento, si operava nella zona un’autentica rivoluzione pastorale.
Il primo Vescovo, mons. Lucio Sassi di Nola (1521-Roma,1604), fece il solenne ingresso a Ripatransone domenica 23 marzo 1572.
Pochi anni dopo, nel 1586 il papa Sisto V ne ridimensionò il territorio per creare diocesi Montalto, sua patria, e rese Ripatransone suffraganea della metropolia di Fermo. Nel 1597, avendo deliberato i Ripani di edificare nel centro della città una nuova cattedrale, il vescovo Pompeo De Nobili pose solennemente la prima pietra.
Nell’Ottava di Pasqua del 1622 i Ripani accolsero trionfalmene il simulacro della Madonna di San Giovanni (proveniente da Loreto), che fu proclamata patrona della città e della diocesi, ed incoronata solennemente il 10 maggio 1682 dal Capitolo Vaticano (la prima nello Stato Pontificio). Ad una di queste due date probabilmente risale il “Cavallo di fuoco”, tradizionale manifestazione folkloristico-pirotecnica della domenica dopo Pasqua, unica in Italia nel suo genere.
Nel 1623 il vescovo Lorenzo Azzolini vi fondò il Seminario, che fu sistemato nelle stanze dell’ospedale di San Pastore (poi Monastero delle Domenicane ed oggi Istituito S. Teresa). Nello stesso anno si incominciò ad officiare la nuova Cattedrale di San Gregorio, con il trasferimento della cattedra vescovile e del Capitolo da San Benigno. La nuova Cattedrale fu subito arricchita con tre opere lignee di Desiderio Bonfini di Patrignone.
Negli anni della rivoluzione francese ripararono a Ripatransone alcuni sacerdoti d’oltr’Alpe (i preti francesi refrattari arrivarono nel 1793).
Nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento (fino all’unione con Montalto), lasciarono un buon ricordo di sé i Pastori: mons. Filippo Monacelli (riorganizzazione dell’archivio della curia); mons. Giovanni Carlo Gentili (fondazione dell’Accademia Cuprense per i giovani amanti di letteratura e di erudizione storica); mons. Fedele Buffarini (cure prestate alla popolazione funestata dal colera, soprattutto a San Benedetto del Tronto); mons. Raniero Sarnari (Congresso Eucaristico Diocesano); mons. Luigi Boschi (carità esemplare).
Nello stesso periodo fatti di rilievo furono: trasferimento (1820) del seminario nell’ampio Monastero di S. Chiara; trasferimento (1875) dell’episcopio e della curia nel Convento di S. Caterina degli Agostiniani; solenni celebrazioni (1882) del secondo centenario dell’incoronazione della Madonna di S. Giovanni.
Nella seconda metà dell’Ottocento il Seminario Vescovile divenne uno dei più famosi della regione per merito di dinamici rettori, come don Giambernardino Mascaretti di Grottammare, e di valentissimi docenti, come il latinista e dantista don Carmine Galanti (1821-1890) di Cossignano, don Luigi Antonio Paielli (m. nel 1878) e don Augusto Stazzuglia (1846-1903) di San Benedetto del Tronto, don Adolfo Cellini (1857-1920) di Ripatransone, letterato, teologo ed esegeta.
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