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Vescovo Carlo: “Don Gianni Anelli è stato un uomo giusto, un sacerdote: umile, discreto, intelligente, laborioso, molto stimato da tutti”

DIOCESI – “La parola di Dio ci guida in questi momenti di ultimo saluto al nostro caro don Gianni Anelli ed è una parola di conforto e di rassicurazione: “i giusti sono nella mano di Dio””.

Con queste parole, oggi pomeriggio, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina, gremita di persone, il Vescovo Carlo Bresciani ha aperto la propria omelia in occasione del funerale di Don Gianni Anelli.

Vescovo Bresciani: “Don Gianni per quanto umanamente uno possa sapere è stato un uomo giusto e quindi confidiamo che quanto il libro della Sapienza ci ha detto sia vero per lui. Lo affidiamo con fiducia a Dio, in quel Dio in cui ha creduto e per il quale ha donato tutta la sua vita alla Chiesa nel ministero sacerdotale. Sappiamo che la giustizia di Dio è misericordia e perdono che sa comprendere e perdonare anche le debolezze della comune natura umana. Per questo tutti noi possiamo confidare nella sua giustizia come ha confidato per tutta la sua vita don Gianni.
Nel Vangelo Gesù ci ha detto che non si possono servire due padroni, cioè che una vita vera non può essere guidata da ambiguità o doppiezza: non lo può essere per nessuno, meno che meno per un sacerdote. Gesù ci ha invitato ad avere fiducia nella provvidenza di Dio e a non porre la nostra fiducia nelle cose che passano o nelle cose esteriori che sono destinate a perire. Mi pare di vedere in questo alcune tracce di ciò che ha guidato don Gianni nella sua vita: non è stato certamente uno attaccato al denaro e nelle traversie della sua vita ha sempre confidato in Dio e nella sua provvidenza e nei lunghi anni della sua vita è stato sempre fedele alla scelta fatta una volta per sempre. Questo, infatti, era anche lo stile di casa santa Gemma che viveva confidando nella provvidenza di Dio che si manifestava attraverso la generosità di molti che gratuitamente provvedevano a non fa mancare il necessario. Da allora certamente i tempi e le situazioni sociali sono cambiati molto, ma i valori che hanno ispirato quell’opera non vengono meno e don Gianni era preoccupato che rimanessero ancora come ispirazione ideale.
Don Gianni Anelli è stato un sacerdote umile, discreto, intelligente, laborioso, molto stimato dai confratelli sacerdoti e dai fedeli. Nella sua lunga vita ha servito e amato la Chiesa con totale dedizione, accettando con sincera obbedienza e tanta umiltà anche momenti di incomprensione e di difficoltà nel suo cammino verso il sacerdozio a causa del suo non compreso legame con don Vittorio e con il Cenacolo, con il progetto che don Vittorio cercava di realizzare e le conseguenti sofferte vicende di casa Santa Gemma che ha dovuto subire, nei confronti della quale tuttavia ha sempre conservato un legame di profondo affetto fino alla fine. Era rasserenante sentirlo raccontare i travagli di quel sofferto periodo, perché si percepiva un animo profondamente e sinceramente riconciliato. All’esperienza di santa Gemma ha sempre collegato la sua vocazione e da essa ha appreso i valori che hanno poi guidato tutta la sua vita.
Carattere mite e dolce, schivo e riservato, ma di una profonda e autentica spiritualità sacerdotale e diocesana. Ha vissuto il vero senso della virtù della povertà non solo materiale, ma come atteggiamento generale che ispirava la sua vita. Di famiglia sanbenedettese benestante ha di fatto donato tutti i suoi beni ed è morto in povertà. La gratuità nel servizio senza ostentazione e nel rispondere ai bisogni degli altri è stata una delle caratteristiche della sua vita: talora faceva notare che si è spenta molto negli ultimi anni e se ne rammaricava.
Fu confessore ricercato anche dai confratelli nel sacerdozio per la sua pazienza e saggezza umana e cristiana unanimemente riconosciuta. Raramente il suo confessionale era libero quando confessava in cattedrale, ma si prestava per il ministero della confessione anche per diverse case religiose.
Sacerdote zelante nel ministero, tanto che, più che spronarlo, talora bisognava frenarlo un po’, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, quando la sua salute consigliava minor esposizione ai pericoli degli spostamenti in automobile da un luogo all’altro.
Posso dire che ha sempre coltivato, e anche manifestato concretamente, una pronta obbedienza anche negli ultimi anni della sua vita: dopo aver manifestato i suoi desideri e aver chiesto consiglio, si è sempre rimesso al parere dell’autorità anche quando ciò non era richiesto, né tanto meno imposto in ragione del suo ministero.
Affidiamo alla misericordia di Dio un sacerdote che ha ispirato alla fede tutta la sua vita e ha creduto fermamente nella resurrezione. A lui, come diocesi, dobbiamo molta gratitudine e riconoscenza.
Riposi nella pace del Cristo risorto.

Un sincero ringraziamento ai Padri Sacramentini, a nome mio e anche a nome della diocesi, per l’amorevole e attenta accoglienza e assistenza che gli hanno prestato negli ultimi anni della sua vita, segnati dalla malattia, da tanto bisogno di cure e di assistenza”.

Al termine della celebrazione, a nome della famiglia, ha portato il ricordo il nipote, Luigi Anelli.

Riportiamo il ricordo anche di Giulia Ciriaci: “Caro don Gianni ciao,
le campane della chiesa, la tua chiesa, dove sei stato parroco per trentatré anni “La Gran Madre di Dio” hanno suonato a festa per salutare il tuo ingresso in cielo e, tramite whatsapp, è stato un continuo dare notizia.
Pur sapendo che te ne saresti andato a breve e pur avendo la leggerezza d’animo di saperti pronto per questo passaggio, la morte è una lacerazione, un distacco, un dolore, una commozione, lacrime versate o represse.
Adesso è tutto un fiorire di emoticon in risposta alla notizia: mani giunti, cuori che palpitano.
Senza volerlo sono la tua identità: preghiera incessante che ti ha accompagnato fino in ultimo quando muovevi le labbra con un filo sottile di voce e cuore sempre pronto a entrare nelle necessità altrui sia spirituali che morali che economiche.

E’ stato bello averti conosciuto. Una bellezza che si capisce in ritardo, che deve crescere nell’animo perché i tuoi gesti vanno in profondità e si discostano dall’abitudinarietà.

Quanto a me ringrazio il Signore di avermi fatto testimone di tanta ricchezza“. Tu hai concluso così la prefazione del libro dedicato a don Vittorio Massetti che tanto ha influito sul tuo sacerdozio
Noi la riprendiamo pari pari questa tua espressione e la rivolgiamo a te ‘Quanto a noi ringraziamo il Signore di averci fatto testimoni di tanta ricchezza'”.

Redazione:

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  • Signore, pastore eterno, Accogli nella liturgia del cielo il tuo servo Don Gianni Anelli: Uomo forgiato dall’ incomprensione accettata, dalla sofferenza offerta, dalle rinunce cercate e dalla generosa penitenza; Dal carattere mite ed umile, ma determinato; sempre sorridente, spontaneo ed autoironico cosciente dei limiti e fragilità: un bambino evangelico; Prete obbediente fin dal seminario vissuto in esilio, solerte, zelante e puntuale nel ministero della Misericordia, padre spirituale e consigliere di molti penitenti; generosissimo nella carità, ha lasciato tutto per seguire il maestro povero e casto; Reso trasparente dalla preghiera contemplativa da svegliare ogni giorno l’aurora; omileta semplice, profondo, convincente perché coerente, autorevole e profetico; Convinto e fedele nell’amicizia e la fraternità presbiterale in cenacoli esigenti mai sdolcinati: dal cuore e porta sempre aperti, custode di verità dimenticate; Padre buono, riconosci in don Gianni il volto del tuo Figlio amato nel quale ti compiaci ed esaltarlo ai nostri occhi umidi e riconoscenti per tale signorilità garbata riflesso della tua ineffabile santità. Amen!