L’Assessore Andrea Antonini
GROTTAMMARE – Odore e gusto intensi, inconfondibili. Particolarmente indicato per aromatizzare l’olio extravergine di oliva. E un distretto produttivo tra i primi d’Italia per storia e tradizione: stiamo parlando del Laurus Nobilis, l’Alloro di Grottammare, in lizza per diventare un marchio a denominazione protetta.
Sta per essere presentata ufficialmente alla Regione Marche, che a sua volta la girerà al Ministero delle Politiche Agricole per l’interlocuzione finale con Bruxelles, la domanda per il riconoscimento dell’Igp per l’Alloro di Grottammare. Un marchio attualmente già depositato alla Camera di Commercio delle Marche, riconosciuto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e ora alla ricerca della sua definitiva consacrazione a livello comunitario. “Da circa 6 anni – spiega il presidente dell’associazione Vivaisti di Grottammare, Francesco Balestra – stiamo studiando la pratica da presentare e ora siamo pronti per affrontare tutto l’iter. Nell’Unione Europea ci sono solo tre Igp riconosciute nel settore florovivaistico la Gentse Azalea IGP, Belgio 2010, la Szoregi Rozsato IGP, Ungheria 2012 e il Vlaamse Laurier IGP, Belgio 2015, nessuna italiana”.
Balestra, vivaista 45enne di Grottammare, nei giorni scorsi, nel corso dell’assemblea che lo ha confermato per il terzo mandato alla guida dell’associazione, ha approfittato per consegnare l’intero report della domanda di certificazione nelle mani dell’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini. All’appuntamento erano presenti anche i vertici di Coldiretti Ascoli Fermo. “Ci complimentiamo con Balestra per l’iniziativa e, come Coldiretti, siamo al suo fianco per sostenere questa iniziativa – spiegano Stefano Mazzoni e Francesco Goffredo, presidente e direttore di Coldiretti Ascoli Fermo – Basti pensare che proprio lo scorso anno al Villaggio di Campagna Amica di San Benedetto, insieme alla coordinatrice della Consulta Florovivaistica di Coldiretti, Nada Forbici, siamo riusciti a dare un’accelerazione importante verso questo importante riconoscimento”. Il disciplinare prevede una produzione limitata alle provincie di Ascoli Piceno e Fermo, più i comuni di Martinsicuro, Alba Adriatica, Colonnella e Controguerra della provincia di Teramo. In questo spicchio di mondo dal clima caratterizzato da inverni miti ed estati calde ma non afose, in una zona fitoclimatica chiamata, non a caso, Lauretum freddo, la presenza dell’alloro risale alla preistoria con il ritrovamento di resti fossili che risalgono al Pleistocene medio superiore. La sua coltivazione nei secoli è stata tanto presente e importante da fornire anche da toponomastica stradale: il tratto di statale Adriatica che attraversa Grottammare prendeva originariamente il nome di strada Loreto-Aprutina o Via Lauretana ed era percorsa dai pellegrini diretti da sud verso l’importante santuario mariano di Loreto (da Lauretum, bosco di lauri). Anticamente l’alloro veniva impiegato sia come pianta ornamentale sia nelle preparazioni culinarie, decotti digestivi e antisettici naturali, per produrre aromi e oli essenziali o, con l’impiego delle bacche, per la produzione del celebre “Sapone di Aleppo”. Sono circa 400 le aziende florovivaistiche delle province di Ascoli e Fermo che producono alloro. Il settore vivaistico, in generale, conta da queste parti circa il 43% delle aziende totali dell’intera regione.