MONTOTTONE – Nell’ottantesimo anniversario delle celebrazioni per la scampata fucilazione di duecento montottonesi, avvenuta il 15 giugno 1944, giovedì 14 giugno e venerdì 15 giugno è stato presentato il libro di Annelise Nebbia, che racconta le opere e le riflessioni di don Ettore Giulietti: mediatore, narratore, testimone oculare quale documento storico e morale di come la fede della famiglia spirituale di don Orione possa essere risolutiva per affrontare oggi, come allora, tempi più difficili e più bui.
Ieri sera, venerdì 14 giugno, nella piazza principale di Montottone, dove è una lapide a ricordo di Mario Cifola ucciso dai tedeschi il 15 giugno 1944 mentre si recava a consegnare un dispaccio al capo dei partigiani, sarà scoperta una targa in memoria di don Ettore Giulietti che, in quell’occasione, salvò duecento persone.
Nel corso della commemorazione, promossa ogni anno dall’Amministrazione Comunale per ricordare il sacrificio di Cifola, sarà presentato il libro: “Il Paradiso non si compra mai troppo caro”, scritto dalla professoressa Annelise Nebbia di San Benedetto del Tronto, appassionata di ricerche sulla Seconda guerra mondiale.
Durante un viaggio in treno, come si legge dalle prime pagine, il Giulietti incontrò don Orione, che lo redarguì aspramente quando sentì che si proclamava ateo. Qualche mese dopo questi abbracciò la vita consacrata nella famiglia spirituale orionina. Divenne, poi, parroco di Santa Maria Segreta a Milano, dove rimase fino al 1979, anno della sua morte.
Nel giugno 1944 Giulietti era sfollato con la sorella e la madre a Sant’Anna di Monte Rinaldo dove aveva possedimenti di famiglia. Il 15 giugno decise di andare a Montottone per sentire la Messa e ricompensare una persona che gli aveva trovato e restituito una penna stilografica. Lo fece nonostante la sorella lo avesse supplicato di non andare, avendo saputo che in paese erano arrivati i tedeschi e che due giorni prima i partigiani avevano lanciato una bomba contro il loro convoglio. Don Giulietti arrivò nella piazza proprio quando i tedeschi si preparavano a fucilare le oltre duecento persone rastrellate per rappresaglia.
Il capitano lo inviò a fare da interprete, il che cambiò il corso degli eventi perché il sacerdote chiese di poter far confessare sei giovani – compreso il Cifola che era appena stato portato nella piazza – nel vicino edificio occupato da alcuni frati. Cifola, vista una finestra che dava sull’orto, cercò di fuggire, ma fu mitragliato e ucciso.
Don Ettore fece leva sui sentimenti cattolici del capitano tedesco: “Se fucilerà tutta questa gente – disse – l’avrà per sempre sulla coscienza, perché la persona che stavate cercando è morta”. Uno stratagemma che permise di salvare così tante persone.
Ora per don Ettore, a distanza di ottant’anni, arriva il meritato riconoscimento.
Titti Martini
brava annelise sei una donna stupenda bella brava intelligentissima una mamma speciale e unica e un'amica carissima da Imperia Titti
Paola Polidori
è bello quando una comunità si riunisce per ricordare ciò che unisce tutti pur nella diversità...la memoria di ieri prepara un domani migliore
Alessandra Petracci
Dopo 80 anni un bel riconoscimento!!! Per chi, come noi parenti, lo ha aspettato per tutto questo tempo. La verità prima o poi viene sempre a galla☺️