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FOTO Corpus Domini, vescovo Bresciani: “Impariamo da Cristo ad amare il corpo di Cristo, che è la Chiesa”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono iniziati ieri, Giovedì 30 Maggio, e termineranno Domenica 2 Giugno i festeggiamenti organizzati dalla Congregazione dei Padri Sacramentini di San Benedetto del Tronto per la Solennità del Corpus Domini. In particolare, alle ore 21:00, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina, si è svolta la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Carlo Bresciani e concelebrata da numerosi sacerdoti della città rivierasca. A seguire la processione Eucaristica cittadina per le vie del centro fino a giungere alla Chiesa dei Padri Sacramentini. Numerose le autorità civili e militari presenti, a partire dal primo cittadino Antonio Spazzafumo.

Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia: “Stiamo celebrando solennemente la festa del Corpus Domini, molto cara al popolo cristiano, celebrata generalmente anche con una processione eucaristica, come faremo anche noi attraversando, al termine della Santa Messa, alcune vie della nostra città.
Al centro della celebrazione ci sta certamente il corpo eucaristico di Cristo che porteremo in processione. Celebrando la solennità del Corpus Domini, tuttavia, siamo esortati a contemplare contemporaneamente sia il corpo eucaristico di Cristo presente nel sacramento, sia, e inscindibilmente, il suo corpo che è la Chiesa.
Il corpo eucaristico di Cristo è strettamente collegato e rimanda intrinsecamente al mistero della Chiesa. Infatti, San Paolo ricorre alla metafora del corpo per parlare della Chiesa e dice che la Chiesa è il “corpo di Cristo. Infatti, come il corpo umano è composto da molte membra, così è la Chiesa nella pluralità delle sue componenti. Si tratta di una pluralità che ha in Cristo il suo principio di unità. Egli è, infatti, l’unico capo della Chiesa. Proprio per questo la Chiesa non è solo un corpo sociale; certamente lo è anche, perché è fatta da persone umane: non possiamo mai dimenticare la dimensione umana della Chiesa! Ma essa è molto di più che una realtà solamente umana: è, appunto, corpo di Cristo. Per questo non potremo mai separare il mistero eucaristico e la Chiesa come corpo di Cristo che vive nel tempo, incarnandosi nei diversi momenti storici che essa deve attraversare.
La vitalità di questo corpo storico, che la Chiesa è, proviene dall’unione con il capo: Cristo. Come la vitalità dei tralci è data dall’unione alla vite, così lo è per tutti i membri che, uniti alla vite-Cristo, formano la Chiesa. Detto diversamente: è necessario rimanere strettamente uniti al Cristo-capo se si vogliano portare frutti. Ma l’unione con il Cristo-capo, necessaria e indispensabile, non può non comportare anche l’unione con il suo corpo, che è la Chiesa, e con tutte le sue membra.
Se è vero che la Chiesa è composta da molte membra, come giustamente ricorda San Paolo, per capire la Chiesa, tuttavia, non ci si può fermare a considerare le membra singolarmente o in modo isolato, ma neppure soltanto come un insieme umano: si coglierebbe solo la parte meno importante della sua realtà. Si coglierebbe cioè soltanto l’umanità della Chiesa, che è vera e talora fa sentire tutto il suo peso, il suo peccato e la sua fragilità, una fragilità che i Vangeli non temono di raccontare come presente anche negli apostoli e perfino in Pietro.
Il grande teologo Henri-Marie de Lubac nel suo libro “Meditazione sulla Chiesa” ha contemplato questo mistero e, contemplandolo, ne trasse grande consolazione in un periodo tutt’altro che facile per lui, proprio a causa di alcune incomprensioni umane della Chiesa stessa nei suoi confronti, incomprensioni che lo avevano colpito e lo facevano soffrire non poco.
Poiché siamo corpo di Cristo, San Giovanni può scrivere: Questo è il comandamento di Dio: “che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri (1Gv 3, ). Da notare che qui Giovanni parla al plurale: che crediamo, che ci amiamo: la fede, che è unione con il Cristo-capo, è sempre professata e vissuta comunitariamente, appunto come Chiesa, e nello stesso tempo la fede è indissolubilmente vissuta nell’amarsi gli uni gli altri. Professione di fede comunitaria e vita vissuta nell’amore reciproco sono inscindibili, non possono cioè mai venire separate. La linfa della fede e della Chiesa è l’amore che attraverso il Cristo-capo dà vita alle varie membra: senza questa linfa le membra muoiono e la fede diventa vaniloquio”.

Il mistero eucaristico – ha proseguito Mons. Bresciani -, che è mistero dell’amore infinito del quale è vissuto e vive Cristo, rimanda al mistero della Chiesa che è viva solo se vive in sé stessa il mistero dell’amore di Cristo, di quell’amore che vive in se stessa la Trinità e la fa un unico Dio.
San Paolo sa bene che questo comporta anche farsi carico dei patimenti di Cristo e arriva a scrivere: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Si tratta, infatti, di un corpo che essendo vivo e composto da persone che portano in sé la comune fragilità umana, non è ancora perfetto ed è in continua formazione. È animato dalla potenza dello Spirito che scende dal Capo che è Cristo, ma le membra non sono ancora pienamente permeate da esso e non mancano, purtroppo, membra malate che portano sofferenza a tutto il corpo. Ciò, però, non toglie alla santità del corpo integrale, poiché la sua santità è data dal capo: Cristo stesso che sempre di nuovo la rivivifica e la santifica.
Carissimi, amiamo questo corpo di Cristo che è la Chiesa così come amiamo l’eucaristia che ne è il principio vitale, il principio che infonde vitalità alle membra affinché nella collaborazione tra loro e nella loro crescente unità facciano rifiorire sempre di nuovo la bellezza e la santità dell’intero corpo.
Carissimi, impariamo da Cristo ad amare sempre di più questo corpo nonostante le sue fragilità: non possiamo amare veramente l’eucaristia, corpo di Cristo, senza amare quel corpo di Cristo che è la Chiesa, questa Chiesa, quella in cui noi viviamo ora, non un’altra, quella del passato o quella del futuro che ancora non esiste.
Tra poco andremo in processione: siamo in cammino dentro la storia concreta che ci è data da vivere, con le sue ricchezze e le sue povertà, ma animati a una fede ferma: Cristo, il capo del corpo di cui facciamo parte, cammina con noi. Con la processione vogliamo confermare la nostra fiducia in lui per il cammino che siamo chiamati a fare dentro questa nostra travagliata storia, purtroppo ora drammaticamente segnata da guerre sanguinose che destano crescente preoccupazione.
Chiediamo a Maria, Madonna della Marina, patrona della nostra cattedrale e regina della pace, di camminare con noi, di sostenerci e confortarci nelle fatiche che ogni cammino inevitabilmente comporta”.

Terminata la Messa, il corpo eucaristico di Cristo è stato portato in processione per alcune vie della città: dalla Cattedrale si è imboccata via Pizzi, a seguire si è svoltati su via Gramsci, poi su via Bassi, fino a raggiungere via Crispi per rientrare presso la chiesa dei Padri Sacramentini.

La processione eucaristica, che ha registrato la partecipazione di numerosi fedeli, si è conclusa con queste parole del vescovo Bresciani: “Abbiamo portato in processione il corpo eucaristico di Cristo e questo è molto importante, ma è ancora più importante come abbiamo vissuto interiormente il cammino, sia il camminare insieme sia il camminare seguendo Gesù sia il lasciarci accompagnare da Lui. È un po’, questo, il segno e il simbolo della vita cristiana: accompagnare Gesù, lasciarci accompagnare da Lui, accompagnarci vicendevolmente, attraverso le vie che rappresentano la nostra vita quotidiana, le fatiche e le gioie, i momenti belli e i momenti meno belli. Siamo qui davanti al Signore a chiedere ancora una sua benedizione. La chiediamo con l’umiltà del peccatore che va al tempio, che sa di non poter pretendere nulla, ma può solo abbandonarsi alla volontà e all’amore del Signore. Abbiamo infatti tanto bisogno di questo amore, ne abbiamo bisogno ancora, perché, se è vero che il mondo è ricco di tante cose, è anche vero che è sempre in debito di amore. E quindi ha sempre bisogno di Dio, che è Amore”.

Carletta Di Blasio: