Questa mattina, nell’aula Paolo VI, Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al quarto Incontro internazionale delle corali, promosso dal coro della diocesi di Roma in occasione del 40° anniversario dalla sua fondazione. L’incontro, organizzato da Nova Opera, si è svolto fino a ieri, 9 giugno, in Vaticano.
“A tutti do il mio benvenuto – ha esordito il Pontefice – e in modo particolare ringrazio il maestro, mons. Marco Frisina, e ringrazio Nova Opera per aver promosso questa iniziativa. […] È un anniversario che incoraggia tutti voi ad andare avanti nel prezioso servizio che svolgete, a Roma e in tante altre parti del mondo. Il vostro incontro, giunto alla quarta edizione, riunisce corali parrocchiali e diocesane, scholae cantorum, cappelle musicali, direttori e musicisti. Siete venuti in Vaticano per approfondire insieme il significato della musica a servizio della liturgia; ed è bello vedervi qui, anche perché, provenendo da luoghi diversi ma uniti dalla fede e dalla passione musicale, voi siete un segno forte di unità. Per questo vorrei richiamare alla vostra attenzione tre aspetti essenziali del vostro servizio, cioè l’armonia, la comunione e la gioia”.
Sull’armonia Bergoglio ha affermato: “La musica genera armonia raggiungendo tutti, consolando chi soffre, ridonando entusiasmo a chi è scoraggiato e facendo fiorire in ciascuno valori meravigliosi come la bellezza e la poesia, riflesso della luce armoniosa di Dio. L’arte musicale ha infatti un linguaggio universale e immediato, che non necessita di traduzioni, né di tante spiegazioni concettuali. Possono apprezzarla i semplici e i dotti, cogliendone chi un aspetto chi un altro, con più o meno profondità, ma attingendo tutti dalla stessa ricchezza. Inoltre la musica educa all’ascolto, all’attenzione e allo studio, elevando le emozioni, i sentimenti e i pensieri (cfr Ef 4,4-8), portando le persone oltre il vortice della fretta, del rumore e di una visione solo materiale della vita, e aiutandole a contemplare meglio sé stesse e la realtà che le circonda”.
Secondo: la comunione. “Il canto corale si fa insieme, non da soli. E anche questo ci parla della Chiesa e del mondo in cui viviamo. Il nostro camminare uniti, infatti, si può rappresentare come l’esecuzione di un grande ‘concerto’, nel quale ciascuno partecipa con le proprie capacità e offre il proprio contributo, suonando o cantando la sua parte, e ritrovando così la propria unicità arricchita dalla sinfonia della comunione”.
Infine la gioia. “Voi siete depositari di un tesoro secolare di arte, di bellezza e di spiritualità. Non lasciate che la mentalità del mondo lo inquini con l’interesse, l’ambizione, la gelosia, le divisioni, cose tutte che, come voi sapete, possono introdursi nella vita di un coro, come di una comunità, rendendoli spazi non gioiosi, ma tristi e pesanti, fino a disgregarli. Vi farà bene, invece, a tal fine, tenere alto il tenore spirituale della vostra vocazione: con la preghiera e la meditazione della Parola di Dio, partecipando, oltre che con la voce, anche con la mente e con il cuore alle liturgie che animate, e vivendone con entusiasmo i contenuti giorno per giorno, perché la vostra musica sia sempre più elevazione felice del cuore a Dio, che con il suo amore attrae, illumina e trasforma tutto”.