SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prosegue il nostro viaggio per conoscere più da vicino i giovani che si contraddistinguono per le loro passioni, il loro studio e il loro operato. Questa settimana abbiamo intervistato Monica, Valentina e Pietro, che da qualche giorno hanno concluso il loro anno di Servizio civile presso la Caritas Diocesana di San Benedetto. Dodici mesi in cui si sono messi a servizio degli ultimi al fianco dei volontari della struttura di via Madonna della Pietà.
Quanti anni avete e, prima di fare questa esperienza, di che cosa vi occupavate?
M Ho 22 anni e prima di questa esperienza frequentavo il secondo anno di Università, corso di laurea in Scienze Ambientali e Protezione Civile.
V Ho 25 anni. Mi sono laureata in servizio sociale presso l’Università degli Studi di Urbino a febbraio 2023 e pochi giorni dopo ho fatto domanda per svolgere il Servizio civile.
P Ho 27 anni e, prima di fare questa esperienza, mi sono dedicato principalmente agli studi universitari. Contemporaneamente ho svolto attività extra come tenere delle ripetizioni per scuole superiori ed universitarie, ed ho coltivato diversi hobby, dallo sport alla musica.
Perché avete scelto di svolgere il servizio civile presso la Caritas?
M Mio cugino, che lavora presso gli uffici Caritas, mi ha proposto di partecipare a questo progetto. Ho sempre desiderato comprendere meglio il funzionamento e le attività della Caritas Diocesana, avendo avuto esperienza solamente con la Caritas Parrocchiale, dove mia mamma è volontaria. Mi sono subito sentita motivata all’idea di poter contribuire in modo più significativo e di ampliare la mia comprensione di questa organizzazione cosi centrale nel nostro territorio.
V Mi sarebbe piaciuto fare un’esperienza nel campo del sociale, ma non sapevo bene né cosa fosse il Servizio civile né di cosa si occupasse la Caritas, a parte fornire il servizio mensa e il servizio vestiario. Quando, per puro caso, ho letto il bando pubblicato sul sito, mi hanno colpito la chiarezza e l’organizzazione delle attività proposte ai futuri civilisti. Mi è sembrato un ambiente dinamico e con molto da imparare, quindi ho pensato: ‘Perché no?’ E ho fatto richiesta.
P Una cara amica di famiglia mi consigliò di consultare il bando. Anche se in quel periodo sapevo ancora ben poco della Caritas, fin da subito ho capito che con le mie azioni avrei potuto dare un contributo significativo ai più bisognosi. Quindi, senza rifletterci molto, mi sono subito iscritto.
Di che cosa vi siete occupati in particolare?
M Tutti e tre ci siamo occupati dei servizi che offre la Caritas, in particolare quello inerente i viveri. Mi sono occupata della modulistica, della preparazione di schede viveri e successivamente della distribuzione dei pacchi viveri alle famiglie nei giorni di distribuzione prestabiliti. Ho svolto anche il servizio di segreteria e centro d’ascolto, centrale della nostra Caritas, e all’ora di pranzo abbiamo svolto il nostro servizio in mensa, affiancando volontari e suore.
V A turno abbiamo preso parte ai vari servizi. Ho iniziato col centro d’ascolto, che è il cuore della Caritas diocesana, poiché ascoltiamo le persone che si rivolgono ai nostri servizi e siamo ricettori dei loro bisogni, non sempre solo materiali. È il punto di partenza per l’erogazione degli interventi, poiché la persona viene registrata su Ospoweb, il portale digitale nazionale di raccolta dati. Ho poi preso parte al servizio viveri, che due volte alla settimana eroga pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà economica, e ho svolto mansioni di segreteria. Quotidianamente abbiamo aiutato i volontari e le suore a servire pasti in mensa.
P Come le colleghe, ho avuto all’inizio un’intensa formazione, che si è poi spalmata per tutto l’anno, gestita sia dalla nostra Olp che dagli altri operatori di Caritas Marche. Dopodiché ho svolto diverse attività all’interno della struttura che vanno dal ricevere telefonate in segreteria (bisognosi che chiedono una prenotazione per il pacco viveri, vestiario, esigenze particolari), al centro d’ascolto (ufficio in cui, assieme ad altri volontari, cerchiamo di trovare la soluzione più efficace per il bisognoso/a che abbiamo di fronte. Ed ho usato Ospoweb, ovvero la piattaforma online in cui vengono inseriti tutti i dati dei vari utenti che si recano presso la Caritas, in modo da non perdere di vista informazioni personali utili). Inoltre mi sono dedicato, sempre assieme ai volontari, alla distribuzione dei pacchi viveri, fissata in determinati giorni della settimana, quando i bisognosi sanno di poter venire a ritirare i pacchi. Infine ho svolto servizio alla mensa, affiancando le suore, lo staff in cucina e le mie colleghe per garantire una migliore cooperazione.
Cosa vi è rimasto di questa esperienza?
M Di questa esperienza mi è rimasto sicuramente il senso di appartenenza e l’importanza di lavorare in gruppo per il raggiungimento di un obiettivo comune. Mi ha aperto gli occhi su tante realtà diverse dalla mia, rendendomi una persona più consapevole ed attenta.
V La situazione di fragilità economica e sociale del territorio diocesano è in crescita e questo riguarda tutti: italiani e stranieri, migranti e residenti. Ascoltare le storie degli ospiti della struttura e delle persone al centro di ascolto mi ha sicuramente ricordato ogni giorno che ciò che abbiamo non va mai dato per scontato. Inoltre, l’esperienza mi ha insegnato che da soli non si va da nessuna parte e che il lavoro di rete istituzionale è fondamentale per fronteggiare queste problematiche.
P Lo riassumo nella bellezza di aver fatto parte di una grande famiglia e di essermi confrontato con diverse persone. In particolare l’aver fatto sì che con piccole azioni e gesti io abbia potuto, come altri, essere un punto di riferimento per la risoluzione dei bisogni (materiali e non) presentati quotidianamente dai più bisognosi. E l’aver fatto spesso loro un sorriso sono sicuro li abbia alleggeriti delle difficoltà quotidiane.
C’è un episodio, un incontro particolare che non dimenticherete?
M Qualche settimana fa si è presentata davanti al magazzino dei viveri una signora con un bambino di circa due anni per chiedere se fosse possibile ricevere un aiuto. Oltre alla spesa, una volontaria ha dato al bambino un ovetto di Pasqua: vedere la gioia nei suoi occhi nel ricevere quel regalo mi ha colpito molto. Questo episodio mi ha fatto riflettere su come anche un piccolo gesto, apparentemente insignificante per noi, possa davvero illuminare la giornata di qualcun altro.
V Alcuni giorni fa ho rivisto due ragazzi che vennero accolti l’anno scorso. Era un venerdì ed era quasi mezzogiorno, il centro di ascolto stava chiudendo e loro arrivarono stanchi, sporchi e affamati. Chiesero se parlassi inglese, poi spiegarono la loro storia e dissero che venivano dal Pakistan, erano in viaggio da tanti mesi. Gli fornimmo alloggio, così che potessero regolarizzarsi sul territorio e richiedere un permesso di soggiorno, per poi cominciare a lavorare. Oggi vivono in una casa in affitto con degli amici e lavorano a San Benedetto. Mi hanno detto che stanno bene e mi hanno ricordato di questo primo incontro, quando erano soli e non avevano niente. Continuano a dire grazie e a ritenersi fortunati di averci incontrato.
P Ce ne sono diversi che non dimenticherò, forse ce n’è stato uno che mi ha fatto maggiormente riflettere. Era da poco iniziato aprile quando, al termine di una mattinata in Caritas, ero appena uscito dalla struttura molto stanco e, nel recarmi al cancello d’ingresso, avevo visto entrare un signore (forse sulla cinquantina), molto magro e con uno zaino pesante addosso, originario di Bari. Tutto sudato, mi aveva chiesto se c’era possibilità di mangiare in quel momento in Caritas. Gli avevo detto che sarebbe potuto venire senza problemi il giorno dopo, ma che in quel momento purtroppo il servizio mensa era chiuso perché già tardi. Anche se dispiaciuto, mi aveva fatto capire che per lui era prioritario comunque riposarsi un po’ e quindi mi aveva chiesto se potevo fargli vedere dove stava la fermata del pullman in modo da potersi recare verso il centro di San Benedetto per appartarsi in qualche vicolo. Dopo averlo indirizzato, gli ho augurato tanta fortuna. Non l’ho più rivisto. Ciò mi ha fatto riflettere, ancora una volta, sul fatto di quante persone siano in difficoltà come lui nel mondo.
Terminata questa esperienza quali saranno i vostri obiettivi? Quale lavoro vorreste svolgere?
M Al momento sto ancora collaborando con la Caritas e nel contempo finendo l’università. Il mio obiettivo è quello di trovare un lavoro nel campo della sostenibilità ambientale e protezione civile.
V Attualmente sto continuando a collaborare con la Caritas. Poi cercherò lavoro, sempre nel campo del sociale, preferibilmente come assistente sociale.
P Pur rimanendo in contatto con la Caritas, il mio obiettivo ora è concludere gli studi universitari. Dopodiché, in merito al lavoro da svolgere, ci devo ancora pensare bene, ma credo di intraprendere la carriera dell’insegnamento, mantenendo basi solide sulla nutrizione che possono sempre servire (oggetto chiave della Facoltà che sto facendo).
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buona Giornata,ho avuto la fortuna di incontrare
Monica,Valentina e Pietro,mentre prestavano il Servizio Civile presso La Caritas Diocesana.
La loro disponibilità e capacità di Ascolto mi hanno colpito. Si sono immersi subito in problematiche per loro nuove e giorno dopo giorno si sentivano sempre di più parte attiva di un contesto ,dove maturano quotidianamente esperienze di Vita importanti. Credo che nel loro cammino possano "forgiarsi" nella Società con un forte senso Sociale e Umano. Qualunque sia la strada che vorranno intraprendere , con la loro umiltà e caparbietà ce la faranno. Auguro a Monica,Valentina e Pietro tutto il Bene di Questo Mondo.