DIOCESI – Si è svolta Sabato 18 Maggio, alle ore 21:00, presso la cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto, la Veglia di Pentecoste presieduta dal vescovo Carlo Bresciani e concelebrata dal clero diocesano e da tutta la comunità riunita. La celebrazione eucaristica, la cui animazione è stata affidata alla Consulta Laicale Diocesana, ha registrato la partecipazione di numerosi gruppi, associazioni e movimenti presenti nella Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
Nella monizione introduttiva Mascia Moretti, segretaria della Consulta, ricordando le sollecitazioni di Papa Francesco ad “essere uomini e donne sinodali“, “gente forgiata dallo Spirito“, “pellegrini di Speranza“, “atleti e portabandiera di sinodalità“, ha invitato a pregare per la pace: “Ringraziamo insieme il Signore per quanto ci ha fatto condividere e invochiamo lo Spirito Santo, affinché questa nostra Chiesa, in questo mondo così diviso ed ancora in guerra, possa essere in Cristo davvero segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Chiediamo con forza il dono della pace“.
Dopo il rito di aspersione dei ministri, del clero e dell’assemblea con l’acqua benedetta nella Veglia e dopo la liturgia della Parola, per l’occasione ampliata a più letture e salmi, oltre alla lettura apostolica, il diacono Pierluigi Grilli ha letto il Vangelo tratto da Giovanni. Queste le parole del vescovo Carlo Bresciani durante l’omelia: “Stiamo celebrando la veglia di Pentecoste: vegliando invochiamo lo Spirito santo, lo Spirito che il Risorto ha promesso ai suoi. Nella veglia vogliamo accogliere l’esortazione di Gesù: “vegliate e pregate”. Carissimi, occorre restare svegli sempre, perché anche la fede nella quale siamo cresciuti non può essere data scontata una volta per sempre, può diventare tiepida o addirittura spegnersi. Ciò soprattutto perché la fede va incarnata affrontando le situazioni storiche nelle quali volta a volta veniamo a trovarci. Proprio per affrontare queste situazioni storiche abbiamo bisogno della luce e della forza dello Spirito, onde discernere quale sia la volontà di Dio per il nostro bene, per il bene della Chiesa e del mondo. Per questo invochiamo lo Spirito su di noi e sulla Chiesa, senza pretendere di imporre alcunché allo Spirito, invochiamo solo la sua luce e la sua forza. Egli non ci toglie dalla lotta spirituale che tutti dobbiamo affrontare, ma ci guida e ci sostiene dentro di essa.
San Paolo dice che lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza (cfr. Rom 8, 26) e ci sostiene nelle doglie del parto di quella creatura nuova che è stata seminata in noi nel Battesimo, ma che non è ancora pienamente formata in noi. Anche oggi la Chiesa continua a gemere nelle doglie del parto di quel mondo nuovo che, ne siamo certi, nascerà anche attraverso la nostra collaborazione con l’opera dello Spirito di Dio che non cessa di operare silenziosamente dentro questo mondo, anche se sembra un mondo interessato a tutt’altro. Carissimi, non sottraiamoci alle doglie di questo parto, la fuga è sempre una illusione.
Il cammino sinodale che le Chiese che sono in Italia hanno intrapreso, cammino certamente non dei più facili, ma certamente necessario, è uno dei momenti fondamentali di quella indispensabile rigenerazione che ogni tempo richiede alla Chiesa. Si tratta di un cammino guidato dalla libertà dello Spirito che soffia dove vuole, ma che di sicuro ha una sola meta: il bene nostro, quello della Chiesa e del mondo. Soffia dove vuole, ma non è mosso da una intenzione ‘anarchica’: ciò significa che è sempre una illusione perniciosa e un grave errore contrapporre alla Chiesa come istituzione i carismi che lo Spirito effonde sui fedeli, se non altro perché lo Spirito, fin dall’inizio, ha guidato non solo l’incarnazione del Verbo, infatti fin dall’inizio è stato effuso sugli apostoli riuniti nel cenacolo, è stato egli ha ispirare la Parola scritta una volta per sempre nel Vangelo affidandolo alla Chiesa.
Siamo qui, questa sera, come Chiesa, composta anche da movimenti, associazioni e cammini vari di fede: attraverso tutti noi lo Spirito va costruendo giorno per giorno quel corpo di Cristo che è la Chiesa. Noi tutti ne facciamo parte, ma la Chiesa è più di tutti noi. Essa è la guida di tutti noi, proprio perché è lo stesso Spirito che la guida e perché solo insieme siamo Chiesa. Quando mi fermo a meditare sulla realtà della nostra Chiesa, quella di oggi e quella di sempre, quella nostra diocesana e quella universale, rendo convintamente lode a Dio perché grandi e mirabili sono le sue opere tra di noi e nel mondo.
La diversità dei doni, che ci caratterizza, è la ricchezza con la quale lo Spirito adorna la Chiesa di Cristo, ma è ricchezza solo e soltanto quando questa diversità non diventa pretesto per contrapposizioni o divisioni. Carissimi, lo Spirito è autentico Spirito di Dio quando muove verso l’unità, Lui, che è il principio dell’unità nella stessa Trinità. Lui è l’amore/relazione che unisce il Padre e il Figlio, salvando la distinzione tra Padre e Figlio.
Contemplando le condizioni attuali della sua realtà umana (la Chiesa è fatta da uomini e donne) non posso che constatare il grande bisogno dello Spirito nella Chiesa e nel mondo. Lotte e discordie, purtroppo, non mancheranno mai. Oggi, ahimè, sfociano addirittura in guerre sanguinose, guerre che pensavamo essere affidate ormai solo ai ricordi della storia. Carissimi, l’unità non si fa mai attraverso la guerra, mai attraverso nessun tipo di guerra. Nessun tipo di guerra, né armata, né psicologica, né morale, né quella che pretende di ispirarsi a motivi religiosi o di fede crea l’unità o porta verso di essa. Solo il disarmo dei cuori lo può e questo noi chiediamo questa sera allo Spirito, perché lì può arrivare solo lui. Può sembrare la via più difficile, e molti sono tentati di pensare così, ma è certamente la più efficace. È a questo disarmo che ci guida lo Spirito che questa sera invochiamo con fede e lo invochiamo su ciascuno di noi personalmente, sui tutti i movimenti e associazioni ecclesiali e sulla Chiesa intera. In un modo o nell’altro, tutti abbiamo bisogno di disarmare i nostri cuori e le nostre relazioni.
Non sempre è facile disarmare i cuori, c’è sempre un certo timore di apparire deboli, il timore di darla vinta all’altro, di non avere la giusta considerazione, di non affermare la propria libertà, la propria identità e la propria dignità. Ma San Paolo nella lettera ai Galati ci ricorda che, se è vero che siamo chiamati a libertà, questo è solo perché attraverso essa ci mettiamo a ‘servizio gli uni degli altri’ (Gal 5, 13). Lo Spirito di Dio è certamente lo Spirito che muove la libertà del cristiano, ma, dice con una inusitata forza san Paolo, non per mordersi a vicenda. Sapeva bene che una errata concezione della libertà porta a questo, ma lì certamente non è lo Spirito di Dio che agisce.
In un mondo lacerato da lotte e discordie, che sembrano crescere più che diminuire (e la Chiesa, essendo nel mondo ne risente, perché il mondo, quel mondo che noi non dovremmo essere, tenta sempre di entrare dentro di lei), lo Spirito non cessa di spirare in senso contrario e chi si lascia guidare dal vento dello Spirito va in senso contrario, cercando e costruendo sentieri di unità, con la pazienza infinita di Dio. Solo da qui viene la fecondità della Chiesa nel mondo, anche in quello di oggi. La Chiesa sarà tanto più feconda dentro questo mondo, quello di oggi intendo, tanto più vivrà in se stessa l’unità e sarà operatrice di unità facendo tesoro di tutti i carismi con i quali lo Spirito non cessa di renderla ricca, bella e santa.
Carissimi, noi siamo parte di questo meraviglioso cammino di unità che lo Spirito sta operando nel mondo. Siamone sempre più parte gioiosa e rendiamo lode a Dio perché ci ha chiamati a farne parte donandoci il suo Spirito di unità e di pace.
Con Maria, che in preghiera era unita agli apostoli nel cenacolo per accogliere lo Spirito che veniva infuso su di loro, con lei madre premurosa di quella Chiesa nascente, invochiamo anche noi dal Padre, attraverso il Risorto, il suo Spirito che rimanga con noi, per sempre!”
Dopo l’omelia, come di consueto, i fedeli sono stati invitati a professare la loro fede, rinnovando le promesse battesimali, già riconfermate con la Cresima. Tante le intenzioni manifestate durante le preghiere dei fedeli, in particolare per la pace nel mondo e l’unità della Chiesa.
Al termine della celebrazione il vescovo Carlo ha voluto consegnare a tutti i fedeli, che hanno preso parte alla Messa, un opuscolo in cui è contenuta la sintesi del cammino sinodale fatto nell’ultimo anno, che sarà uno strumento utile per vivere l’ultima fase, quella profetica. Al suo interno si possono trovare riflessioni del vescovo, considerazioni venute fuori durante i tavoli sinodali e fotografie dei momenti trascorsi insieme.
La celebrazione si è conclusa con un bel momento di preghiera comunitaria, durante il quale i fedeli si sono uniti nel canto al Magnificat della Vergine Maria.