MONTEPRANDONE – “Europa: casa comune, casa di pace“: è questo il titolo della lettera aperta scritta dalla Delegazione Caritas delle Marche ai candidati della Circoscrizione Italia Centrale alle elezioni 2024 per il rinnovo del Parlamento Europeo. Il documento, lungo tre pagine e condiviso da tutte le Caritas della regione marchigiana, è stato presentato ieri, 24 Maggio 2024, alle ore 12:00, durante una conferenza stampa indetta a Monteprandone, presso la Sala delle Vetrate attigua al Santuario di San Giacomo della Marca. A lanciare l’appello per un’Europa più accogliente, solidale, pacifica ed unita, sono stati Mons. Gianpiero Palmieri, vice presidente della CEI e vescovo delegato dalla Conferenza Episcopale Marchigiana per i problemi sociali, il lavoro e delegato per la carità, il vescovo Mons. Carlo Bresciani, amministratore pastorale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Marco d’Aurizio, delegato Caritas delle Marche, Giorgio Rocchi, direttore della Caritas di Ascoli Piceno, e Fernando Palestini, direttore dell’Uffici Diocesano per le Comunicazioni Sociali della Diocesi Truentina e vicedirettore della Caritas di San Benedetto del Tronto.
È stato proprio quest’ultimo, Fernando Palestini, nella sua veste di moderatore dell’incontro, a rompere il ghiaccio: “Dall’8 all’11 Aprile c’è stato a Grado (GO) il Convegno delle Caritas Diocesane che aveva un titolo molto significativo: ‘Confini, zone di contatto e non di separazione’. È stato lì che abbiamo avuto l’idea di scrivere la lettera aperta che oggi vi presenteremo, visitando Gorizia e Nuova Gorica, due città confinanti che fanno parte di due Stati diversi, l’Italia e la Slovenia, e che saranno insieme, come unica città, come unica entità, Capitale Europea della Cultura 2025. Questa lettera nasce con lo stesso spirito e con lo stesso intento: riscoprire la gioia di stare insieme“.
A seguire il collega Giorgio Rocchi ha spiegato la scelta di indire la conferenza stampa proprio a Monteprandone, presso il Santuario di San Giacomo della Marca: “Per presentare il documento non abbiamo scelto un luogo a caso: San Giacomo, infatti, è stato un simbolo di pace e un esempio di pacificazione in Europa: la sua figura ancora oggi rappresenta un modello di ciò che l’Europa può e deve essere“.
È stata poi la volta del delegato regionale Caritas Marco D’Aurizio, il quale, dopo aver sottolineato i sentimenti di unità ed amicizia che legano i direttori di Caritas Marche, ha affermato: “Questo documento ci dà l’opportunità di sottolineare ancora una volta che al primo posto deve esserci una promozione umana integrale, abbattendo i confini di povertà e di emarginazione. Il tentativo che chiediamo con forza alla politica quindi è quello di non limitarsi ad adottare misure contingenti con sovvenzioni specifiche, bensì di impegnarsi a rimuovere le cause della povertà, andando ad intercettare alla radice i reali bisogni della popolazione“. Parlando poi della mobilità umana, che – ha detto – “è un diritto di tutti“, ha aggiunto anche il racconto del viaggio appena terminato da parte della delegazione marchigiana Caritas lungo un tratto della Rotta Balcanica, un percorso variabile che, dalla Turchia e dalla Grecia, giunge fino ai confini orientali dell’Unione europea e che viene compiuto da molte persone provenienti dai Paesi del Medio Oriente, dell’Asia centrale e meridionale e dall’Africa settentrionale, per raggiungere l’Europa. “In questo viaggio – ha dichiarato – abbiamo attraversato il Montenegro, la Serbia, la Croazia, la Slovenia ed abbiamo visto campi profughi e chiese sorelle. Alla fine siamo arrivati in Italia a Trieste e qui abbiamo riscontrato la situazione peggiore. Alla stazione c’era una fila di oltre un centinaio di persone che erano in attesa di un po’ di cibo e di medicine. Lateralmente alla chiesa centrale, all’interno di un grosso edificio, c’erano numerose persone che tentavano di cucinare per sopravvivere, insieme a tanti topi. Neanche i nostri animali domestici sono trattati come quelle persone”.
La conferenza è poi entrata nel vivo con l’intervento dei due vescovi presenti.
Mons. Carlo Bresciani, dopo aver ricordato il ruolo importante di San Giacomo come riconciliatore e portatore di pace ed unità, ha affermato: “L’Europa, intesa come identità europea, ha un legame indissolubile con la storia cristiana. Noi crediamo fortemente nell’Europa come Chiesa. Ci crediamo perché la Chiesa non può che essere fautrice di unità, sempre ed ovunque. Quante guerre sono state evitate in questi 70 anni di unità europea! Non c’è mai stato in Europa un periodo di pace così lungo, come quello che abbiamo vissuto fino a poco tempo fa. Questo lo dobbiamo alla visione alta dei padri fondatori, i quali, pur uscendo da contrapposizioni molto forti, ci hanno creduto. Oggi allora tocca ricordare che la democrazia è importante, ma non è eterna: essa dipende dalle nostre scelte. Se facciamo scelte sbagliate, la possiamo perdere. E la storia lo dice. Se vogliamo la pace in Europa, abbiamo bisogno di persone competenti, capaci di costruire sentieri di pace dentro realtà nazionali ed internazionali, non solo europei. È chiaro che tocca alla politica guidare, ma la politica dipende dalle nostre scelte. Da qui l’importanza del sollecitare a votare, ma anche di saper scegliere. Ovviamente non spetta alla Chiesa dire quale partito votare, ma spetta alla Chiesa indicare i valori che devono guidare a tale scelta, perché non è vero che tutti i valori siano uguali! Occorrono fondamenti solidi, se vogliamo unità. Io sono convinto che non bastino i valori economici per fondare l’unità, bensì occorrano ideali adeguati che guidino l’economia, perché, se si tolgono gli ideali e restano soltanto gli interessi particolari, questi portano a contrapposizioni molto forti che possono anche dividere. Dobbiamo allora recuperare lo spirito dei fondatori, che erano cristiani. Quelli che hanno pensato all’Europa erano cristiani. Eleggiamo dunque persone che facciano crescere l’unità europea. Non possiamo pensare in un mondo globalizzato di parcellizzare ulteriormente. In un mondo globalizzato, dove si verranno a trovare gli Stati Uniti da una parte, la Cina dall’altra parte e la Russia nel mezzo, per costruire la pace occorreranno persone capaci di alti ideali e grande competenza, che facciano crescere l’Europa e siano in grado di far camminare tutti insieme“.
Mons. Gianpiero Palmieri ha prima di tutto spiegato come sia nato questo documento: “Il nostro testo comune si ispira alla lettera del Cardinale Matteo Zuppi (presidente della C.E.I.) e dell’Arcivescovo Mariano Crociata (presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea), una lettera simpatica nella forma, visto che si rivolge direttamente ad un’Europa personificata, ma estremamente profonda nei contenuti. Nell’ottica di costruire questa Europa sociale, che sceglie la solidarietà e la giustizia sociale come valori prioritari, abbiamo pensato di rivolgere, ai candidati alle prossime elezioni europee e quindi al Parlamento Europeo, cinque proposte che sono anche cinque richieste ben precise“. Il delegato CEM per i problemi sociali, il lavoro e per la carità, ha poi proseguito illustrando i cinque punti: “Il primo punto è garantire un mercato del lavoro efficace, custodendo una direttiva europea che regoli un reddito minimo. Un tema caldo anche per l’Italia. La seconda proposta è garantire a tutti servizi sociali di qualità, con una proposta legislativa che regoli gli investimenti sociali, la fornitura di servizi senza scopo di lucro. Il terzo punto è assicurare politiche migratorie che consentano la mobilità umana e pongano fine alla violenza, ai respingimenti indiscriminati, alla discriminazione. La quarta richiesta è promuovere azioni di tipo umanitario, esterne alla U. E., che prevedano finanziamenti diretti e di sviluppo alle organizzazioni locali della società civile. Quinta ed ultima sollecitazione è promuovere la giustizia globale e la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile nel sud del mondo“. Palmieri, che ha definito il documento “una regola d’oro”, ha concluso l’incontro ricordando l’appuntamento di Luglio a Trieste per la Settimana Sociale dei Cristiani, dedicata al tema della partecipazione democratica: “Ci saranno delegati di tutte le Diocesi, interverranno il presidente Mattarella e papa Francesco per risvegliare il tema della partecipazione democratica dei cristiani e di tutta la società civile. Non so se avete letto l’intervista del cantante Ultimo che, sul Corriere della Sera, si definisce meravigliato di come i suoi coetanei non vadano in chiesa e non vadano a votare. È interessante come l’artista abbia messo a raffronto le due questioni. In effetti entrambe raccontano la perdita di radici, la perdita di identità, la perdita della spinta a dire: ‘Io posso costruire il futuro’. Siamo tutti chiamati a ritrovare un afflato profondo di speranza nel rilanciarci nella partecipazione democratica e nell’impegno comune“.
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