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FOTO Femminicidio, il Clan Fuoco, del gruppo Scout San Benedetto 1, fa riflettere tutti

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto Sabato 25 Maggio, alle ore 21:15, presso il Teatro Don Marino della parrocchia Cristo Re in Porto d’Ascoli, lo spettacolo “A ste donne gli diciamo di tutto”, organizzato dal Clan/Fuoco Airone del Gruppo Scout San Benedetto 1, appartenente alla comunità della Santissima Annunziata.
Presenti tra il pubblico anche due esponenti dell’Amministrazione Comunale di San Benedetto del Tronto: Andrea Sanguigni, assessore alle Politiche Sociali, e Sabrina Merli, consigliera comunale e catechista della parrocchia SS Annunziata.

Morena Mandolese, Capo Fuoco del Gruppo Scout, racconta: “Quello che agli occhi di tutti è sembrato uno spettacolo teatrale, noi lo chiamiamo veglia Rover/Scolta ed è il punto finale di un percorso educativo, fatto di esperienza e confronto. In questo caso i nostri ragazzi, con un percorso iniziato a Gennaio 2024, hanno avuto l’opportunità di esplorare un tema di grande rilevanza sociale: il femminicidio e la violenza domestica. Durante i mesi passati hanno potuto ascoltare testimonianze dirette e dialogare con figure professionali esperte. Grazie a questi incontri hanno imparato a riconoscere i segnali di violenza, a comprenderne le conseguenze e soprattutto a conoscere le strategie per prevenirla e contrastarla. Il progetto ha coinvolto in particolare nove persone: tre rover e tre scolte, che hanno tra i 17 e i 21 anni e che sono stati protagonisti sul palco, oltre a tre novizi, quindi sedicenni, che hanno collaborato in sala. Alle donne intervenute, infatti, è stato consegnato un nastro rosso da legare al braccio sinistro, mentre agli uomini presenti è stata data una gerbera rossa, il fiore che è stato scelto quest’anno come simbolo della lotta contro la violenza sulle donne e che poi è stato da loro donato alle donne sedute accanto. Un gesto particolarmente significativo è stato anche quello di consegnare a persone presenti tra il pubblico un lumino per ogni donna vittima di femminicidio. Ad un certo punto le luci del teatro si sono spente e, man mano che venivano chiamati i nomi delle vittime, veniva acceso il relativo lumino. Il momento è stato suggestivo e di grande impatto emotivo. L’esperienza della veglia R/S, infatti, non è solo uno strumento di conoscenza e giudizio che stimola la fantasia e favorisce un’ampia partecipazione dei membri della comunità, bensì serve anche per comunicare all’esterno l’esperienza vissuta e le riflessioni maturate ed ha un profondo valore politico, in quanto il pubblico non è solo spettatore, ma è coinvolto nella riflessione critica, nella presa di coscienza del tema affrontato e nelle azioni intraprese dalla comunità. Così è stato anche Sabato scorso e siamo veramente felici di essere riusciti nel nostro intento.
Colgo l’occasione per ringraziare, a nome di tutto il Clan/Fuoco Airone, tutti coloro che ci hanno accompagnato durante il percorso di questo nostro Capitolo: la psicologa Anna Giuseppina Mandolini e la dottoressa Liliana Talamonti, che ci hanno affiancato per quanto concerne la conoscenza del problema e le dinamiche psicologiche che si vengono a creare in determinate situazioni; don Matteo Calvaresi, che ci ha condotto in un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio, alla scoperta del valore attribuito alla donna nelle varie culture, in particolare quella cristiana ed ebraica, dall’epoca di Cristo fino ai giorni nostri; don Gian Luca Rosati, che ci ha gentilmente concesso l’uso del teatro parrocchiale sia per lo spettacolo finale sia per le numerose prove; il nostro parroco don Alfredo Rosati e la comunità parrocchiale della Santissima Annunziata per aver accolto il nostro invito; Simone Ciotti, direttore artistico dello spettacolo e anche interprete della canzone ‘Le donne lo sanno’; Diego Pasqualini e Manuel Liberati, che hanno svolto rispettivamente le funzioni di tecnico delle luci e tecnico audio; Aldo D’Aponte, che ha immortalato i momenti più belli dello spettacolo con professionalità e generosità. Un pensiero speciale di gratitudine va infine a Renata Passerini, fondatrice del nostro Gruppo Scout San Benedetto 1 nel lontano 1975, che era presente tra il pubblico a ricordarci le nostre radici e soprattutto a sostenerci ancora, con forza e amorevolezza. “.

Molto soddisfatti i protagonisti dell’iniziativa, ovvero i ragazzi, Serena, Francesco, Vanessa, Davide, Elisa, Simone, Rachele, Filippo e Alice, i quali affermano: “C’è sempre un po’ di emozione, quando si decide di realizzare una veglia: per noi infatti è il tempo in cui riprendere in mano la ricchezza di un cammino percorso, di mettere a fuoco i messaggi importanti che vogliamo condividere ed è quindi un tempo di fantasia, manualità ed impegno. La Capo Fuoco Morena ci ha aiutato a elaborare in modo più attento la veglia R/S e a comprenderne le caratteristiche, affinché potessimo sfruttarla al meglio e dobbiamo riconoscere che ne è valsa veramente la pena! Siamo veramente felici e non solo per la numerosa partecipazione allo spettacolo, ma anche per il messaggio che siamo riusciti a trasmettere. Ancora troppo spesso, infatti, come possiamo apprendere quotidianamente dai notiziari, le donne vengono trattate anche peggio di come si farebbe con un oggetto di scarso valore. Sta quindi ad ognuno di noi rendersi fautore di un cambiamento della società. Non possiamo più aspettare che sia qualche altro a fare il primo passo. È una chiamata personale. Tocca a noi!“.

Parole di gradimento sono giunte da numerosi spettatori che hanno assistito allo spettacolo. Tra questi anche don Gian Luca Rosati, il quale sui suoi canali social ha scritto: “‘Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore’. Quello che abbiamo visto Domenica sera, quello che ci hanno offerto i giovani del Clan-Fuoco Airone, è tutto in queste parole della Gaudium et Spes: è stata una serata emozionante perché ci ha permesso di condividere gioie, speranze, tristezze, angosce e di sentirci fratelli e sorelle chiamati all’amore e alla custodia dell’altro, di ogni altro. Ancor più emozionante è stato per me guardarli durante le prove e vederli commuoversi nel recitare, perché partecipavano del dolore delle tante vittime della violenza. Con delicatezza e dolcezza, ci hanno comunicato l’esigenza di amare alla maniera di Cristo, ci hanno comunicato il pericolo dell’indifferenza, dell’egoismo, della prepotenza, della rabbia, dell’odio, del possesso, della violenza. Ci hanno testimoniato la bellezza del dono gratuito, di una carezza, di una stretta di mano, dell’offerta di un fiore, di uno sguardo casto, di un abbraccio libero e liberante! Il numero 1 di quella splendida costituzione, regalo del Concilio Vaticano II, continua così: ‘La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti’. E conclude: ‘Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia’. Ed è proprio quello che questi giovani, con l’aiuto del loro assistente ecclesiastico e dei loro capi, hanno fatto, offrendo a tutti gratuitamente quello che c’è nel loro cuore e soprattutto esprimendo il loro desiderio purissimo di offrire amore e ricevere amore, solo e soltanto amore! Grazie, amici! Buon cammino e buona strada, sempre con gioia e speranza!”.

Foto di Aldo D’Aponte

 

Carletta Di Blasio: