DIOCESI – La rotta Balcanica è diventata uno dei percorsi principali intrapresi dalle persone migranti nel loro lungo viaggio per raggiungere l’Europa. Nel tempo la rotta ha assunto un ruolo centrale nell’evoluzione dei fenomeni migratori, trasformando i Balcani in uno snodo importante per l’immigrazione irregolare nell’Unione Europea.
In Serbia, dall’inizio dell’emergenza, sono stati attivati circa 19 campi profughi che hanno accolto migliaia di migranti, qui la situazione umanitaria è certamente migliore rispetto ad altre compagini del contesto Balcanico. Questo perché la Repubblica Serba è stata coinvolta fin da subito nell’emergenza migratoria. Tuttavia, è avvenuto un netto ridimensionamento dei centri di accoglienza passati da 19 a circa 6, lontani dai confini europei.
La delegazione marchigiana presente ha constatato il supporto concreto di Caritas Serbia in alcuni campi profughi, fin dall’inizio della crisi, con programmi di emergenza: attraverso aiuti umanitari, l’allestimento di strutture per accoglienza diffusa, la creazione di mense popolari per preparare pasti caldi e con attività di tipo psico-sociale seguite da personale qualificato sull’emergenza.
È terminato con la tappa di Trieste, il viaggio di Caritas Marche per approfondire la conoscenza della Rotta Balcanica. Un rientro in Italia via terra, dopo la partenza avviata dal porto di Ancona fino alle coste croate, attraversando i Balcani e giungendo infine nella città triestina che da molti anni vede un massiccio esodo di migranti.
Il primo incontro è stato con Padre Giovanni La Manna già Presidente del Centro Astalli a Roma e Direttore di Caritas diocesana Trieste. Ci ha presentato quello che la Chiesa locale e le altre realtà del territorio hanno messo in campo per affrontare questo fenomeno ovvero accoglienza progettuale, assistenza medica, servizi per mangiare e dormire. Caritas Trieste è tra gli enti che collabora per gestire posti di accoglienza, fornendo posti letto tra strutture di prima accoglienza, strutture collettive per chi fa richiesta di asilo in Italia. Per coloro che si limitano a passare per Trieste e hanno in programma di iniziare il loro iter di richiesta di asilo in un altro paese, è a disposizione nei mesi invernali un dormitorio, aperto solo di notte.
Infatti, Trieste è luogo di transito, sono circa 7.000 le persone arrivate negli ultimi 6 mesi, in calo rispetto allo scorso anno. Queste persone non vogliono stare in Italia e a Trieste, molti (circa l’80%) si fermano infatti pochi giorni per poter proseguire il loro viaggio in altri paesi europei.
La situazione di Trieste e della “Rotta balcanica” che trova il primo approdo in Italia. In special modo l’attenzione si focalizza sul Silos, un edificio in totale abbandono situato accanto la stazione centrale, vicino a quella piazza, denominata “piazza del mondo”, che vede ogni sera operare le associazioni di volontari nella cura di chi riesce a superare i confini dei paesi balcanici. Cibo, vestiti, cure mediche spesso fino a tarda notte perché gli arrivi sono continui, ad ogni ora del giorno e della notte ed è fondamentale offrire loro sin da subito informazioni e soprattutto conforto umano. Infatti, a Piazza della Libertà dove l’associazione “Linea d’Ombra” e altri volontari forniscono ogni sera una prima e indispensabile assistenza ai migranti è diventata uno dei simboli di accoglienza di questa città. Il Silos, proprietà del colosso della Coop, posto sotto vincolo della Soprintendenza ai Beni Architettonici, da decenni non trova una sua destinazione d’uso,
Il viaggio si è concluso entrando, in questo luogo indecoroso, tremendo, nel quale i migranti si accampano in condizioni drammatiche, tra rifiuti e topi, privi di ogni servizio. Le parole sono limitate per descrivere il luogo, il senso di vergogna per la mancanza di dignità e umanità.
Ora arriva il compito più importante e al tempo stesso complicato, narrare e restituire quanto visto e vissuto in questa settimana per arginare la povertà umana e culturale di questo tempo ed educare al rispetto di ogni essere umano.