(Foto SIR)

Un gesto coraggioso, in un periodo in cui tutti hanno paura a venire. Un pellegrinaggio di solidarietà rivolto non solo ai cristiani locali ma a tutte le popolazioni di Terra Santa, di Israele e Palestina. Spero che questo gesto venga ripetuto anche da altre diocesi perché abbiamo bisogno della presenza dei pellegrini che porta serenità e vita in tante famiglie rimaste senza lavoro”. Così il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, ha salutato il pellegrinaggio “di comunione e pace in Terra Santa” promosso dall’arcidiocesi di Bologna e guidato dal card. Matteo Zuppi.

I 160 pellegrini sono arrivati ieri nella Città santa e nella chiesa delle Nazioni, al Getsemani, hanno partecipato alla Messa presieduta proprio dal patriarca. “Sappiamo che non scoppierà la pace in questo momento – ha detto Pizzaballa prima della liturgia – ma proprio in tempi terribili come l’attuale, dove gli unici segni che vediamo sono quelli della violenza e della guerra, dobbiamo venire qui in solidarietà per dare fiducia e vicinanza. È di questo che abbiamo bisogno adesso sapendo che possiamo contare su tanti amici nel mondo”.
“Da un punto di vista politico – ha aggiunto il cardinale – spiragli non se ne vedono. Si vedono invece tanti tentativi di dialogo ma dobbiamo facilitarli affinché portino almeno a una cessazione delle ostilità. Guardando ai territori – ha spiegato Pizzaballa – si vedono tante belle esperienze di persone che cercano di contrastare il mare di odio di sfiducia che sembra avere investito tutti. E questo pellegrinaggio è una di queste esperienze”. Concetti ripresi anche durante l’omelia: “gesti come il pellegrinaggio valgono più di tante parole. Ci dite che ci volete bene. Ci sentiamo attaccati da tutti, isolati da tutti. Grazie per essere qui.

Dal 7 ottobre girando per le parrocchie ho notato tanta sfiducia, sentimenti di paura e di odio l’uno dell’altro. Abbiamo paura dell’altro mentre invece abbiamo bisogno di ricordare il desiderio di pace e di incontro, le tante iniziative di pace e di accoglienza che si sono realizzate in questi anni. Siamo una società che ha poca memoria, che vive solo nel presente, nell’oggi. Dobbiamo invece ricordarci anche che Dio è stato presente e guida la storia e non ha smesso nemmeno adesso. Dio ha bisogno di qualcuno che si ricordi del bene fatto”.
Pizzaballa ha poi riferito dei cristiani di Gaza, dopo la sue recente visita alla parrocchia latina della sacra Famiglia e dei militari cattolici che servono nell’esercito israeliano. “Incontriamo e ascoltiamo versioni opposte ma siamo una Chiesa ricca di diversità, abbiamo avuto morti a Gaza, tra i lavoratori stranieri cristiani uccisi il 7 ottobre da Hamas, tra i rapiti. Dentro questa situazione – ha ribadito il patriarca di Gerusalemme – ci dobbiamo ricordare a chi apparteniamo. I fedeli a Gaza hanno perso tutto, casa, lavoro, scuola, infrastrutture ma hanno manifestato la loro speranza di ricostruire tutto. Hanno perso tutto, restano solo le persone e la fede. Ma ci insegnano che nelle condizioni più drammatiche bisogna avere pensieri di bene affidando la vita al Signore perché così non va persa. Israeliani e palestinesi si ricorderanno di chi è stato loro vicino. La Chiesa italiana è loro vicini”. A Pizzaballa è giunto poi il saluto del card. Zuppi: “Un pellegrinaggio che sognavamo da tempo, da quando questa violenza terribile sta scuotendo la Terra Santa. Non sempre la vicinanza si può esprimere da remoto, con messaggini”, ha avvertito l’arcivescovo. “Cambia tutto nel manifestare qui ai tanti che soffrono che preghiamo per loro e che con loro sogniamo nel buio la luce della pace. Spiragli di pace ci devono essere tutta la preghiera deve essere rivolta perché questi spiragli diventino pienezza di luce e di speranza. La presenza aiuta sicuramente. Dobbiamo fare in modo di essere più vicini”. A fare gli onori di casa – la Chiesa delle nazioni o dell’Agonia è un santuario custodito dai francescani – è stato padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa: “in questi mesi abbiamo sentito il vuoto dei pellegrini, grazie allora per essere venuti. Vi chiedo – ha detto il Custode rivolgendosi ai presenti – di farvi promotori dei pellegrinaggi presso le diocesi italiane. Preghiamo e speriamo che la guerra finisca e tornino le condizioni per un pellegrinaggio sereno. Mantenete questa vicinanza e invitate anche altri a venire”.

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