“Roma, città dallo spirito universale.
Questo spirito vuole essere al servizio della carità, al servizio dell’accoglienza e dell’ospitalità”.
E’ il ritratto del Papa, che citando il Giubileo del 2025 ha espresso l’auspicio che “pellegrini, turisti, migranti, quanti si trovano in gravi difficoltà, i più poveri, le persone sole, quelle malate, i carcerati, gli esclusi siano i più veritieri testimoni di questo spirito”.
“Per questo ho deciso di aprire una Porta Santa in un carcere”, ha aggiunto a braccio: “Possano testimoniare che l’autorità è pienamente tale quando si pone al servizio di tutti, quando usa il suo legittimo potere per venire incontro alle esigenze della cittadinanza e, in modo particolare, dei più deboli, degli ultimi”, l’auspicio a partire dalla necessità della “vicinanza al popolo di Dio”. “Continui Roma a manifestare il suo vero volto, un volto accogliente, ospitale, generoso, nobile”, l’appello per l’anno giubilare: “L’enorme afflusso nell’Urbe di pellegrini, turisti e migranti, con tutto ciò che significa in termini di organizzazione, potrebbe essere visto come un aggravio, un peso che frena e intralcia lo scorrere normale delle cose. In realtà, tutto questo è Roma, la sua specificità, unica al mondo, il suo onore, la sua grande attrattiva e la sua responsabilità verso l’Italia, verso la Chiesa, verso la famiglia umana. Ogni suo problema è il ‘rovescio’ della sua grandezza e, da fattore di crisi, può diventare opportunità di sviluppo: civile, sociale, economico, culturale. L’immenso tesoro di cultura e di storia adagiato sui colli di Roma è l’onore e l’onere della sua cittadinanza e dei suoi governanti, e attende di essere adeguatamente valorizzato e rispettato”.
“Non dimentichiamo che l’origine di Roma è un rinascimento tra lee rovine di Troia”, il monito a braccio. “Rinasca in ciascuno la consapevolezza del valore di Roma, del simbolo che essa rappresenta in tutti i continenti; e si confermi, anzi cresca la reciproca fattiva collaborazione tra tutti i poteri che vi risiedono, per un’azione corale e costante, che la renda ancora più degna del ruolo che il destino, o meglio la Provvidenza, le ha riservato”, l’appello finale: “Da decenni, da quanto ero un prete giovane, avevo sempre la devozione alla Salus popoli romani, e ogni volta che mi recavo a Roma andavo da lei: chiedo a lei, alla Salus Populi Romani, che vegli sulla città e sul popolo di Roma, infonda la speranza e susciti la carità, affinché, confermando le sue più nobili tradizioni, continui ad essere, anche nel nostro tempo, faro di civiltà e promotrice di pace”.
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