MARCHE – Caritas Marche, attraverso una delegazione composta da Marco D’Aurizio, direttore della Caritas di Jesi e delegato Caritas Marche, Simone Breccia, direttore Caritas Ancona-Osimo, e da tre giornalisti, Laura Mandolini della diocesi di Senigallia, Marco Sprecacè della diocesi di San Benedetto del Tronto e da Pierfrancesco Curzi de “Il Resto del Carlino” e collaboratore del giornale “Il Fatto Quotidiano”, prosegue la sua visita nei Balcani alla scoperta delle attività e dei progetti messi in campo dalle Caritas locali.
Sabato 18 maggio, presso il palazzo vescovile, è avvenuto l’incontro con l’arcivescovo di Bar Mons. Rrok Gjonllshaj, il quale ha ringraziato la delegazione marchigiana per la visita, per il lavoro profuso nel tempo e per il dono dell’immagine della Vergine di Loreto, uno dei simboli della Chiesa delle Marche.
Durante l’incontro sono stati affrontati alcuni argomenti, dalle politiche socio-economiche passando per il mutamento dei flussi migratori nel Paese. Negli ultimi anni il Montenegro, dunque anche il territorio diocesano, ha avviato un nuovo corso politico attento alle esigenze delle persone, vicino alle politiche Comunitarie e sempre più lontano dalle logiche del regime passato.
La Chiesa cattolica in Montenegro è composta da oltre ventimila fedeli, pari a circa il 5% della popolazione. Gran parte degli abitanti del Montenegro professano in larga maggioranza quella cristiana ortodossa.
Il Montenegro è composto da 2 diocesi, l’arcidiocesi di Bar e la diocesi di Kotor. Attualmente rette dal medesimo vescovo in seguito alla recente nomina del vescovo di Kotor presso un’altra diocesi. Infatti, i vescovi montenegrini sono membri di diritto della Conferenza episcopale internazionale dei Santi Cirillo e Metodio, che comprende gli episcopati di Montenegro, Serbia, Kossovo e Macedonia del Nord.
Dal colloquio con il prelato emerge che le relazioni tra religione cattolica e quella ortodossa non sono conflittuali, tuttavia non risultano collaborazioni significative e coordinate volte alla condivisione di obiettivi comuni. È evidente il ruolo predominante della chiesa Ortodossa nei territori balcanici, con una connessione stretta anche con la Chiesa ortodossa di Mosca.
Plauso a Caritas Italiana per il ruolo avuto nel territorio, contribuendo al sostegno e allo sviluppo delle Caritas locali presenti in tutta la regione.
Sulla questione migranti, la situazione è variata nel tempo, l’emergenza Ucraina ha mutato le condizioni dell’accoglienza, infatti decine di migliaia di rifugiati sono arrivati nella regione per ottenere protezione internazionale. Tuttavia la “rotta balcanica” continua ad essere una via privilegiata per molti profughi provenienti dal Medioriente e dall’Africa centro-settentrionale. Il Montenegro risulta infatti essere una meta di passaggio per l’ingresso in Europa.
La Caritas nasce nel Paese in seguito al terremoto del 1979 sviluppando una rete emergenziale di supporto alla popolazione. Solo nel 1993 comincia a formarsi un nucleo strutturato di volontari e nel 1998 la Caritas Montenegrina inizia a strutturarsi con una rete di professionisti a supporto. Attualmente offre servizi assistenziali per molti anziani e svolge attività di inclusione sociale a sostegno di persone con disabilità.
Dal focus presentato da Marko Djelovic, direttore di Caritas Montenegro emerge la volontà di costruire un legame solido con le Caritas italiane, in particolar modo per la crescita e la formazione delle Caritas parrocchiali, lo sviluppo di un volontariato sempre più attivo nel territorio, la promozione di campi estivi e gemellaggi per i giovani, supporto nelle modalità di accoglienza dei migranti e dei rifugiati, sviluppo di politiche di inclusione socio-lavorativa di persone fragili.
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