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Corsi di cristianità, Ilario Persiani: “Dobbiamo dare voce ai giovani!”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbiamo intervistato Ilario Persiani, coordinatore del Movimento dei Corsi di Cristianità della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Ilario, dopo le scuole dell’obbligo, intorno ai quindici anni, ha iniziato a lavorare, seguendo i consigli della mamma, che gli diceva: “Vai ad imparare un mestiere, ti darà sicurezza nella vita”. Ilario oggi afferma: “Sono sempre stato grato a mia mamma per i suoi consigli. Ho fatto il mio lavoro con passione e ho ricevuto tante soddisfazioni. Nel 1967 ho fondato la Itercond (Impianti di condizionamento e ventilazione). Nel 2015 ho fatto un passaggio generazionale con i miei dipendenti: la ditta va ancora avanti, mentre io ho iniziato un altro tipo di vita. Attualmente sono impegnato anche presso la Caritas Diocesana, un luogo in cui ci si confronta con persone che hanno meno di noi e che è una continua lezione di vita. C’è più gioia nel donare che nel ricevere: di questo sono profondamente convinto.  Per questo motivo ho iniziato questa esperienza quando l’allora parroco di San Pio X, don Vincenzo Catani, mi chiese di aiutarlo e da allora non mi sono mai fermato, sono sempre stato disponibile a dare una mano”.

Ilario, come sei entrato a far parte del mondo dei Cursillos de Cristiandad?
Ci sono entrato come tanti altri. Ho iniziato con l’esperienza di tre giorni, dal 31 Marzo al 3 Aprile 2011. Sono andato per far piacere ad un amico, Vinicio, una persona che ora non c’è più. Sono stati tre giorni che posso paragonare ad un defibrillatore: mi hanno dato una scossa forte al cuore e ho iniziato a vedere cose che fino a quel momento non avevo mai osservato: il tabernacolo, i momenti di riflessione con Cristo. L’esperienza dei Cursillos ti fa vivere dei momenti bellissimi, dei quali forse non si riesce a parlare con tutti; sono dei momenti così pieni di fede, che in un mondo come quello di oggi, nel quale sembra che le parole non vengano capite, ti senti spinto ad agire più che a parlare. Agire significa emulare i passi della fede, concretamente, non soltanto dire che preghiamo: tutto quello che facciamo come cristiani deve concretizzarsi, se vogliamo che gli altri si convertano. Se non viviamo nella vita quotidiana il nostro essere cristiani, non ci sarà frutto! È come ritrovare la strada, un cammino sereno, che ti porta in maniera impegnativa verso la strada che il Signore ci indica. Nel movimento di cristianità poi sono arrivato ad essere coordinatore: non è stata propria una mia volontà, hanno pensato che potessi ricoprire questo ruolo e ho accettato con gioia. Onestamente io non mi sento preparato, forse sono la meno preparata per poter ricoprire questo ruolo così importante, ma ho accettato e deciso di andare avanti con l’aiuto di Dio e delle sorelle e dei fratelli”.

Quali attività portate avanti in Diocesi?
“Le attività sono tante!  Te ne dico due. Il 9 Giugno andremo ad Oria, in provincia di Brindisi, dove la Diocesi cinquant’anni fa è stata aiutata ad aprire il Movimento dei Corsi di Cristianità, proprio dalla nostra dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Festeggeremo insieme il cinquantennale, andando giù con una delegazione di circa dodici persone, e vivremo bei momenti, ricorderemo anche l’inizio del cammino, partito tanti anni fa. Un altro evento è previsto per il 29 Settembre a Teramo, dove verrà festeggiato, anche qui nella Diocesi di Teramo – Atri, il cinquantennale dalla nascita del Movimento”.

Come si può rilanciare maggiormente la presenza del Movimento, in particolare tra i giovani?
Siamo tutti concordi sul fatto che il futuro sia dei giovani ed è giusto che sia così, ma nella fede occorre che noi li facciamo diventare realmente protagonisti ora, non nel futuro. Protagonisti di un fare, che li porti ad essere sereni dentro di loro. Li dobbiamo invitare a fare cose per le persone meno fortunate di loro. Penso che i ragazzi debbano essere inseriti nel nostro Movimento con questi tre giorni importanti, creando progetti, situazioni nelle quali loro stessi si sentano motivati e appassionati nel portare avanti i loro desideri, perché io sono convintissimo che in un angolo del nostro cuore c’è la parte giusta, ma deve venire fuori e deve venire fuori nel pieno rispetto. I giovani devono esternare la propria creatività. Nell’ambito della fede è una cosa estremamente importante”.

Cosa significa essere membri del Movimento e in quali parrocchie siete presenti?
“L’obiettivo che ci si pone come Movimento è quello dell’evangelizzazione. L’evangelizzazione non soltanto proiettando i temi della fede, ma soprattutto operando nel concreto per dare delle risposte, perché dobbiamo riconoscere che, oltre alle esigenze materiali, ci sono le esigenze spirituali. I ‘lontani’ non sono soltanto i lontani dalla Chiesa, ma purtroppo anche all’interno della Chiesa. Dopo i Corsi ognuno di noi si occupa di un servizio all’interno della parrocchia, un servizio come può essere il lettorato o altro, ma mai come corsisti, solo come singoli. La Direzione Nazionale sta rivedendo questa posizione, perché occorre che il Movimento sia all’interno delle parrocchie per amalgamarsi e per fare sinergia con gli altri gruppi o movimenti. Occorre lavorare tutti insieme. La Chiesa si deve impegnare a fermare l’aridità del sistema sociale, un’aridità che si espande giorno dopo giorno. La Chiesa deve camminare insieme, clero e laici. Il Movimento è presente in tutte le parrocchie, ma con numeri diversi. Da metà Anni Sessanta siamo oltre cinque mila, poi c’è chi viene e chi va. Il Signore ci indica la strada, il bello dello stare nei Movimenti è rappresentata dalla gioia di una vera amicizia. Nel nostro Movimento si sperimenta la vera amicizia, perché si è disposti a fare tutto l’uno per l‘altro. La gioia è l’elemento fondamentale per portare avanti la Parola di Gesù Cristo. La spina dorsale di tutto è l’evangelizzazione, ma in questo mondo è difficile parlare con qualcuno andando subito al Vangelo, occorre prima comportarsi in maniera tale, che la gente guardando pensi: ‘Perché riescono a vivere così? Cosa li rende così?’ E a questo punto le persone iniziano ad ascoltarti”.

Come potersi avvicinare a questa importante realtà?
“Le comunità parrocchiali devono veramente diventare realtà e comunità parrocchiali, perché probabilmente al momento non tutte lo sono. Papa Francesco ci ricorda costantemente di ‘uscire’ dalle chiese per evangelizzare. La Chiesa deve impegnarsi per seguire l’invito di Papa Francesco. Adesso mi viene in mente l’immagine di un galeone e dei rematori: oggi, se non ci sono i rematori, che sono rappresentati dai laici all’interno della Chiesa, il galeone, cioè la Chiesa, rischia di barcollare. Questo lo dico con tutta l’umiltà del mondo. Occorre necessariamente che le associazioni all’interno delle comunità, che sono tante grazie a Dio, dialoghino tra di loro. A me spesso sembrano associazioni ‘liberticistiche’, ognuno porta avanti il proprio obiettivo, si occupa dei propri problemi e così via. No! Ce lo ha fatto capire il cammino sinodale cosa significa e quanto sia importante camminare insieme. Occorrono programmi di attività spirituali e materiali all’interno di ogni comunità parrocchiale, che possano tra di loro fare squadra, fare rete, in modo che ci sia una comunicazione continua. Oggi manca fortemente l‘ascolto. Invece l’ascolto e la formazione sono fondamentali per poter dialogare e poter dare delle risposte vere, concrete a chi purtroppo è meno fortunato di noi”.

Breve storia dei corsi di cristianità nella Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto: Intorno al 1960 e negli anni immediatamente successivi, alcuni sacerdoti della Diocesi di San Benedetto, in particolare don Gerardo Di Girolami, padre Francesco Illuminati, don Giovanni Flammini e don Marino Ciarrocchi, ebbero conoscenza dei Corsi di Cristianità nella Diocesi di Fermo (la prima in Italia), dove il Movimento, sorto in Spagna negli anni quaranta, aveva iniziato da qualche tempo il suo cammino. Subito presentarono la proposta del Corso nella Diocesi, invitando confratelli e laici a farne esperienza tramite i Corsi che la Diocesi di Fermo teneva all’Oasi di Grottammare. Il primo Corso Uomini si tenne presso l’Oasi di Santa Maria dei Monti di Grottammare dal 22 al 25 Aprile 1966. Il primo Corso Donne ebbe luogo dal 13 al 16 Marzo 1969. Nella Diocesi di San Benedetto del Tronto sono stati tenuti novantatré Corsi Uomini e settantuno Corsi Donne, che hanno visto la partecipazione di tremilacinquecentotrentuno persone. Nel corso degli anni l’esperienza dei Corsi si è inserita completamente nella realtà ecclesiale della nostra Diocesi.

Patrizia Neroni:

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  • Grande presentazione di un movimento che non ha vita a sé, ma forma cristiani autentici che hanno fatto esperienza di Cristo e guardano ai fratelli.
    previsioni