Gianni Borsa
Tutto come da copione a Bruxelles. La cena informale dei 27 capi di Stato e di governo, riuniti dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel per decidere i “top jobs” dell’Unione europea, non ha sortito effetti “ufficiali”. E neppure “effetti speciali”. Ha semmai confermato la linea che appare la più percorribile: la popolare tedesca Ursula von der Leyen confermata presidente della Commissione; il socialista portoghese Antonio Costa presidente del Consiglio europeo; la liberale estone Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera. Tre nomi espressione della maggioranza che andrà a ricostituirsi all’indomani del voto per il Parlamento europeo, dove si è registrata una avanzata della destra in Europa, ma insufficiente per cambiare gli equilibri in sede Ue.
Restano per ora fuori dagli accordi i Verdi, che peraltro si sono detti disponibili, con un programma comune attento all’ambiente, a sostenere Von der Leyen.Esclusi invece dalla partita i gruppi politici euroscettici o sovranisti,ovvero i conservatori (di cui fanno parte gli eurodeputati di Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni) e quelli di Identità e democrazia (fra cui gli esponenti della Lega).
Le decisioni sui nomi arriveranno quasi certamente il 27 e 28 giugno, con una convergenza dei “pesi massimi” – o presunti tali – della politica europea: il presidente francese Macron (che sarà alla vigilia delle elezioni legislative nelle quali cercherà di fermare la destra lepenista), il cancelliere tedesco Scholz (il cui governo è uscito fortemente indebolito dal voto europeo), il premier polacco Tusk e quello spagnolo Sanchez.Una partita a tre, proprio tra popolari, socialdemocratici e liberali.Se Von der Leyen ottenesse infine la benedizione dei capi di Stato e di governo dovrà comunque poi misurarsi con il voto di approvazione dell’Europarlamento: i numeri sarebbero dalla sua parte, ma occorrerà per lei evitare sorprese e franchi tiratori. Diverso il discorso per la presidenza del Parlamento europeo, che viene ovviamente decisa in autonomia dall’Assemblea di Strasburgo: in questo caso non dovrebbe mancare la conferma della popolare maltese Roberta Metsola.
Il 27 e 28 giugno i leader dovranno inoltre definire l’“agenda strategica” per il periodo 2024-2029: la bozza che circola, articolata in tre capitoli, non appare particolarmente innovativa – salvo la questione della difesa –, soprattutto se si pensa alle sfide che l’Ue avrà di fronte nei prossimi anni. Il salto di qualità verso un’Europa più forte, coesa, unita attorno ai valori di democrazia e stato di diritto può essere rinviata?
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