Di Daniele Rocchi
“Sono trascorsi 250 giorni di morte, più di otto mesi di guerra e di distruzione. I numeri della violenza sono numeri altissimi di morti, di feriti, di vite che si sarebbero potute salvare se gli ospedali non fossero stati distrutti. La causa però è sempre la guerra e le sue conseguenze senza rimedio. Si muore per le bombe e per altri strumenti di morte, si muore per la mancanza di cure, di medicine, di elettricità, si muore di fame, di sete, di freddo e di caldo”. Nelle parole di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, la triste conta della guerra in corso a Gaza tra Israele e Hamas, il cui bilancio è di almeno 37.164 morti e 84.832 feriti, stando ai dati forniti dal Ministero della Sanità di Hamas.
Un cappio di violenza. “La Terra Santa – dichiara al Sir il religioso – è stretta da un cappio di violenza che costringe chi la abita a ogni genere di sofferenza morale e fisica. A Gaza gli attacchi non si sono mai fermati, anzi sembrano diventare più intensi e più violenti all’annuncio di possibili tregue o di un cessate il fuoco”. È di queste ore la notizia che Hamas avrebbe inviato la sua risposta formale alla proposta di rilascio degli ostaggi e di cessate il fuoco presentata da Israele 12 giorni fa, dichiarando di avervi apportato “modifiche”. Un un passo che Israele ha equiparato a un rifiuto. Il piano di cessate il fuoco proposto – approvato lunedì sera dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con una risoluzione proposta dagli Usa – prevede un cessate il fuoco di sei settimane che alla fine diventerebbe permanente, accompagnato al graduale rilascio degli ostaggi e alla liberazione di detenuti palestinesi.
“La mediazione della comunità internazionale non riesce a far prevalere il rispetto della vita sulle ragioni di morte delle due parti”
commenta padre Faltas -. Hamas ha risposto alle richieste per un accordo e per giungere ad un cessate il fuoco che speriamo sia definitivo per questa Terra così martoriata”.
Morti in Cisgiordania. Nel frattempo, rimarca il vicario custodiale, “la situazione in Cisgiordania è peggiorata. In questi giorni la violenza è esplosa ulteriormente e negli scontri ci sono state decine di morti. Continuano gli arresti e la distruzione. Anche dal fronte nord, gli attacchi di Hezbollah iniziati qualche mese fa, si stanno intensificando e ieri razzi e missili sono arrivati oltre il confine, fino ad Haifa”.
“Penso alla sofferenza dei due popoli: entrambi stanno soffrendo allo stesso modo per le vite spezzate dalla guerra”
e ai cristiani locali: “la mancanza di lavoro è la causa maggiore della loro emigrazione. Anche chi poteva andare in Israele per lavorare, non ha più il permesso per attraversare il muro”.
Il futuro dei bambini. Ma la preoccupazione più grande, per il frate della Custodia, è “il futuro dei bambini e dei ragazzi. Mi preoccupa – dice – il pericolo del loro presente, la fragilità della loro crescita psicologica in un contesto di guerra”. In questi giorni nelle scuole si stanno svolgendo gli esami di fine anno e le cerimonie per la consegna dei diplomi. La Custodia di Terra Santa, nei suoi istituti, offre istruzione e tante altre attività per lo sviluppo delle nuove generazioni senza guardare alla nazionalità e al credo religioso. “Il nostro impegno è totale per unire e saldare relazioni fra chi, crescendo, metterà al primo posto il rispetto e l’amore” spiega padre Faltas che dirige la Terra Sancta School di Gerusalemme. Sarebbero stati giorni felici in un altro contesto, purtroppo, aggiunge, “una apparente normalità nasconde una profonda inquietudine. La guerra è il peggiore dei mali”.
“Solo la preghiera potrà far rinascere la speranza di una pace vera e duratura”.
Il Gruppo ‘Speranza’. E ‘Speranza’ “è il nome dato al gruppo dei bambini che – racconta il frate – quest’anno lasciano la scuola materna e l’anno prossimo inizieranno la scuola elementare. Questi piccoli alunni l’altro ieri, durante il loro Graduation day (consegna dei diplomi), hanno lasciato volare al cielo delle colombe bianche simbolo di pace e di speranza. Insieme agli insegnanti volevamo creare un’atmosfera gioiosa, nonostante la situazione di guerra. Ma sono stati i bambini stessi a voler ricordare i bambini di Gaza: l’hanno fatto con disegni, con canti di pace, hanno voluto pregare con le parole del Serafico Padre San Francesco (video): ‘Signore, fa di me uno strumento della tua pace!’. Che Dio misericordioso ascolti la preghiera dei puri di cuore!”