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Conflitto israelo-palestinese: le Nazioni Unite affidano all’Università Iuav di Venezia il progetto di ricostruzione di Gaza

(Foto Iuav)

Dopo la devastazione di una guerra, una buona ricostruzione può contribuire a una pace duratura e a prevenire pericolose recrudescenze. È da questa convinzione che muove le basi un accordo storico per l’Università Iuav di Venezia, che ha siglato un protocollo d’intesa con lo United Nations Development Programme (Undp) Regional Bureau for Arab States. In quanto ente super partes nel conflitto, l’ufficio regionale dell’Undp ha incaricato l’ateneo di sviluppare una strategia dedicata alla ricostruzione della Striscia di Gaza.
I numeri che emergono dai diversi report sulle condizioni di Gaza descrivono un tragico conflitto che ha causato 34.000.000 metri cubi di macerie, il 60% degli edifici distrutti, 7.000.000.000 di dollari stimati di perdita di valore. La distruzione dello spazio urbano è oggi uno dei temi di più stringente attualità nel dibattito architettonico globale e richiederà uno sforzo collettivo per la ricerca di strumenti e metodi di progetto innovativi. La sfida ambiziosa accolta dall’Università Iuav di Venezia è dunque quella di immaginare la ricostruzione come uno strumento di costruzione della pace e prevenzione della ricorrenza dei conflitti.
“Una buona ricostruzione favorisce la pace, una cattiva ricostruzione favorisce la guerra. Storia e urbanistica sono piene di esempi che lo dimostrano – ha dichiarato il rettore dell’Università Iuav di Venezia, Benno Albrecht –. Siamo felici di dimostrare come il mondo accademico, con le sue attività di ricerca, possa contribuire in modo concreto alla costruzione di un futuro migliore per le comunità colpite dai conflitti”.
L’accordo con le Nazioni Unite prevede che l’ateneo offra la sua consulenza per la definizione di una strategia per la Striscia di Gaza e per la gestione di un’ampia gamma di temi, che vanno dalla pianificazione territoriale al disegno urbano sostenibile; dalla progettazione strategica alla ricerca di soluzioni tecnologiche per confronto con il cambiamento climatico; dalla conservazione del patrimonio materiale e immateriale al progetto di architettura.
“Il modello urbano immaginato da Iuav per la ricostruzione duratura di Gaza – spiega il rettore – è una città strutturata come una costellazione organica di cellule o quartieri. La distruzione urbana può essere l’occasione per invertire completamente gli attuali meccanismi insediativi a favore di una città formata da una somma di cellule urbane definite e autonome, elementi in grado di dialogare tra loro e di ospitare una popolazione di circa 15.000 abitanti”. Un’idea, questa, che risponde anche all’esigenza di evitare sprechi di tempo ed economici. “Le ‘cellule urbane’ possono essere definite e costruite attraverso una serie di interventi delocalizzati, piccoli e diffusi che permettono di agire contemporaneamente in ambiti diversi, ottimizzando tempi, risorse finanziarie, infrastrutture e forza lavoro e minimizzando il consumo di territorio”.

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