Papa Francesco ha incontrato ieri, 6 giugno, in Sala Clementina, i partecipanti alla Plenaria del Dicastero per il Clero centrata in particolare su tre aspetti: la formazione permanente dei sacerdoti, la promozione delle vocazioni e il diaconato permanente. Nel suo discorso ha sottolineato quanto sia importante per i sacerdoti vivere all’interno di una rete di rapporti fraterni perché “il cammino non si fa da soli” e ha raccomandato creatività e ascolto dello Spirito per affrontare le sfide del presente.
La gratitudine del Papa
È con affetto che il Papa saluta i partecipanti all’udienza, approfittando dell’occasione per esprimere la sua gratitudine ai sacerdoti e ai diaconi del mondo intero:
Tante volte ho messo in guardia contro i rischi del clericalismo e della mondanità spirituale, ma so bene che la grande maggioranza dei sacerdoti si prodiga con tanta generosità e spirito di fede per il bene del santo Popolo di Dio, portando il peso di tante fatiche e affrontando sfide pastorali e spirituali a volte non facili.
La formazione ricevuta in Seminario non basta
Francesco desidera dire una parola su ciascuno dei tre temi su cui si sono svolti i lavori della Plenaria a cominciare da quello centrale della formazione dei sacerdoti. Una formazione che, sottolinea, deve essere permanente, tanto più in un mondo in continua trasformazione come quello attuale. Non è dunque possibile pensare che possa bastare la formazione ricevuta in Seminario.
Piuttosto, siamo chiamati a consolidare, rafforzare e sviluppare quanto abbiamo in Seminario, in un percorso che ci aiuti a maturare nella dimensione umana, a crescere spiritualmente, a trovare i linguaggi adeguati per l’evangelizzazione, ad approfondire quanto ci serve per affrontare adeguatamente le nuove questioni del nostro tempo.
Tanti sacerdoti sono troppo soli
Fondamentale per Francesco la questione della solitudine che spesso viene vissuta dai sacerdoti. “Il cammino non si fa da soli”, afferma, costatando quanti preti invece non possano contare sulla “grazia di un accompagnamento” e senza quel “salvagente” rappresentato dal “senso di appartenenza”.
Tessere una forte rete di rapporti fraterni è un compito prioritario della formazione permanente: il vescovo, i sacerdoti tra loro, le comunità nei confronti dei loro pastori, i religiosi e le consacrate, le associazioni, i movimenti: è indispensabile che i sacerdoti si sentano “a casa”. Voi come Dicastero avete già iniziato a tessere una rete mondiale: vi raccomando, fate di tutto perché quest’onda continui e porti frutti nel mondo intero.
Non rassegnarsi al calo delle vocazioni
Il calo delle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata è “una delle grandi sfide per il Popolo di Dio”, osserva il Papa, ma la crisi riguarda anche le vocazioni al matrimonio. Per questo, spiega, nei messaggi più recenti per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, lo sguardo si è allargato “all’insieme delle vocazioni cristiane”, in particolare alla “vocazione fondamentale che è il discepolato” che accomuna tutti i battezzati. Il Pontefice avverte:
Non possiamo rassegnarci al fatto che per tanti giovani è scomparsa dall’orizzonte l’ipotesi di una offerta radicale di vita. Dobbiamo invece riflettere insieme e restare attenti ai segnali dello Spirito e anche questo compito voi potete portarlo avanti grazie alla Pontificia Opera delle vocazioni sacerdotali. Vi invito a riattivare questa realtà, con modalità adatte ai nostri tempi.
Il contributo alla riflessione sul diaconato permanente
Il Papa affronta quindi il terzo tema della plenaria: il diaconato permanente, sulla cui “specifica identità” oggi ci si interroga spesso. L’invito è a contribuire alla riflessione su questo ministero come raccomanda la Relazione di sintesi della prima Sessione dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre scorso, puntando soprattutto “alla diaconia della carità e del servizio ai poveri”.
Accompagnare queste riflessioni e questi sviluppi è un compito del vostro Dicastero alquanto importante. Vi incoraggio a lavorare per questo e a mettere in campo tutte le forze necessarie.
L’invito conclusivo di Francesco è a lavorare sempre “perché il popolo di Dio abbia pastori secondo il cuore di Cristo” accompagnati da Maria, “modello d’ogni vocazione”.